Oltre, l’esposizione site-specific di Innocenzo Odescalchi all’Antica Fornace del Canova a Roma

La Fornace del Canova è diventata l’inferno, dove Lucifero non è conficcato al suo fondo con le tre teste divoranti i tre più grandi traditori-peccatori (dopo di lui), come nell’alta fantasia dantesca, ma sta al suo fondo sospeso a testa in giù, e non ha tre teste ma nessuna, non divora nessuno ma è solo, chiuso in un lenzuolo-sudario infuocato che lo imprigiona, e nel quale sembra torcersi per uscire e liberarsi. Qualcosa esce dal sacco che lo chiude, fra le pieghe del panneggio, dovrebbe essere un piede ma è una mano – come se il suo corpo, dentro, fosse spezzato – una mano semiaperta verso l’alto, come cercasse la luce. La luce di un battesimo, di un riscatto, un perdono, una rinascita, ma un’acqua nera si raccoglie sotto la sua non testa, in un vaso battesimale sotto la sua non fronte, verso il quale sembra vicino a immergersi.

Ma il Battesimo di Lucifero, in questa potente installazione di Innocenzo Odescalchi, è preceduto da una presenza femminile piuttosto inquietante, un mostro arcaico carico di simbologie, che pietrifica col suo sguardo: Medusa.

Lei appare prima, in una sorta di antinferno, su una porta non perfettamente chiusa, che lascia uno spiraglio sottile tra un battente e l’altro, chiaro riferimento a Canova, qui padrone di casa (impossibile non omaggiarlo), e alla famosa tomba della Basilica dei Frari a Venezia dove è sepolto il suo cuore, con quella porta socchiusa da cui trapela il nero dell’OLTRE.

Anche Medusa, come Lucifero, insuperbi per la sua bellezza, anche lei sfidò orgogliosamente la divinità e fu da lei punita. Due personaggi che appartengono a due mondi diversi, quell’ebraico-cristiano Lucifero, quello greco Medusa: due mondi che, nella loro inestricabile fusione hanno creato la nostra civiltà.

E proprio lei, la civiltà occidentale, è forse il vero soggetto dell’opera: lei che, faustianamente, ha venduto l’anima al diavolo, lei che, come già Adamo (e dunque non solo la civiltà occidentale ma l’intera umanità) ha introiettato il diavolo, il suo cattivo consiglio verso la conoscenza e la scienza. E così dopo l’evoluzione fisica, dopo l’evoluzione biologica, ecco l’uomo, l’antropocene, ovvero l’evoluzione tecnologica. Siamo stati noi a volerla, come l’hybris di Lucifero e Medusa che si credono più di Dio? O qualcuno ci ha consigliato, come il diavolo-serpente consigliò il primo uomo? O semplicemente la tecnica che va OLTRE la vita, che ci dà tanto e ci fa una paura tremenda, che ci dà e ci leva ce l’ha semplicemente data un Dio (come Prometeo che donò il fuoco all’uomo e fu anche lui punito) e noi non c’entriamo, siamo solo macchine che ubbidiscono a un destino ferreo che va OLTRE di noi? E dove va, dove andiamo, dove ci porta questo destino? Lucifero, il male che è in noi, vuol forse dirci Innocenzo, sembra voler liberarsi. Si scuote come un terremoto nelle viscere della terra, il suo corpo spezzato agita il panneggio e mira verso una composizione, verso un corpo vero e intero, classico. La sua liberazione potrebbe significare due cose, opposte ma che forse convivono: dispiegarsi completamente come male e distruzione globale, la cui minaccia sentiamo oggi viva come una punta della nostra carne, o riscattarsi come la luce che era, attraverso una purificazione battesimale alla luce e al bene, e ridarci l’anima che abbiamo perso.

Claudio Damiani

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