YVAN, tra spensieratezza e voglia di lasciarsi andare. L’intervista

Un titolo che dice già tutto: è quello dell’ultimo singolo di Yvan, “Cosa Mi Frega”, uscito venerdì per INRI e subito entrato nella playlist Scuola Indie di Spotify.

Ciao Yvan, il 4 giugno è uscito “cosa mi frega”, il tuo nuovo singolo. Di cosa parla?

Ciao! “Cosa mi frega” non parla di qualcosa in particolare; è più uno stato emotivo, una rottura, una rivalsa alla situazione di precarietà mentale e sociale causata dall’ultimo anno di pandemia.

L’ho scritta di getto in un pomeriggio di marzo quando, in balia di tutto ciò, ho deciso di reagire e di riprendermi tutto quello che mi era stato tolto.

Erano mesi che avevo persino smesso di ascoltare musica e vedevo davanti ai miei occhi solo un grosso buco nero; l’ho incosciamente metabolizzato e quando ho capito di essere io l’artefice della mia vita e del mio futuro ho ripreso al chitarra e le prime parole che mi sono venute spontanee sono state “COSA MI FREGA SE LA NOIA ORA MI AVVELENA” (sorriso).
Il mood è molto “preso a bene”.. avevo bisogno di leggerezza e che credo ne abbiano bisogno un po’ tutti (Sorriso)

C’è una frase del testo di “Cosa mi frega” a cui sei più legato?

Certo! In realtà più di una (sorriso). Il”biglietto per l’inferno, un viaggio per le hawaii” che per me è un po’ lo specchio della situazione surreale nella quale ci siamo ritrovati; “sono fatto di te, tu sei fatta di me” , “ ho bisogno di te, hai bisogno di me” “sono fuori di te, tu sei fuori di me” : sono i primi versi di ogni strofa; volevo proprio sottolineare il bisogno di contatto nel senso più viscerale del quale abbiamo tutti bisogno. E anche “ho un martello nella testa che fa tururutarara” che ha molteplici significati; ma non mi dilungo troppo su questo (Sorriso)

Come nascono le tue canzoni? C’è qualche artista in particolare a cui ti ispiri?

Le mie canzoni nascono in maniera molto irrazionale. Difficilmente di punto in bianco prendo penna e chitarra e inizio a scrivere; di solito questo avviene dopo aver metabolizzato qualcosa che mi ha emotivamente scosso. Mi ritrovo a suonare accordi casuali  improvvisando  un testo e mi rendo conto che c’è qualcosa dentro di me che vuole uscire.
Il resto è un flusso di coscienza.. lo lascio andare; spesso mi capita di rileggere i miei testi o riascoltare le mie canzoni chiedendomi: “sul serio l’ho scritto io?? Non mi verrebbero mai in mente queste parole!!” (sorriso)
Non mi ispiro a nessun artista in particolare: credo però che velato dietro ogni mia canzone ci sia tutto il mio background di ascolti: e non voglio citarli per non sembrare blasfemo (sorriso)

  1. Di cosa dovrebbero fregarsi le persone?

Io credo che le persone abbiano bisogno di vivere la vita con molta più leggerezza. Credo che ci sia un bisogno impellente di “vita”. Credo che dovremmo fregarcene di tutti quei limiti e quei blocchi mentali che spesso ci portano a perdere occasioni e a non vivere veramente al massimo le nostre esperienze!
D’altra parte credo ci sia bisogno di prestare invece più attenzione alle faccende politico-sociali che ci gravitano attorno: vedo una grossa “distrazione di“massa” e l’avvento dei social ha solo accentuato tutto questo. Viviamo in una società basata sull’immagine e sull’apperenza alimentata dall’illusione dell’emancipazione dataci dai social.
Tutto questo mi fa un po’ paura: concedetemi il termine: mi sa di autofascimo

  1. Cosa c’è nel tuo futuro musicale?

Spero un sacco di cose belle: live soprattutto e sicuramente un disco ma non posso svelare nulla al momento (sorriso)

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