Fuori su tutte le piattaforme digitali da venerdì 28 febbraio 2025 il nuovo singolo di Gino Fabrizio dal titolo “Quello che non è”. Esistono varie sfumature dell’amore.
Si può fare una netta distinzione tra questi sentimenti perché alcuni di essi sono finalizzati a dare, a donare alla persona amata ed altri ad avere qualcosa da lei, a chiedere.
Quest’ultimo modo d’amare va per la maggiore nelle canzoni pop che hanno fatto la storia della musica italiana ma si tratta veramente d’amore?
Il brano nasce come un collage di frasi tratte da canzoni che hanno fatto la storia della musica del nostro Paese, si sviluppa attraverso una distinzione tra diversi sentimenti che vengono spesso confusi tra loro e tradisce l’implicita speranza del suo autore di generare un dibattito sul tema. Lo scopo è quello di dare una risposta possibilmente consapevole, possibilmente collettiva a una tematica che fa soffrire molte persone.
Il grido di dolore di chi è vittima di violenze da parte di chi dichiara sentimenti molto romantici si trasforma con questo brano in una critica rispettosa ma ferma all’idea che “in amore (come in guerra) tutto è permesso” e si contrappone ad una storia recente della cultura popolare piena di affermazioni che rivendicano una sorta di diritto di proprietà sull’altra persona.
La fragilità non è da condannare, chi soffre per il distacco da qualcuno che ama merita comprensione ed empatia, ma se la forza della sua disperazione si traduce nell’uso della forza per trattenere chi liberamente sceglie di andare per la sua strada, quella sì che è la lesione di un diritto, di una libertà che va difesa e non si può ignorare questo problema.
L’autore sente la necessità di occuparsi di questa tematica perché ravvisa gli echi di una vecchia mentalità non ancora superata come sottofondo nei casi di cronaca che funestano l’attualità. Egli si spinge in una sorta di autocritica chiedendo alla categoria di cui fa parte di scrivere canzoni che tengano conto dell’urgenza che tutti abbiamo di imparare la gestione del nostro mondo interiore in modo da non richiedere a qualcun altro di riempire i nostri vuoti.
Gli artisti sono spesso in grado di incarnare dei modelli che poi vengono imitati nel vivere gli aspetti più intimi dell’esistenza ed è importante da parte di chi gode della stima di migliaia di persone sapere che volente o nolente per loro rappresenta un esempio. Come sapeva bene lo zio di Spiderman “da un grande potere derivano grandi responsabilità”.
Qual è stato il momento che ti ha fatto dire “voglio fare musica”?
Come sogno lo coltivo da tempi immemori, la mia famiglia descrive spesso di quegli anni dell’infanzia troppo precoci per essere ricordati da me come un periodo in cui cantavo di continuo. La decisione però è stata presa verso la fine del mio percorso universitario, oltre dieci anni fa, quando mi sono chiesto dopo aver appreso tante cose negli anni dell’istruzione quale stile di vita mi avrebbe fatto sentire veramente appagato senza calcoli economici o spaventarmi del giudizio degli altri. Ho sentito che la mia essenza voleva dedicarsi alla musica e ho iniziato a prepararmi, poi pian piano a praticarla e a viverla.
Raccontaci “Quello che non è” in qualche riga.
“Quello che non è” è un brano cantautoriale che esprime dissenso da un panorama fatto di canzoni che presentano il legame con la persona che si desidera al proprio fianco come sottomissione (offerta o richiesta), perdita di controllo sulla propria vita e insostenibile dolore causato dall’assenza del partner sostenendo che queste siano componenti della dipendenza affettiva che non è amore. Lo fa attraverso un collage di citazioni di brani storici e ben più famosi da cui si discosta per andare controcorrente.
Qual è l’aspetto della tua musica di cui sei più fiero?
L’incontro tra temi impegnati e musica pop, i riferimenti a grandi artisti non solo musicali del passato che meritano di essere conosciuti anche da coloro che sono attratti sempre dalla novità ma possono essere richiamati a scoprire e riscoprire qualcosa che pur essendo fuori dalle mode del momento ha grande valore. Inoltre mi impegno ad avere un linguaggio che non è uniformato a quello dei prodotti musicali di maggior successo discografico perché non siamo tutti uguali e questo permette a chi non è appagato da quel mondo di avere una alternativa.
Qual è invece il tuo tallone d’Achille, l’aspetto su cui senti di dover migliorare?
Il fatto di non essere in grado di accompagnarmi decentemente con uno strumento musicale mentre canto mi sta precludendo varie possibilità sia come autore che come interprete e il mio prossimo obiettivo è quello di colmare questa lacuna per diventare più autonomo ferma restando la mia predilezione per una musica fatta di più strumenti, più teste e più cuori che uniscono varie sensibilità artistiche per immortalare un tema in un prodotto musicale.
Come speri di continuare la tua esperienza musicale?
Migliorando sempre l’aspetto canoro e musicale, partecipando con i miei brani a più occasioni possibile di incontro con ascoltatori che possano fruirne dal vivo, mantenendo l’obiettivo di fare canzoni che possano essere utili anche agli altri oltre che a me stesso e facendo uscire al più presto quelle a cui sto lavorando ora.Gino Fabrizio