Stalking, una malattia sociale che si combatte con l’aiuto di tutti

Stalking, una malattia sociale che si combatte con l’aiuto di tutti – Lo stalking? Una vera e propria “malattia sociale”, un fenomeno sotterraneo ma diffuso che attraversa tutti gli strati sociali, i generi e le generazioni, ma anche finalmente un reato, previsto dall’art. 612 bis, introdotto nel febbraio 2009 nel nostro codice penale. Una novità per l’Italia (non per altri Paesi quali Stati Uniti, Australia, Canada, Regno Unito, Norvegia, Danimarca, Olanda, Belgio, Austria e Germania), che è servita a “sdoganare” dal silenzio nel quale era rinchiusa la sofferenza di molte vittime, in grande maggioranza donne, un comportamento – ma in realtà si tratta di diversi comportamenti – accomunati da un tratto comune: la violenza e la sopraffazione. Se ne parlò anche a Trento, pochi giorni dopo l’entrata in vigore del “decreto anti stupro” per iniziativa della Consigliera di parità, che oggi è tornata sull’argomento, in occasione di un incontro promosso dall’assessore provinciale alla Solidarietà internazionale e convivenza Lia Giovanazzi Beltrami per presentare il volume “Lo Stalking”, tratto dagli atti del convegno che si è tenuto nel marzo 2009 a Trento.

Ci sono date – e l’8 marzo è certamente una di queste – che segnano in modo permanente la “lunga marcia” delle donne verso la piena affermazione di una società paritaria. Ma un’altra data da ricordare, fissata nella storia giuridica del nostro paese, è quella del 25 febbraio 2009, giorno a partire dal quale, grazie ad un nuovo reato introdotto nel codice penale (art. 612 bis) è possibile perseguire penalmente la “sindrome del molestatore assillante”, meglio conosciuta come stalking.

 

Fenomeno più diffuso di quanto si pensi, lo stalking, anche in Trentino, dove non sono purtroppo mancati episodi di estrema gravità (si ricordi ad esempio l’omicidio di una giovane donna avvenuto nel 2008 in Valle di Fiemme) e di cui si è tornati a parlare oggi, in occasione della presentazione del volume tratto dagli atti del convegno che proprio nel marzo del 2009, pochi giorni dopo l’approvazione di quello che venne allora chiamato “decreto anti-stupro”, radunò oltre 150 persone, moltissimi gli avvocati, per discutere su come contrastare il fenomeno stalking. Ad organizzare l’incontro fu la Consigliera di parità in collaborazione con l’Assessorato provinciale alla solidarietà internazionale e alla convivenza, gli stessi soggetti che oggi firmano la pubblicazione del volume “Lo Stalking, caratteristiche del fenomeno e strumenti di tutela”, che raccoglie i contributi di quella importante giornata di approfondimento, allora preceduta dalla presentazione di un vademecum anti stalking.

 

Rispetto ai contributi resi al convegno e riportati nella pubblicazione, il volume aggiunge, accanto ad un’appendice normativa, una serie di sentenze – tra cui anche una del 2010 del Tribunale di Rovereto a conclusione di un processo per violenza sessuale che si concluse con la condanna dell’imputato a 2 anni e 6 mesi di reclusione – che offrono un quadro panoramico sulle più recenti applicazioni giurisprudenziali in materia di stalking.

La presentazione del volume – alla quale sono intervenuti, accanto all’assessore Lia Giovanazzi Beltrami ed alla Consigliera di parità Eleonora Stenico, lo psichiatra e criminologo Fabio Bonadiman, l’avvocato Annelise Filz ed il magistrato Fabio Biasi, che firmano alcuni degli interventi riportati nella pubblicazione – è stata l’occasione per “allargare il discorso” sullo stalking. Facendo capire, ad esempio, che si tratta di un fenomeno rinvenibile, con proprie specifiche forme, anche nelle generazioni più giovani, nei ragazzi che frequentano le scuole medie e negli adolescenti attraverso l’uso delle nuove tecnologie di comunicazione; che vittime dei comportamenti violenti posti in atto dagli stalkers sono spesso i figli minori, cosa che accade nei casi di separazione conflittuale; che alla sindrome del molestatore assillante sono molto spesso correlate altre “devianze” quali l’abuso di sostanze (alcol e droghe) o la dipendenza dal gioco d’azzardo.

“Si tratta di un fenomeno complesso – spiega la Consigliera di parità Eleonora Stenico – che investe la sfera privata ma che spesso sfocia nella violenza sessuale e perfino nell’omicidio e contro il quale le donne, che rappresentano l’80 per cento delle vittime, si sentono spesso impotenti e incapaci di reagire. Molto sta però cambiando dall’entrata in vigore della legge che lo ha riconosciuto come reato specifico, le denunce aumentano, se ne parla ed a differenza del passato si arriva in tribunale alla condanna”.
Sullo stalking – come ha ricordato l’assessore Lia Giovanazzi Beltrami – ha aperto un fronte d’intervento anche l’ente pubblico: prima con la diffusione di un vademecum con 10 indicatori e consigli per aiutare a riconoscere quando lo stalking è in atto o sta per iniziare, a sapere come reagire ed a chi rivolgersi, poi con l’attivazione dell’Osservatorio sulla violenza.

 

“In questi anni abbiamo visto come lavorare insieme sia molto utile – afferma l’assessore -, lo stalking è un fenomeno molto preoccupante che non possiamo sottovalutare e sul quale dobbiamo lavorare fin dalle prime generazioni, in tale senso opera un progetto in atto nelle scuole, ora se se ne aprirà uno sulla gestione dei conflitti. Tutti i fenomeni di violenza sulle donne hanno una componente culturale molto forte, vale a dire la violenza accettata sulla donna, ma c’è anche una componente sociale. Occorrono dunque più strumenti ma serve anche un patto tra l’amministrazione, i media, la magistratura”.

Che molto sia cambiato con l’inserimento nel codice penale dell’art. 612 bis lo conferma anche l’avvocato Annelise Filz: “Una innovazione culturale – dice – le denunce per atti persecutori sono nettamente aumentate. Alle donne che rimangono vittime di questi comportamenti non interessa tanto la condanna dello stalker quanto che cessi il tormento; spesso sono però restie a denunciare, talvolta vorrebbero ritirare la denuncia fatta sperando che ciò possa portare ad una soluzione, ma al tempo stesso temono di incoraggiare in tal modo il loro persecutore. Ciò che serve per sostenere un processo per stalker è soprattutto avere le prove, poter produrre documentazione e riscontri puntuali per poter dimostrare che si è subito un danno. In questo senso è molto importante l’attività di polizia giudiziaria. Occorre prevenire – conclude l’avvocatessa – ma è altresì importante che accanto alla cura delle vittime si pensi a curare anche lo stalker”.

Ad integrare, infine, gli interventi di stamane anche quelli del criminologo Fabio Bonadiman e del magistrato Fabio Biasi. Per il primo il punto di partenza va ricercato nella prevenzione, una ricerca che va a toccare tre ambiti: la qualità dello sviluppo infantile, determinante per definire ciò che poi saremo nella vita (“C’è una forma educativa del tutto insufficiente a questo proposito”); il collaudo adolescenziale (“C’è una gravissima carenza di un modello affettivo sentimentale nel quale si crea spazio per l’abbandono e la violenza, dobbiamo sempre avere uno sguardo propositivo verso la qualità delle relazioni sociali”); terza fase, la più importante, è quella che riguarda la relazione sentimentale adulta. Quando le relazioni dentro una coppia vanno formalizzate, è importate che vengano chiarite le altre facce della luna: la fine della relazione, ad esempio, il rapporto tra due persone ha pieghe terribili in certi passaggi, si parte da un “ti amo” e si arriva ad uccidere”.

 

Bonadiman avverte poi un’altro pericolo per le vittime: “La presunzione della donna vittima di poter gestire queste situazioni, provando a fare la missionaria, provando a convincere lo stalker, e così finisce in situazione inguaribili”.

Per il magistrato Fabio Biasi “la norma che ha previsto il reato di stalking è stata molto opportuna perché ha consentito di aumentare la consapevolezza del fenomeno, prima non si sapeva come intervenire, ora l’esistenza di un reato forma una coscienza civile. Purtroppo non è diminuita l’attività criminosa, sono quotidiani i fenomeni di questo tipo e agiscono in maniera turbolenta e dannosa nei confronti dei minori. La rivendicazione insistente del diritto di vedere il bambino in caso di separazione, ad esempio, può configurarsi come un comportamento di stalking. Due cose sono importantissime: non lasciare sole le persone e lavorare sulla qualità delle relazioni umane”. (cz)

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