“Quando vai via” è il nuovo singolo dei Cascate. L’intervista

  1. Ciao Cascate, Quando vai via è il vostro ultimo singolo. È un brano molto introspettivo e intimo, quasi una confessione…come è nato?

L’introspezione è una caratteristica che fa parte di noi e che si riversa a pieno nella nostra musica, fin dalla produzione. Anche questo brano è nato da un collage di stimoli e sensazioni più o meno consapevoli e per questo difficili da ricostruire a posteriori. Sicuramente quando abbiamo scritto “Quando vai via” eravamo affascinati dal modo di raccontare l’amore di una serie tv britannica che avevamo scoperto quel periodo, “The End of the F***ing World”. In particolare ci siamo innamorati di una scena che per noi ancora oggi lo rappresenta a pieno. La scena non segue il senso del testo ma il mood è esattamente quello che vorremmo esprimere con il nostro brano. Comunque quando abbiamo iniziato a scrivere “Quando vai via” ci interessava catturare e raccontare un preciso momento di una relazione d’amore, quello che per noi è l’inizio, quando si gioca a carte coperte ma c’è quell’elettricità nell’aria che ti lega ancora prima che tu lo capisca. Non descrive una situazione lineare ma effettivamente si tratta di una riflessione-confessione, il flusso di coscienza di una ragazza che si sfoga con sé stessa dopo che le cose non sono andate come immaginava e sperava, per timidezza e mancanza di coraggio. Ma è una storia comunque a lieto fine, è solo una delle tappe della relazione, forse la nostra preferita perché è il momento in cui si scopre che in fondo l’amore è mancarsi.

  1. Quanto è autobiografico il progetto Cascate? Le vostre sono scene di vita vissuta o sensazioni esterne che assorbite?

Non possiamo dire che parliamo di noi ma allo stesso tempo le nostre canzoni raccontano sempre qualcosa di noi. Per il momento non è un vero e proprio progetto autobiografico, nelle cose che facciamo ci sono però delle sfumature che appartengono al nostro carattere e al nostro modo di vedere le cose. Ci piace molto immaginare delle situazioni verosimili senza mai entrare troppo nei dettagli, senza comprometterle con la realtà, ci piace creare delle storie assolute, al limite del sogno. Sicuramente assorbiamo tanto dall’esterno, siamo sempre alla ricerca di stimoli creativi dall’esterno, soprattutto per quello che riguarda il sound, scriviamo musica sempre dopo aver ascoltato tanta musica. In questo senso siamo attenti alle novità, abbiamo dei gusti abbastanza chiari e definiti ma lasciamo sempre aperte le porte a quello che non conosciamo, anzi, ci piace proprio scoprire e lasciarci stupire. 

  1. Roma è da sempre uno dei fulcri musicali del Paese, in che stato di forma è al momento sotto il profilo della scena?

In quest’ultimo anno abbiamo inevitabilmente perso di vista la “scena”, purtroppo l’assenza dei concerti dal vivo ha compromesso anche la scoperta e la conoscenza della realtà musicale locale. Negli ultimi anni c’è stato senza dubbio grande fermento a Roma e dintorni, anche grazie al rinnovato interesse nei confronti della musica indipendente e quindi al conseguente aumento di spazi e manifestazioni musicali. Roma è una città enorme e si esprime in mille modi diversi, è difficile indicare o delineare una linea comune dal punto di vista musicale, ma sicuramente un artista romano sa rendersi riconoscibile, nel bene e nel male. Noi personalmente non siamo molto attaccati alla romanità, anche se non sappiamo immaginarci nessun altro posto in cui vivere al momento. Tornando alla scena attuale, forse, ad oggi, si sta rischiando un po’ l’appiattimento ma crediamo che la novità possa essere sempre dietro l’angolo.

  1. Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi mesi dei Cascate?

Ad inizio anno ci siamo fatti una promessa, nonostante le mille difficoltà del momento avremmo cercato il più possibile di non rallentare ma anzi di raddoppiare. Questo è il nostro presupposto per il 2021.

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