Simon Cole: con “Panico EP” per l’evoluzione e la consapevolezza

Progetto intimo, privato, poi reso pubblico… sfaccettature di vita che approda alla forma di un rap misto r’n’b che poi diviene la cifra del nuovo pop urbano della scena indie.

Alessandrino, Simon Cole sforna un EP dal titolo “Panico EP” che significa anche emancipazione di se e liberazione. Poter affrontare problemi simili, assai comuni a tanti… chissà se anch’essi figli vissuti di questo tempo strano. E noi ricuciamo fili di un vissuto che tanto somiglia a quello di noi altri che restiamo in ascolto…

Un lavoro d’esordio assai intenso e personale. Credo che dietro ci sia un vissuto che lo renda ancor più denso di significati… o sbaglio?
È vero, PANICO è un progetto molto intenso, così come intense sono state le esperienze vissute che mi hanno portato poi a scrivere i brani che costituiscono l’EP.

Quanto il lato personale del messaggio diventa poi socialmente utile per noi altri?
Credo dipenda da persona a persona, tantissimi mi hanno scritto dicendomi che si sono rispecchiati nei brani e che gli sono stati d’aiuto per affrontare situazioni complicate. Questa cosa mi fa davvero tanto piacere, il mio desiderio più grande è che le persone non capiscano di cosa parla PANICO, perché significherebbe che non hanno mai vissuto in prima persona ciò di cui parlo, ma per chi purtroppo capisce spero che la musica possa aiutarli e tirarli fuori dal baratro.

Un disco che è servito ad una sorta di “guarigione” o di emancipazione?
Questo disco è stato un modo per tirare fuori tutto, per urlare al mondo “Hey, questo sono io. Sono un uomo e sono vulnerabile. Non sono indistruttibile”.

C’è tanto bianco e nero attorno a questo suono: perché? Mi sarei atteso molta più luce invece…
La scelta del bianco e nero è legata al fatto di voler mostrare agli ascoltatori come vedo il mondo dall’arrivo del panico nella mia vita.

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