Un ballo in maschera (Gustavo III)

UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III)
INAUGURA IL XXI FESTIVAL VERDI
“SCINTILLE D’OPERA”
Dedicato a Graham Vick

Roberto Abbado, Direttore musicale del Festival Verdi, dirige l’opera per la prima
volta, sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di
Parma preparato da Martino Faggiani, presentata in edizione critica e con libretto ad
ambientazione svedese così come concepito da Verdi per il debutto a Roma, prima che i
censori pontifici imponessero la trasposizione della vicenda nella Boston coloniale.
Jacopo Spirei firma la regia del nuovo allestimento dal progetto di Graham Vick, con scene e costumi di Richard Hudson, luci di Giuseppe Di Iorio, movimenti coreografici di Virginia Spallarossa.

In scena Piero Pretti, Anna Pirozzi/Maria Teresa Leva, Amartuvshin Enkhbat, Anna Maria Chiuri, Giuliana Gianfaldoni, Fabio Previati, Fabrizio Beggi, Carlo Cigni, Cristiano Olivieri, Federico Veltri.

Teatro Regio di Parma
venerdì 24 settembre, 1, 8, 15 ottobre 2021, ore 20.00
lunedì 20 settembre, ore 20, mercoledì 22 settembre 2021, ore 15.30 Prove aperte
martedì 21 settembre 2021, ore 17.00 Prima che si alzi il sipario con Giuseppe Martini
giovedì 23 settembre 2021, ore 17.00 incontro con Jacopo Spirei e Alberto Mattioli
sabato 25 settembre 2021, ore 10.30 incontro su Graham Vick moderato da Carla Moreni

Un ballo in maschera (Gustavo III) inaugura il XXI Festival Verdi venerdì 24 settembre 2021, ore 20.00, al Teatro Regio di Parma (recite 1, 8, 15 ottobre 2021, ore 20.00), in un nuovo allestimento per la regia di Jacopo Spirei dal progetto di Graham Vick, con le scene e i costumi di Richard Hudson, le luci di Giuseppe Di Iorio, i movimenti coreografici di Virginia Spallarossa. Roberto Abbado dirige l’opera per la prima volta, sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma, preparato da Martino Faggiani, nell’edizione critica della partitura a cura di Ilaria Narici.

Il libretto è quello ad ambientazione svedese, così come concepito da Verdi per il debutto a Roma, prima che i censori pontifici imponessero la trasposizione della vicenda nella Boston coloniale. Il cast vocale riluce della presenza di Piero Pretti (Gustavo III), Anna Pirozzi (24 settembre) /Maria Teresa Leva (Amelia), Amartuvshin Enkhbat (al debutto nel ruolo di Conte Gian Giacomo di Anckastrom), Anna Maria Chiuri (Ulrica), Giuliana Gianfaldoni, (al debutto nel ruolo di Oscar e per la prima volta al Teatro Regio e al Festival Verdi), Fabio Previati (Cristiano), Fabrizio Beggi (Ribbing, per la prima volta al Teatro Regio e al Festival Verdi), Carlo Cigni (Dehorn), Cristiano Olivieri (Ministro di Giustizia), Federico Veltri (Un servo del Conte, già allievo dell’Accademia Verdiana,
per la prima volta al Teatro Regio e al Festival Verdi).

Le parti della banda in palcoscenico sono interpretate dall’Orchestra Rapsody.
Il XXI Festival Verdi è dedicato a Graham Vick, l’artista, recentemente scomparso, dallo sguardo acuto, dalla straordinaria sensibilità, dall’attenzione ai giovani talenti, dalla capacità di portare alla luce le ipocrisie e le incoerenze del nostro vivere sulle note di partiture scritte secoli fa, dalla capacità far scoprire l’opera e farla amare alle comunità
più vaste e lontane dal mondo della cultura, mettendone in luce i valori, i sentimenti, i temi che la legano così strettamente alla nostra contemporaneità, alla nostra quotidianità.

Per ricordarne e testimoniarne la forza poetica, il Teatro Regio di Parma ha organizzato l’incontro “You do not need to be educated to be touched, to be moved and excited by opera” moderato da Carla Moreni sabato 25 settembre 2021 alle ore 10.30 trasmesso in live streaming sul portale di Rai Cultura e sui profili social (Facebook e Youtube) del
Teatro Regio di Parma con la partecipazione di artisti, sovrintendenti, direttori artistici, critici musicali, che hanno prodotto e testimoniato le sue creazioni divenute già pietra miliare nella storia dell’Opera. Hanno già confermato la loro partecipazione Luigi Ferrari, Angelo Foletto, Francesco Giambrone, Ron Howell, Jonathan Groves, Gianfranco Mariotti, Alberto Mattioli, Fortunato Ortombina, Nicholas Payne, Paolo Pinamonti, Alessio
Vlad, Richard Willacy.

INCONTRI, PROVE APERTE
Il compositore, lo stile, la genesi delle opere, i capolavori letterari che ne hanno ispirato la produzione sono alcuni dei temi approfonditi da Giuseppe Martini in Prima che si alzi il sipario, ciclo di incontri di presentazione delle opere in programma al Teatro Regio: Un ballo in maschera (Gustavo III) martedì 21 settembre 2021, ore 17.00, con la
partecipazione dei giovani cantanti del Conservatorio di Musica “Arrigo Boito” di Parma, coordinati da Donatella Saccardi, che ne interpreteranno i brani più celebri.
Per La parola al regista, giovedì 23 settembre 2021, ore 17.00 al Ridotto del Teatro Regio, Jacopo Spirei incontra il pubblico, per raccontare, in conversazione con Alberto Mattioli, la sua messa in scena del progetto di Graham Vick per Un ballo in maschera (Gustavo III) e gli aspetti che lo hanno guidato nella creazione dell’opera prossima al
debutto.

Le ultime prove di Un ballo in maschera (Gustavo III) prima del debutto: momenti cruciali nei quali la complessità del lavoro in scena e dietro le quinte trova un’emozionante sintesi. Queer Night Prova antegenerale Un ballo in maschera (Gustavo III) lunedì 20 settembre 2021, ore 20.00 dedicata agli Under 30: nell’ambito di
Verdi Off, una serata a teatro nel segno della libera espressione di sé, lasciando fuori pregiudizi, stereotipi e convenzioni. Partendo dal progetto di Graham Vick, portato in scena da Jacopo Spirei, che affronta il tema dell’identità di genere e del travestimento, il pubblico degli Under30 che prende parte alla prova dell’opera Un ballo in maschera è invitato a venire a teatro vestendosi nel modo che più lo rappresenta o che rappresenta quella parte di sé che generalmente resta nascosta. Prova generale Un ballo in maschera (Gustavo III) mercoledì 22 settembre 2021, ore 15.30.

AVVISI AL PUBBLICO
L’accesso in teatro è consentito esclusivamente agli spettatori muniti di Green pass, fatti salvi i soggetti di età inferiore ai 12 anni e quelli esenti sulla base di idonea certificazione medica che il personale di sala ha l’obbligo di verificare.

Il pubblico è invitato a igienizzare le mani ai distributori presenti in teatro e a indossare correttamente la mascherina per tutta la durata dell’evento.
In ottemperanza alle vigenti normative sulla sicurezza, ciascun biglietto emesso è nominativo (non è consentita l’intestazione di più biglietti alla stessa persona) e può essere ceduto solo comunicando alla Biglietteria la variazione.
Al momento dell’acquisto lo spettatore dovrà fornire un proprio recapito (telefono o e-mail). Tali dati saranno conservati sino ai 14 giorni successivi lo spettacolo. All’ingresso in teatro, il personale di sala ha l’obbligo di verificare, unitamente alla temperatura corporea, la corrispondenza dello spettatore con l’intestazione del biglietto.

L’ingresso in Teatro avviene secondo le seguenti modalità:
– palchi (ingresso principale) e galleria (ingresso P.le Barezzi) da un’ora prima a 35 minuti prima dell’inizio dello spettacolo
– platea da 30 a 5 minuti prima dell’inizio dello spettacolo

I palchi possono accogliere più di due persone, assicurando il distanziamento di un metro come da normative governative. I posti nei palchi sono differenziati per prezzo in relazione alla visibilità che, nei posti di secondo prezzo, non è pienamente garantita. Il pubblico è invitato a consultare il sito www.festivalverdi.it alla sezione Biglietteria ove saranno tempestivamente riportati eventuali aggiornamenti circa le modalità di accesso al Teatro.

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La Stagione del Teatro Regio di Parma e il Festival Verdi 2021 sono realizzati grazie al contributo di Comune di Parma, Parma Capitale Italiana della Cultura 2021, Ministero della Cultura, Reggio Parma Festival, Regione Emilia-Romagna.

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di Parma dall’Archivio storico Bocchi e concesso da Fabio Carapezza Guttuso ©Renato Guttuso by SIAE 2021.

BIGLIETTERIA DEL TEATRO REGIO DI PARMA
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I biglietti sono disponibili anche su festivalverdi.it. L’acquisto online non comporta alcuna commissione di servizio.

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Tel. +39 0521 203969
www.teatroregioparma.it

Teatro Regio di Parma
venerdì 24 settembre 2021, ore 20.00 Serata Inaugurale del XXI Festival Verdi
venerdì 1 ottobre 2021, ore 20.00
venerdì 8 ottobre 2021, ore 20.00
venerdì 15 ottobre 2021, ore 20.00
Durata complessiva 3 ore, compresi due intervalli
L’opera sarà trasmessa su Rai5 il 14 ottobre 2021
UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III)
Musica GIUSEPPE VERDI
Melodramma in tre atti su libretto di Antonio Somma da Gustave III ou Le bal masqué di Eugène Scribe
Edizione critica della partitura a cura di Ilaria Narici The University of Chicago Press, Chicago e Casa Ricordi, Milano

Il libretto utilizzato è quello ad ambientazione svedese, così come concepito da Verdi per il debutto a Roma, prima che i censori pontifici imponessero la trasposizione della vicenda nella Boston coloniale.

Personaggi Interpreti
Gustavo III PIERO PRETTI
Amelia
ANNA PIROZZI (24)
MARIA TERESA LEVA
Il Conte Gian Giacomo
Anckastrom AMARTUVSHIN ENKHBAT
Ulrica ANNA MARIA CHIURI
Oscar GIULIANA GIANFALDONI
Cristiano FABIO PREVIATI
Ribbing FABRIZIO BEGGI
Dehorn CARLO CIGNI
Il Ministro di Giustizia CRISTIANO OLIVIERI
Un Servo del Conte FEDERICO VELTRI
Maestro concertatore e direttore
ROBERTO ABBADO
Regia JACOPO SPIREI
dal progetto di GRAHAM VICK
Scene e costumi
RICHARD HUDSON
Luci
GIUSEPPE DI IORIO
Movimenti coreografici
VIRGINIA SPALLAROSSA
FILARMONICA ARTURO TOSCANINI
ORCHESTRA RAPSODY
CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Maestro del Coro MARTINO FAGGIANI
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma
Spettacolo con sopratitoli in italiano e inglese

SINOSSI
Atto primo
Nel palazzo del re di Svezia Gustavo III è in programma, per il giorno successivo, un ballo in maschera: leggendo la lista degli invitati alla festa appena portatagli dal paggio Oscar, il re nota con emozione che ci sarà anche Amelia – moglie del suo fedele segretario e miglior amico Ankastrom – di cui è innamorato (“la rivedrà ma splendida”).
Questi sopraggiunge per rivelargli le trame di congiura che si stanno consumando contro di lui, esortandolo alla prudenza perché il suo popolo ha bisogno di lui (“alla vita che t’arride”). Gustavo, sulle prime timoroso che Ankastrom sapesse del suo amore per Amelia, non bada a quelle chiacchiere. Anzi, imbaldanzito, decide non solo di non firmare il bando contro la maga Ulrica, ma, convinto dal parere di Oscar (“pallida pallida”), pensa di farle uno scherzo invitando tutti nell’antro dell’indovina per ascoltare le sue profezie, fra la preoccupazione di Ankastrom che intravede in quell’idea un’occasione offerta ai congiurati. Nell’abituro di Ulrica arriva la folla, con Gustavo nascosto nei panni di un pescatore. La maga invoca il demonio (“re dell’abisso affrettati”). Le si avvicina
il marinaio Cristiano per sapere se il futuro gli riserva una ricompensa ai servigi per il re (“su, fatemi largo”) e Ulrica gli predice una promozione e del denaro. Il re, senza essere visto, infila nella borsa di cristiano un foglio e delle monete. Grande è lo stupore quando l’uomo li scopre: la maga ha avuto ragione! Annunciata da un servo di Ankastrom, arriva Amelia per chiedere a Ulrica di scioglierla da una passione illecita che la affligge. L’indovina le consiglia di raccogliere un’erba magica a mezzanotte nel campo dei condannati a morte (“della città all’occaso”) ma Gustavo vede e sente tutto e decide che quella notte seguirà la sua amata. Poi sfida Ulrica e si fa leggere il futuro (“dì tu se fedele”). Dopo avergli visto la mano, la maga lo allontana turbata e, solo dopo aspre sollecitazioni, gli rivela che sarà ucciso per mano di un amico e l’amico sarà il primo che gli stringerà la mano. Il re si meraviglia (“è scherzo od è follia”) e per dimostrare la fallacia del vaticinio, porge la mano a chiunque, ma tutti si allontanano scaramantici. Entra Ankastrom, che gli va incontro, lo saluta stringendogli la mano. Tutti tirano un sospiro: costui è al di sopra di ogni sospetto: è il suo migliore amico. Il re svela la propria identità, revoca il bando a Ulrica e il popolo lo acclama.
Atto secondo
In una notte di luna velata, nel sinistro campo nei dintorni di Stoccolma, Amelia angosciata e spaventata si aggira alla ricerca dell’erba magica che le ha indicato l’indovina (“ma dall’arido stelo divulsa”). Un rumore. Una figura. Un attimo di terrore. Ma è Gustavo, che con accorate e insistenti parole di seduzione riesce a farle confessare il suo amore (“non sai tu che se l’anima mia”). Proprio quando i due si abbracciano, sopraggiunge un’altra persona.
È Ankastrom. Amelia si vela il volto all’istante per non essere riconosciuta dal marito, arrivato fin lì per avvertire il suo re di un grave pericolo: alcuni congiurati tramano a poca distanza contro di lui. Lo esorta alla fuga indicandogli la via più sicura. Gustavo si trova ora fra incudine e martello: allontanare Ankastrom e rischiare la vita o
abbandonare Amelia? Supplicato dall’amata e in imbarazzo per la circostanza tutt’altro che eroica, decide di accogliere la proposta di Ankastrom e mettersi in salvo (“odi tu come fremono cupi”), ma per assicurare salvezza ad Amelia la consegna proprio a Ankastrom con la promessa di scortarla fino alle porte della città senza mai
rivolgerle la parola e guardarla in volto. Ankastrom compie con zelo la consegna dell’amico, ma nel rientrare incontra i congiurati, delusi di aver trovato lui e non Gustavo, che gli chiedono almeno di vedere chi sia l’amante del re (“ve’ se di notte”). Ankastrom si oppone ed estrae la spada. In quel momento la luna squarcia le nubi, la
notte si illumina e Amelia, nel cercare istintivamente di proteggere il marito dall’assalto armato, perde il velo.
Sgomento, Ankastrom riconosce la moglie. I congiurati ridono, credendo che il marito abbia portato la moglie ad amoreggiare in campagna. Ma Ankastrom non ha nulla da ridere, anzi, si avvicina ai congiurati e li convoca per l’indomani a casa sua. Poi mantiene la promessa fatta al re e, strattonando per il braccio la moglie, la riaccompagna fino alle porte della città senza rivolgerle parola.
Atto terzo
Nel suo studio, Ankastrom rimugina sull’accaduto ed è più che mai deciso a punire Amelia con la pena estrema.
Riluttante e con fastidio, dopo averla accolta e aver ascoltato le sue suppliche, le concede di abbracciare il figlio per l’ultima volta (“morrò, ma prima in grazia”). Quella scena lo fa pensare. Una volta rimasto da solo nella propria mestizia, capisce infatti che non è Amelia la persona da colpire per lavare l’offesa del tradimento, ma Gustavo,
l’uomo che ha rotto in quel modo la loro amicizia e macchiato il suo matrimonio (“e sei tu”). Ma ecco che entrano Dehorn e Ribbing, convocati da Ankastrom, che si dichiara, con loro grande sorpresa, non già pronto a rivelare la loro congiura, ma a unirsi ai loro piani omicidi verso il re. Una sola richiesta avanza in cambio della loro fiducia: il
privilegio di essere egli stesso a colpire a morte Gustavo. Dehorn e Ribbing non sono però disposti a rinunciare a questa soddisfazione, dal momento che ciascuno di loro intende vendicarsi personalmente di gravi torti che Gustavo avrebbe inflitto alle loro famiglie (“tutti stretti alla fede d’un patto”). Ankastrom propone allora di affidarsi
alla sorte per decidere chi sarà il sicario: approfitta del rientro casuale di Amelia e fa estrarre beffardamente proprio a lei, senza rivelarle le sue trame, il biglietto con il nome del destinato. Ankastrom esulta quando scopre che il nome 6 estratto è proprio il suo. Quando poi Oscar entra con l’invito per Ankastrom e signora al ballo in maschera, i
congiurati capiscono l’occasione che gli si presenta su un piatto d’argento, fra il sospetto e la disperazione di Amelia.
Intanto Gustavo ha deciso di porre una fine ai propri sentimenti per Amelia. (“ma se m’è forza perderti”). Entra Oscar con un biglietto anonimo per il re: è la scrittura di una donna che lo avverte di non recarsi al ballo perché rischia di essere ucciso. Gustavo non teme però un pericolo di questo genere e decide di andare comunque, per poter almeno rivedere per l’ultima volta la sua Amelia. Nella sala da ballo del palazzo, nel cuore della festa in maschera, si aggira Ankastrom con lo scopo di individuare il travestimento sotto il quale si cela il re. Riesce a farselo indicare da Oscar, dapprima riluttante, con la scusa di gravi informazioni da riferire urgentemente al sovrano.
Intanto Amelia, anch’ella in maschera, si è avvicinata a Gustavo per pregarlo di mettersi in salvo: inizialmente convinto che si tratti della misteriosa donna del biglietto, solo quando le si spezza la voce dall’emozione riconosce in lei la sua amata. Ma è tardi: non fa in tempo a comunicarle la sua decisione di rimpatriarla insieme al marito e a dirle addio che su di lui si avventa il pugnale di Ankastrom. In sala piombano il silenzio e raccapriccio. In punto di morte, Gustavo riesce a rivelare di non aver mai attentato alla purezza di Amelia e di aver deciso di rinunciare a lei per amor d’amicizia. Orrore generale, ma più di tutti quello di Ankastrom, che si rende conto del gesto abominevole
che ha appena compiuto.
L’OPERA IN BREVE
Giuseppe Martini
Il 7 febbraio 1857, dopo un rinvio di un anno a causa di problemi di diritti su un possibile allestimento di Re Lear, Verdi accetta di firmare un nuovo contratto con il Teatro di San Carlo di Napoli per un’opera da mettere in scena a gennaio o febbraio 1858. Il tempo di mettersi alle spalle le esperienze di Simon Boccanegra (giugno 1857) e Aroldo (agosto), e Verdi si trova subito ad affrontare il problema del soggetto per Napoli, che ora non è più Re Lear, scartato per vari motivi, e neppure El tesorero del Rey di António García Gutiérrez o Ruy Blas di Hugo a cui aveva pensato più seriamente, bensì Gustave III di Eugène Scribe, un dramma scritto nel 1833 per Daniel Auber in cui il re di Svezia
Gustavo III viene assassinato nel 1792 per mano di una congiura nobiliare guidata da Jacob Ankarström. La musica viene preparata fra ottobre 1857 e gennaio 1858, in parallelo alla complicazione dei rapporti con la censura napoletana che finirà per stravolgere il libretto e snervare Verdi tanto da portarlo a rifiutarsi di mettere in scena l’opera e di rompere il contratto con il teatro. La risposta del San Carlo non si farà attendere, con minacce di adire a vie legali e pesantissime conseguenze per il compositore (50.000 ducati di risarcimento, troppo per i gusti di Verdi). In questo
clima le parti riacquistano la ragione e si addiviene a un compromesso con la rescissione del contratto e un’intesa formale per un allestimento di Simon Boccanegra nel novembre 1858, seguito dall’autore.
Libero di disporre del proprio dramma, qualche mese dopo Verdi prende contatti con il Teatro Apollo di Roma diretto da Vincenzo Jacovacci e si accorda per una messinscena a inizio 1859. Anche qui però svariati problemi di censura, rintuzzati dalla mediazione con le autorità papaline da parte dell’amico avvocato Antonio Vasselli (cognato di Donizetti), da cui conseguono alcuni rimaneggiamenti alla musica nell’autunno 1858. Il traguardo però sembra vicino. Dopo l’allestimento del Boccanegra Verdi parte da Napoli il 10 gennaio 1859 per Roma e l’opera va trionfalmente in scena il 17 febbraio con protagonisti il tenore Gaetano Fraschini, il soprano Julienne Dejean e il baritono Leone Giraldoni, con la messinscena curata dallo scrupoloso direttore di scena del Teatro Apollo, Giuseppe Cencetti, su cui Verdi riponeva grande fiducia.
Con Un ballo in maschera si conclude la parabola di quelli che Verdi aveva definito “sedici anni di galera”. E avviene con un’opera che raccoglie tutta quell’esperienza in una formula di riuscita prodigiosa nella quale l’equilibrio tra dramma e sorriso, il distacco ironico, il conflitto tormentoso fra dovere e piacere si risolvono in una continua inventiva
musicale e in un tocco leggero eppure coinvolgente che riesce a riscattare il tono dominante, convenzionale e romanzesco, in una chiarezza e sicurezza di forme che Verdi non sarebbe più riuscito a realizzare con tanta fluidità.
A questo concorrono anche altri ingredienti: un’attenta ma non opprimente simmetria nel grande (primo e terzo atto) e nel piccolo (terzetto del secondo atto), una nuova indagine sulle passioni, questa volta nella zona dell’amore colpevole e del rimorso, la presenza più incombente che mai della casualità nelle vicende umane, un profumo
francesizzante spolverato senza patemi e ben personificato dal paggio, cioè l’unico personaggio, che attraversa intatto gli eventi. Anche la musica si adatta, con fare brillante, limpido, senza ombra di farraginose cabalette, pochi elementi corali, molte scene d’insieme, così da ottenere effetti di gran lunga superiori alla semplicità della sua struttura, fino quasi a far osservare con distacco le dinamiche che sottendono i meccanismi narrativi del teatro d’opera, il che può spiegare il motivo per cui Gabriele D’Annunzio lo ha definito “il più melodrammatico dei melodrammi”.
IL LIBRETTO
Giuseppe Martini
La storia del libretto di Un ballo in maschera è quella di uno dei più agitati casi di censura capitati a Verdi. Vasto e di profumo grandoperistico, il soggetto tratto dal dramma Gustave III di Eugène Scribe aggiungeva il tema amoroso a quello politico per motivare l’odio dei congiurati per Gustavo. Nel settembre 1857 Verdi incaricò l’avvocato e scrittore udinese Antonio Somma, conosciuto a Venezia all’epoca del debutto della Traviata, di ridurre in versi il dramma.
Per semplificare, quattro sono le fasi di stesura del libretto:
1) libretto con titolo di lavoro Gustavo III verseggiato sul dramma di Scribe (ottobre-novembre 1857), ambientato a Stoccolma nel 1792;
2) richiesta di modifiche da parte della censura e nuova versione (gennaio 1858) con spostamento dell’ambientazione a Stettino in Pomerania, cambio di nome da Gustavo a Ermanno e del titolo in Una vendetta in domino (il dominó è la maschera che copre tutto il volto);
3) Verdi arriva a Napoli e scopre che la censura – allarmata dal recente attentato a Napoleone III – è intervenuta sul testo, eliminando l’assassinio in scena, il sorteggio, le maschere, il ballo, trasformando la moglie in sorella, spostando l’ambientazione al medioevo fiorentino e cambiando il titolo in Adelia degli Adimari (gennaio 1858).
Verdi, adirato, rompe i rapporti con il San Carlo rischiando serie conseguenze legali;
4) presi accordi con Roma, Somma e Verdi ripropongono la versione Gustavo III, e accettano le minime richieste della censura romana (spostamento dell’azione a Boston a fine Seicento, cambiamento di Gustavo nel governatore Riccardo di Warwick, di Ankastrom nel suo segretario Renato, dei congiurati Dehorn e Ribbing in Samuel e Tom,
di Cristiano in Silvano, e modifiche a una sessantina di versi). Somma non ne è contento, ma fra marzo e ottobre 1858 prepara la versione definitiva di Un ballo in maschera, firmando sul frontespizio con un anagramma del proprio nome (Tommaso Anoni). Verdi tuttavia mantiene in partitura molte più parole del Gustavo III rispetto al libretto, che Ricordi uniformò alla partitura solo nel Novecento.
Il libretto utilizzato per l’allestimento del Festival Verdi 2021 è quello del Gustavo III proposto alla censura romana prima che questa sollecitasse gli interventi che portarono alla trasformazione in Un ballo in maschera, applicato però alla musica del Ballo, cioè con i ritocchi musicali già apportati da Verdi per la versione definitiva. A parte i primitivi
nomi dei personaggi, la dignità di re ripetuta più volte, e i riferimenti alla Svezia (che sono solo due, nel coro iniziale e nell’aria di Ankastrom del primo atto), appaiono ancora i nomina sacra e i riferimenti alla religione, alla sessualità, alle armi, e al tradimento subìto da Ankastrom (“Tal marchio fitto mi volle in fronte”). L’aria del baritono del terzo
atto appare inoltre con testo differente (“E sei tu”), ma diversità propongono anche i testi della sortita di Gustavo “La rivedrà nell’estasi”, della ballata “Volta la terrea”, del terzetto e del quartetto del secondo atto. Inoltre la parola d’ordine dei congiurati nel terzo atto è “Vendetta” e non “Morte”. Il finale terzo è più stringato e meno allusivo.
Nonostante si sia attirato riprovazioni per certi versi rocamboleschi (“sento l’orma dei passi spietati”, “raggio lunar del miele”), Somma si dimostrò poeta duttile e fantasioso, assecondando le osservazioni di Verdi e le sue richieste di passione, azione, psicologia e parola scenica, che tradusse in un libretto in cui comicità, dramma e orrore
appaiono ben miscelati e hanno contribuito alla felice riuscita dell’equilibrio musicale e drammaturgico.
NOTE DI REGIA
Cosa resta per il re che ha tutto? Piaceri proibiti? Rischio? Rivoluzione? Oppure castrare l’establishment per conquistare l’amore del popolo? …del suo paggio?… della moglie del suo migliore amico? Lo stile di vita revisionista dello svedese Gustavo III gli ha procurato molti amici, e molti nemici, mentre lui stesso corteggiava il pericolo con tutto l’autodistruttivo fulgore di un artista la cui più grande creazione sarà la sua stessa morte.
Graham Vick
Quando ho tradotto queste note per Graham mai mi sarei aspettato quello che è successo. Le parole scritte per il suo Ballo hanno un suono oggi molto particolare. Queste dovrebbero essere delle note di regia, sono invece le note di un progetto che è conversazione, quella fra Graham e me: ne sono stato assistente a lungo, abbiamo
condiviso un percorso molto lungo assieme, ho imparato da lui un mestiere, ma soprattutto ci siamo incontrati, ci intendevamo anche senza parlarci, abbiamo iniziato a confrontarci più di vent’anni fa e non abbiamo mai smesso.
Oggi mi trovo qui a Parma a scrivere di uno spettacolo che era suo ed invece è diventato mio. Quello che vedrete è il risultato della nostra, per così dire, ultima collaborazione, ho raccolto il progetto dove lui lo ha lasciato e l’ho portato in fondo. È uno spettacolo di Vick? No. È uno spettacolo di Spirei? Nemmeno. Questo è un gioco del destino, uno scherzo o una follia, è la prova di due artisti che, come Re Gustavo, non hanno mai temuto il pericolo, il mettersi in prima linea per cambiare il mondo che ci sta intorno; uniti nella certezza che il teatro e soprattutto il teatro d’opera sia strumento di cambiamento individuale e sociale. È uno spettacolo che parla di limiti, di valicare
i confini per spingersi oltre. «Con lacere vele e l’alma in tempesta, i solchi so frangere dell’onda funesta: l’Averno ed il cielo irati sfidar» dice Gustavo travestito nell’antro di Ulrica; si parla di mascheramenti di travestimenti, di come niente sia come appare, si parla di noi, delle nostre debolezze, delle nostre fragilità.
Jacopo Spirei
SI SCRIVE BALLO, SI LEGGE GUSTAVO
Conversazione con Roberto Abbado a cura di Angelo Foletto
Si scrive e si ascolta Un ballo in maschera («La scena a Boston e ne’ dintorni. L’azione nella fine del secolo XVII»).
Si legge Gustavo III («L’azione è a Stockolm e nei dintorni il 15. e 16. marzo 1792»). «Ma gli appassionati verdiani e chi ha fiducia nei progetti scientifici del Festival Verdi possono stare tranquilli» assicura Roberto Abbado: «ciò che ascolteranno è frutto un’operazione filologicamente sorvegliata, di “inserimento” del testo integrale del primo
libretto presentato dal compositore a Roma sulla partitura di Ballo in maschera, nell’edizione critica a cura di Ilaria Narici».
Altrettanto integrale e intatta?
Al 100% per la parte orchestrale. Al 99% a voler essere puntigliosi per quella vocale. In alcune situazioni testuali, ci sono minimi aggiustamenti alla linea del canto, semplici accomodature sillabico-accentuative. Nella parte del coro interno del finale, ad esempio, e in passaggi praticamente inavvertibili all’ascolto. Solo una frase, forse, verrà colta: al posto dell’usuale «S’appella Ulrica, dell’immondo sangue dei negri», in Gustavo III si canta «S’appella Ulrica, la sibilla».
Ma non è la prima volta che viene proposta l’ambientazione svedese… Beh, certo: tra gli altri precedenti l’edizione diretta da Claudio Abbado. Ma erano parziali. Cominciando dai
riferimenti geografici («Inghilterra» che diventava «patria»; il «patria» della prima grande perorazione di Renato era «Svezia» per Ankastron) riprendevano nomi e titoli onorifici dei personaggi, alcune parole, e poche altre locuzioni.
Senza “inserire” tutto il testo così come era stato pensato.
L’opera così come l’avevano veramente concepita gli autori, insomma.
Si, semplificando, è così. Meglio: l’opera che Verdi avrebbero voluto che gli spettatori romani ascoltassero, apprezzandone l’originalità già alla lettura del testo elaborato col Somma.
Ma perché è così fruttuoso tornare al testo “svedese”?
La figura di Gustavo III ha caratteristiche uniche. È importante come personaggio storico: politicamente e culturalmente. Despota illuminato dell’Europa di fine diciottesimo, Gustavo fu un regnante di grandi visioni aperte e moderne ma anche un tiranno che non si fece scrupoli a usare la violenza. Eppure, aveva quasi abrogato la pena di morte e messo al bando la tortura.
Figura personale contradditoria e tormentata. Come Riccardo, del resto…
Sì, ma dobbiamo considerare l’altro elemento importante ‘svedese’: Gustavo fu un sovrano – non un governatore, benché Conte, cioè al servizio di altri – dai gusti estremamente raffinati. Che per gusto e piacere personale creò una corte in cui sono praticate e favorite le espressioni artistiche più eleganti. Un ambiente di grande levatura
intellettuale, diremo oggi, in cui il re si dichiarava appassionato di musica e di letteratura.
Di qui un facile “suggerimento musicale”, poiché Verdi cura l’evocazione di quell’ambiente di corte in cui si svolge il dramma non come semplice colore.
La grandezza della tragedia si staglia sul fondale d’una corte in cui dominano «scherzo» e «follia» eleganti e aristocratici. Ma di Gustavo III, sono unici anche i tratti personali. Il matrimonio combinato, considerata l’omosessualità più o meno conclamata, quindi l’intelligenza nel difendere la sua autorità pubblica al di là di tormenti e ambiguità sessuali. E assume più forza, elemento dirompente e per certi versi inaspettato, la relazione adultera eterosessuale.
Proviamo a definire in poche parole il carattere speciale di Ballo in maschera.
L’opera è un miracolo di equilibrio tra commedia e tragedia – non solo nel quadro del ballo che la riassume. Sono d’accordo con chi rileva i riferimenti col teatro mozartiano in particolare con Don Giovanni, capolavoro in cui il confine tra i due generi è volutamente ambiguo. Ma ancor più evidente, come peraltro quasi sempre in Verdi, è il riferimento al modello drammatico di Shakespeare: brillantezza e cupezza sono sempre mescolate.
Situazioni episodicamente presenti in altri titoli d’autore …
Ma qui sono dominanti. La dinamica affettiva e caratteriale che procede per illuminazioni e contrasti continui e aspri ispira la musica quasi in ogni scena.
Anche in Rigoletto compaiono in parte situazioni simili, non trova?
La compresenza di tinte leggere, da intrattenimento cortigiano, e di tragedia nella prima grande scena può essere considerata una sorta di incunabolo del mondo di Ballo. Ma il modo di giocare ed esercitare il potere del duca di Mantova e di Gustavo III rispecchiano i secoli di distanza delle rispettive opere. Gustavo rappresenta l’evoluzione in chiave colta, elitaria e europea del Duca.
Studiando i due libretti quale ragionamento principale l’ha convinta a abbracciare la proposta Ballo/Gustavo III?
Il testo definitivo di Un ballo in maschera ammorbidisce i contrasti, tra cui le possibili implicazioni omosessuali e altre situazioni morbose. Ma poiché sono tra le motivazioni drammatiche più originali di questo bellissimo testo, la ripresa del primo libretto contribuirà a illuminarli.
Si immagina la reazione del pubblico che sentirà cantare da Gustano «La rivedrò ma splendida d’angelico pallore» invece di «La rivedrò nell’estasi raggiante di pallore» oppure alcune parole del finale diverse?
Mi auguro che le parole diverse inducano curiosità e interesse per la lettura del libretto di Gustavo III. Al di là dei singoli vocaboli, è un testo più crudo e duro, violento a tratti; perfino la componente brillante è meno spensierata, più acida. L’altro elemento che alla lettura deve essere colta dagli spettatori – ripeto non è facile coglierlo al primo
ascolto – è la doppiezza di alcune frasi e il fatalismo che regge la vicenda: le ultime parole di Gustavo che ‘riprendono’ la profezia di Ulrica o il riferimento al «ciel che non volle» sono espressioni rivelatrici; perdute nella rifinitura successiva.
Ci sono state situazioni in cui la ripresa del testo originale ha trovato resistenza o creato sforzi tecnici ai cantanti?
No, il testo è proprio quello che Verdi e Somma volevano come definitivo. Non è un caso che Verdi tenesse così tanto alla sua nuova opera, e in vista della prima produzione prevista a Napoli, si prese il compito di presentare personalmente il testo alla Censura borbonica. Con tutta la deferenza per le successive scelte degli autori, il testo
di Ballo rimane un aggiustamento, quasi una “normalizzazione”.
Se dovesse indicare una sola parola capace di definire l’opera…?
Sarebbe inevitabile ricorrere a immagini che appartengono al mondo visivo del chiaroscuro. Ma dal punto di vista di ciò che realizza la drammaturgia non c’è dubbio: Ballo in maschera/Gustavo III è un esempio di “teatro totale” d’autore.
E lei lo dirige per la prima volta.
Lo aspettavo e studiavo da anni. Sento la responsabilità nell’affrontare una partitura così raffinata nella scrittura, nella concezione dei singoli personaggi, nel virtuosismo teatrale e musicale che tratta situazioni drammatiche così diverse in perfetta armonia.
PER VEDERE DI NASCOSTO L’EFFETTO CHE FA
Giuseppe Martini
Cosa si può aggiungere su Un ballo in maschera, quest’opera così tornita in cui confluiscono come da un imbuto tutti gli argomenti cari a Verdi disciolti in quindici anni di teatro musicale (il destino cinico, la natura indifferente, il mistero dell’esistenza, l’impossibilità di coniugare felicità privata e concordia pubblica, la precarietà degli affetti, la ritorsione della vendetta e l’errore di chi pretende di correggere tutto questo)? Anche le tribolazioni vissute con la censura fanno parte di quei meccanismi: se Verdi non avesse rotto il contratto con Napoli per andare in scena a Roma, al posto di Un ballo in maschera cosa avremmo avuto? Una vendetta in domino, la versione rimaneggiata
ambientata a Stettino? Oppure niente, un’opera messa in soffitta? Ma no, Verdi non avrebbe buttato via il lavoro fatto e, dopo l’Unità, avrebbe riproposto da qualche parte Gustavo III.
È infatti proprio su Gustavo III che si innesta il Ballo. Arrivato a Roma, Verdi azzera tutte le problematiche incontrate con la censura napoletana e torna alla prima fase di elaborazione del libretto, presentando ai censori romani questo, e non La vendetta in domino (versione già rielaborata per il gusto degli uffici di polizia napoletani). Non è il caso di deprecare le richieste della polizia romana, che portarono alla trasformazione del libretto del Gustavo III in quello bostoniano definitivo: è il gioco delle parti, era pur sempre lo Stato della Chiesa, e alla fine l’ambiente papalino si dimostrò molto meno schizzinoso di quello borbonico.
Sia chiaro, non esiste una partitura sopravvissuta di Gustavo III e la sua ricostruzione è un lavoro a tavolino di due musicologi, Philip Gossett e Ilaria Narici, sulla base di abbozzi e cancellature dell’autografo del Ballo nella forma cosiddetta “scheletro”, cioè quella elaborata solitamente dai compositori con linea del basso, parti vocali e appunti di strumentazione, prima dell’orchestrazione finale. Ma la cosa qui poco ci tocca. In questo allestimento non viene ripresa infatti la partitura di Gustavo III, di cui almeno un quarto della musica fu cambiato da Verdi per trasformarla nel Ballo, ma si compie un meno traumatico esperimento: sovrapporre cioè il libretto di Gustavo III presentato ai
censori romani sulla musica definitiva di Un ballo in maschera, quello che Verdi avrebbe cioè messo in scena se non fossero stati richiesti ulteriori interventi. Lo si fa per provare a sentire il profumo dell’originale ambientazione svedese, che a Verdi piaceva così tanto perché ci si sente «un po’ di mondo e l’odore della corte di Luigi XIV»: una
realtà cioè dove il sovrano è tutto, dove giocare e divertirsi è la regola principale di vita (qui si scherza con la magia nera perché l’idea è “feconda di piacer”, e lo sentenzia un paggio), ci si può permettere di sprezzare le minacce di morte e un capriccio d’amore ai danni del proprio migliore amico diventa più urgente del buon governo.
Qui perciò non si tratta di correggere Verdi, di stanare le sue vere intenzioni, di pretendere di saperne più di lui. Se lo si fa è per mera curiosità, per verificare come suona quel mondo svedese delle prime intenzioni verdiane sulla musica a tutti cara del Ballo, e vedere l’effetto che fa. E l’effetto che fa è come quegli strani sogni in cui si vedono persone che hanno la faccia diversa da quella che hai sempre conosciuto. Non ci si abitua subito a sentire Oscar che invece di cantare “Volta la terrea / fronte alle stelle” canta “Pallida pallida / volta alle stelle”, o il tenore che anziché “La rivedrà nell’estasi / avvinta di pallore” ci ammannisce un “La rivedrà ma splendida / d’angelico pallore”, anzi sulle prime il fenomeno sa di fiducia tradita, ma questo sarebbe il meno.
No, qui non c’è ancora l’invenzione verbale rocambolesca che Somma ha dovuto applicare alle richieste della censura romana. Riemerge anzi un suo verseggiare più largo di significati, più schietto e più metallico, in uno sgattaiolare di pugnali nell’ombra e un timore corrente di sangue, e soprattutto in una continua commistione fra
sacro e profano che non poteva essere tollerata dalla censura papalina, è comprensibile.
Anche se poi, guarda qui, guarda là, a quei pii censori è sfuggito il clamoroso “s’indìa”, una delle acrobazie verbali di Somma per dire quanto era divino far l’amore con Amelia. Se ne fossero accorti, matita blu a doppia sottolineatura. Ma è chiaro: erano tutti presi dai due versi successivi in cui si racconta che Amelia, questa campionessa delle lenzuola sublimate, “simile ad un candido / cherubino brillava d’amor!”. Eh no, il cherubino a
letto proprio non poteva andare. Nel sostituire per il Ballo queste ardite figure retoriche, Somma ha perso un po’ di estro, e forse anche un po’ di pazienza. Non potendo essere un cherubino, Amelia sarà destinata a brillare sul seno del marito, una scelta lessicalmente corretta ma visivamente ambigua, giacché si allude a corpi discinti di sesso diverso. In modo analogo, l’“angelico pallore” della sortita di Gustavo diventerà “raggiante di pallor” in quella di Riccardo, con la ben nota osservazione a traino che se si è pallidi non si può essere granché raggianti – mentre opportunamente un angelo può ben esser pallido.
In altri casi le riprovazioni della censura si capiscono solo se si fa mente locale al contesto. Quando Ulrica canta “Le chiavi del futuro / nella sinistra egli ha” riferendosi a Satana, lì per lì non sembra niente di che: ma in effetti non solo a un romano del 1859 il pensiero sarebbe corso alle chiavi di San Pietro e al rischio di un increscioso parallelo col pontefice.
A parte altre scelte nel libretto di Gustavo III, i cui emendamenti nel Ballo si scoprono meno motivati; a parte quelli in cui Somma ha dovuto inventarsi di tutto per sostituire con l’accentazione giusta le molte ricorrenze delle parole “re” e “conte” per dire Gustavo o Ankastrom (“l’innamorato Conte riposa” è diventato un singolare “l’innamorato
campion si posa”); a parte questo, si badi come nella versione svedese la profezia di Ulrica non prevedeva che l’assassino del protagonista sarebbe stato un suo amico, e il fatto d’essere amico non appare perciò in Ankastrom come un ulteriore inquietante titolo di sospetto, ma come una garanzia della fallacia della profezia. Nel ritocco per
il Ballo, Verdi e Somma sentirono invece di dover rafforzare la questione. Il punto più vistoso resta l’aria del baritono del terzo atto, per la quale tra l’altro Verdi aveva scritto all’inizio una musica diversa, meno rabbiosa, più cupa, più triste (che qui la si senta con quella adattata ai versi rifatti, è altra questione). Anche in quest’aria, espressioni come “santuario dell’anima mia”, il già citato “cherubin” e persino “vassallo tuo” subirono brusche sostituzioni, ma almeno non lamentiamo la perdita di quel “in tal guisa rimuneri”, diventato nel Ballo “compensi in tal guisa”. Lavoraccio, insomma, altro che pochi ritocchi.
Morale: Verdi potrebbe dire che non è il caso di andare a rimestare le mani nel lavoro del compositore. Ma qui ci sta quel che disse Philip Gossett a difesa del proprio operato, tagliando la testa al toro: «Il teatro è un luogo del gioco, inteso nel suo senso più elevato. E allora, lasciateci giocare».
FESTIVAL VERDI
“SCINTILLE D’OPERA”
Parma e Busseto, 24 settembre – 17 ottobre 2021
XXI Edizione
Teatro Regio di Parma
24 settembre, 1, 8, 15 ottobre 2021
UN BALLO IN MASCHERA
(GUSTAVO III)
9, 16 ottobre 2021
SIMON BOCCANEGRA
In forma di concerto
2 ottobre 2021
MESSA DA REQUIEM
26 settembre 2021
CONCERTO
SINFONICO CORALE
7 ottobre 2021
IN SALOTTO CON VERDI
10 ottobre 2021
GALA VERDIANO
12 ottobre 2021
FUOCO DI GIOIA
27 settembre 2021
OPERA HORROR
PICTURE SHOW
5 ottobre 2021
LETTERALMENTE
VERDI
13 ottobre 2021
UN RAVE
IN MASCHERA
Busseto, 19 settembre 2021
Montechiarugolo, 25 settembre 2021
Parma, 26 settembre 2021
Baganzola, 3 ottobre 2021
CARAVAN VERDIANO
La traviata
Lo spirito di Violetta
Scopri il programma completo su
festivalverdi.it
12
CALENDARIO FESTIVAL VERDI – VERDI OFF
SETTEMBRE
Sab 18 9.30 – 21.00 P.le Dalla Chiesa VERDI GRAFF CONTEST
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
17.00 Piazza Duomo LA CITTÀ CHE DANZA
17.30 Centro storico IL DIAVOLO E IL CANTASTORIE
18.00 Via Olivieri, CONCERTO VERDIANO
18.00, 19.30, 21.00 Centro storico I-VERDI
18.00 Strada S. Margherita, 8 A RITMO DI SWING
18.00 Parco Testoni e centro storico VERDI BAND
18.00 Via Montanara TRA RACCONTI E MUSICA
18.00 Via Spadolini ZUPPA DI SASSO
18.00 Vicofertile, Via Zilioli SPIAZZA LA PIAZZA
18.00 Via Pozzuolo del Friuli RECITAL VERDIANO
Dom 19 13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
11.00, 16.00, 21.00 Teatro Regio e Centro storico I-VERDI
9.30 e 15.00 Zibello FAGOTTO SUL PO
10.30 Casa della Musica BICIALLOPERA
12.00 Piazzale della Pace BICIALLOPERA
15.30 Parco Ducale BICIALLOPERA
18.00 Piazzale Picelli BICIALLOPERA
13.00 Parco Ducale BIANCHI ROSSI E VERDI
15.00–18.30 Parco Ducale CON VERDI IN CARROZZA
15.30 Pergola della Corale Verdi IL PICCOLO VERDI
18.00 Busseto, Piazza Verdi CARAVAN VERDIANO
19.00 Fontevivo, Parco Abbazia RIGO-LETTO E NARRATO
21.00 Pergola della corale Verdi I GIOVANI PER VERDI
Lun 20 13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
18.00 Carignano, Str. Felino in Vigatto, 2 RECITAL IN GIARDINO
20.00 Teatro Regio QUEER NIGHT Un ballo in maschera Prova Antegenerale
Mar 21 13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
17.00 Teatro Regio PRIMA CHE SI ALZI IL SIPARIO Un ballo in maschera
18.00 Chiesa di San Tiburzio CONCERTO LIRICO
18.30 Casa Traviata RECITAL IN GIARDINO
Mer 22 11.00 Casa della Musica CURIOSANDO TRA LE PAGINE
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
15.30 Teatro Regio PROVA GENERALE Un ballo in maschera
18.00 Via Traversetolo, 246 RECITAL IN GIARDINO
19.00 Piazza Chaplin NEXT FOR VERDI
Gio 23 17.00 Teatro Regio LA PAROLA AL REGISTA Jacopo Spirei
13
Ven 24 13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
18.15 Cortile di Palazzo Soragna RECITAL VERDIANO
18.30 Via Massimo D’Antona, 76 RECITAL IN GIARDINO
20.00 Teatro Regio UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III)
20.00 Piazzale Picelli O MIA PARMA, SÌ BELLA E PERDUTA
21.00 P.le Caduti di Superga LEGGENDO E ASCOLTANDO IL MAESTRO
Sab 25 8.30, 10.30, 12.00, 15.30, 17.00 Orto Botanico SULL’ALI DORATE…
10.00-12.00, 16.00-19.00 Via Cavestro 6 VERDI… NOTE DI COLORE
10.30 Teatro Regio INCONTRO DEDICATO A GRAHAM VICK
11.00 Museo Glauco Lombardi E SON LE PAROLE O MAGICO RIO
11.00, 12.00, 16.00, 17.00, 18.00 Portici del grano LA CARICA DEI MENESTRELLI
11.20, 12.20, 16.20, 17.20, 18.20 P.zza della Pace LA CARICA DEI MENESTRELLI
11.40, 12.40, 16.40, 17.40, 18.40 P.zza Duomo LA CARICA DEI MENESTRELLI
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
15.00 Centro Storico di Parma LA CITTÀ IN SCENA
17.00 Teatro Regio CORI AL RIDOTTO Coro di voci bianche Parma Musicale
18.00 Corte di Beneceto, 79 RECITAL IN GIARDINO
18.00-20.00 Borgo del Correggio, 9b VIVA VERDI! inaugurazione
18.00 Traversetolo – Corte Agresti RIGO-LETTO E NARRATO
18.00 Montechiarugolo, Piazza Rivasi CARAVAN VERDIANO
18.30 Parco Testoni PRIMI – AZIONE TEATRALE
21.00 Parma – Piazzale Inzani AERCO PER VERDI OFF
Dom 26 10.00 Pergola della Corale Verdi CONCERTO VERDIANO
11.00 Sala Baganza, Giardino della Rocca AERCO PER VERDI OFF
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
16.00 Lostello, Parco della Cittadella BLACK AIDA
16.00-19.00 Via Cavestro 6 VERDI… NOTE DI COLORE
18.00 Parma, Piazzale Picelli CARAVAN VERDIANO
19.30 Piazzale Inzani “L’’AURE DOLCI DEL SUOLO NATAL”
20.00 Teatro Regio CONCERTO SINFONICO CORALE
21.00 BDC – Borgo delle Colonne CORPO LITURGICO
Lun 27 20.30 Teatro Regio OPERA HORROR PICTURE SHOW
Mar 28 10.00-12.00, 16.00-19.00 Via Cavestro 6 VERDI… NOTE DI COLORE
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
17.00 Teatro Regio PRIMA CHE SI ALZI IL SIPARIO Messa da Requiem
18.00 Chiesa di San Tiburzio CONCERTO LIRICO
Mer 29 10.00-12.00, 16.00-19.00 Via Cavestro 6 VERDI… NOTE DI COLORE
11.00 INSV, Casa della Musica CURIOSANDO TRA LE PAGINE
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
17.00 Orto Botanico AERCO PER VERDI OFF
Gio 30 10.00-12.00, 16.00-19.00 Via Cavestro 6 VERDI… NOTE DI COLORE
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
17.00 Gran Caffè PAGINE D’OPERA Alberto Mattioli
21.00 Cortile della Casa della Musica SAXOFOLLIA
21.00 Traversetolo, Corte Agresti AERCO PER VERDI OFF
14
OTTOBRE
Ven 1 10.00-12.00, 16.00-19.00 Via Cavestro 6 VERDI… NOTE DI COLORE
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
18.00 Unità di strada SEMPREVERDI
20.00 Teatro Regio UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III)
Sab 2 10.00-12.00, 16.00-19.00 Via Cavestro 6 VERDI… NOTE DI COLORE
11.30,16.30,18.00 Mouilettes&Co. FRAGRANZE IN MUSICA
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
18.00 Pubblica Assistenza AERCO PER VERDI OFF
18.00 Traversetolo, Corte Agresti IL GUARDIANO E IL BUFFONE
20.00 Teatro Regio di Parma MESSA DA REQUIEM
Dom 3 10.00 Pergola della Corale Verdi CONCERTO VERDIANO
10.30 Mouilettes&Co. FRAGRANZE IN MUSICA
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
16.00-19.00 Via Cavestro 6 VERDI… NOTE DI COLORE
16.00 Museo Glauco Lombardi AMORI E PASSIONI
16.00 Parco Testoni BLACK AIDA
16.00 Pergola della Corale Verdi AERCO PER VERDI OFF
17.00 Parco Vezzani TOPO ADELMO, UGOLA D’’ORO
18.00 Baganzola, Area verde di Via Nabucco CARAVAN VERDIANO
Mar 5 10.00-12.00 Parma – Via Cavestro 6 VERDI… NOTE DI COLORE
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
17.00 Teatro Regio PRIMA CHE SI ALZI IL SIPARIO Simon Boccanegra
18.00 Chiesa di San Tiburzio CONCERTO LIRICO
20.30 Teatro Regio LETTERALMENTE VERDI
Mer 6 10.00-12.00, 16.00-19.00 Via Cavestro 6 VERDI… NOTE DI COLORE
10.00 – 17.00 Portici del Grano TEMPO AL TEMPO
11.00 Casa della Musica CURIOSANDO TRA LE PAGINE
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
14.00 Teatro Regio PROVA GENERALE Simon Boccanegra
20.30 Casa Madre Saveriani CONCERTO VERDIANO
Gio 7 13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
17.00 Teatro Regio CORI AL RIDOTTO Coro di voci bianche Corale Verdi
18.00 Palazzo del Governatore TRIO FISARMONICHE
20.00 Teatro Regio IN SALOTTO CON VERDI
Ven 8 13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
17.00 Gran Caffè PAGINE D’OPERA Fabio Larovere, Andrea Faini
17.00 Via Spadolini ARTI VERDI
19.00, 21.00 Lostello, Parco della Cittadella OPERA SHOT
20.00 Teatro Regio UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III)
21.00 Teatro Convitto Maria Luigia CONCERTO VERDIANO
15
Sab 9 10.00-13.00, 15.00-19.00 Pal. del Governatore INCOFFESABILE VERDI
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
16.00 Chiesa di San Vitale MUSICA DIVINA
15.00-19.00 PMuseo d’Arte Cinese ed Etnografico STRAORDINARIE
17.00 Collecchio, Piazza Grazia Deledda AERCO PER VERDI OFF
20.00 Teatro Regio SIMON BOCCANEGRA In forma di concerto
Dom 10 10.00-13.00, 15.00-19.00 Pal. del Governatore INCOFFESABILE VERDI
11.30 Monumento a Verdi CERIMONIA IN ONORE DI VERDI
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
15.00-19.00 Museo d’Arte Cinese ed Etnografico STRAORDINARIE
15.00 Piazza della Pace VERDI BAND
17.00 Teatro Regio CORI AL RIDOTTO Coro di voci bianche Ars Canto
17.00 Lostello PISTAFRULLI IN CONCERTO
18.00 Certosa di Parma VERDI SACRO
20.00 Teatro Regio GALA VERDIANO
20.30 Sede della Croce Rossa AERCO PER VERDI OFF
Mar 12 13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
17.00 Gran Caffè PAGINE D’OPERA Roberta Pedrotti
18.00 Chiesa di San Tiburzio CONCERTO LIRICO
20.00 Teatro Regio FUOCO DI GIOIA
Mer 13 13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
20.30 Teatro Regio UN RAVE IN MASCHERA
21.00 Parma – Casa della Musica VERDI IN BLU
Gio 14 13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
17.00 Gran Caffè PAGINE D’OPERA Mauro Balestrazzi
18.00 BDC GALA VERDIANO
Ven 15 13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
20.00 Teatro Regio UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III)
21.00 Corale Verdi GALA VERDIANO
Sab 16 11.00 Museo Glauco Lombardi GALA VERDIANO
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
21.00 Campus Industry FESTA DI CHIUSURA VERDI OFF 2021
20.00 Teatro Regio SIMON BOCCANEGRA In forma di concerto
Dom 17 10.00 Pergola della Corale Verdi CONCERTO VERDIANO
11.00 Basilicanova, Sala Amoretti AERCO PER VERDI OFF
13.00 Fornici del Teatro Regio CUCÙ VERDIANO
15.00 Centro storico di Parma LA CITTÀ IN SCENA
17.00 Teatro Regio CORI AL RIDOTTO Corale “Giuseppe Verdi”
17.30 Felino, Cinema Teatro Comunale AERCO PER VERDI OFF
18.00 Palazzo del Governatore QUARTETTO ENIGMA
18.00 Ospedale Maggiore AERCO PER VERDI OFF

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