Sergio Borsato: un disco di memoria e di grande folk

Si intitola “Liberi e Forti” il nuovo disco del cantautore veneto Sergio Borsato. Disco condotto artisticamente dal grande Massimo Priviero (nella track list anche un omaggio condiviso della sua celebre “La strada del Davai”) e poi troviamo anche la magistrale chitarra di Riki Anelli. Disco di polvere e di terra, disco di quel grandissimo folk che significa anche memoria e riverberi lontani… disco che parla di rinascite, di guerre, di uomini e del loro modo di stare al mondo, espressione cara a Priviero. Un manifesto politico? Sicuramente una bandiera di pace… e di grandissima quiete.

Che bel manifesto “Liberi e forti”… non trovi?
È dedicato a tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave situazione di conflitto si sentono chiamati a cooperare ai fini superiori della Vita, senza distinzione di colore politico. È un inno, un canto che richiama la volontà di partecipare uniti, insieme verso un mondo nuovo, fatto di persone nuove, con un unico ideale di giustizia e libertà.

Che sia anche un manifesto in senso letterale e politico? Fare storia, ricordarla, è un senso di rivoluzione… o sbaglio?
Si, può sicuramente esserlo, se intendiamo la politica come la intendeva Aristotele, cioè non fine a se stessa ma a favore del bene dei cittadini. Serve ad attuare gli ideali di giustizia sociale e migliorare le condizioni generali, del lavoro, a sviluppare le energie spirituali e materiali di tutti i paesi uniti nel vincolo di una società partecipativa e non verticistica. Fare storia ci fa capire i cambiamenti, l’evoluzione della società, essa determina il senso di appartenenza e d’identità. Chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare.

La forma è sempre di dolcissima quiete. Il rock fa capolino in qualche dove. Serve la contemplazione per affrontare la vita?
Non solo le forme gentili e quiete sono contemplazione nella vita, a volte servono sferzate decise (“Tiocfaidh AR Là” o “Liberi e Forti”). Vale a dire: la vita (tutta la vita!) in ogni forma è da contemplare. La capacità di contemplazione è favorita, richiesta, invocata dalle forze e dalle forme della vita stessa. Perciò contemplare è l’accesso normale alla vita. L’assenza di contemplazione non è semplicemente un dovere disatteso, ma un’amputazione inferta all’uomo.E la musica diventa elemento rafforzativo.

E tornando al rock? Penso a Priviero e non credo possa mancare…
Ho avuto l’onore e il piacere di lavorare con artisti importanti, di fama nazionale e internazionale. Penso a Massimo Bubola, a Marvin Etzioni (produttore dei counting Crows),la fortuna di confrontarmi con colleghi musicisti che mi hanno permesso di crescere nel tempo. Oggi non ho bisogno di essere preso per mano, ho un grado elevato di anarchia che neppure l’etichetta di anarchico mi starebbe bene. Diciamo che Massimo mi ha convinto a rimettermi in pista, a ripartire verso non si sa dove. Ed è proprio il fatto di non avere una meta che mi ha convinto a ricominciare a scrivere canzoni. Senza imposizioni e/o clichè, fottendomene di tutto e di tutti e soprattutto lontano dal pensiero unico e dalla modernità fluida, tanto di moda oggigiorno.

Ricky Anelli: che contributo è stato per il disco?
Ricki è un ottimo musicista, ha saputo organizzare il miei brani musicali per poter metterli in scena, affinché un particolare gruppo di musicisti possano poi suonarli. L’ha saputo fare senza snaturare la forma di concepimento. Ha un eccezionale background musicale, con una solida conoscenza, non solo di come leggere e scrivere musica, ma anche di come i diversi strumenti lavorano insieme. Con la preziosa collaborazione di Francesco Matano, dello Studio “Musica per il Cervello ” di Caravaggio, ha capito come organizzare le tonalità e i volumi dei vari strumenti affinché le melodie e le armonie potessero avanzare al meglio.
Per essere il migliore devi avere i Migliori Collaboratori. Punto.

Dal vivo… ? Dove ti troviamo e cosa troveremo sul palco? Suonerai con loro?
Dopo 15 anni di “fermo immagine” voglio ricostruire bene, passo dopo passo, quel percorso senza meta. Oggi chi verrebbe a vedere Borsato (anche se il migliore)? Penso al massimo un centinaio di persone. Vediamo di crescere con la comunicazione e poi, nel 2024, solo a teatro, faremo in modo di mettere insieme i racconti dei Liberi e Forti e non solo, visto che in cantiere c’è un nuovo progetto musicale.
Lo chiederemo alla polvere.

Articolo precedenteAd Ostia la veleggiata “30+Trenta” apre la stagione estiva
Articolo successivoGaribaldi Vs Frankekstein: al via la campagna kickstarter per il fumetto di Andrea Guglielmino