“Nascosto in aria”. Il cielo interiore di Giulio Brando in cinque respiri musicali

Dove la rinascita è fatta di silenzi, sussurri e piccole esplosioni d’anima

Ci sono dischi che non si ascoltano: si attraversano. Come certi sentieri di campagna che non conducono in un luogo preciso, ma dentro di noi. “Nascosto in aria”, il nuovo EP di Giulio Brando, è uno di quei percorsi. Un ritorno, dopo oltre un decennio di silenzio artistico che non cerca il rumore del mercato, ma la verità della voce.

L’apertura è affidata a “Puledro Pazzo”, singolo che rappresenta non solo l’inizio dell’EP, ma anche la chiave di lettura dell’intero progetto. Un galoppo interiore, una fuga liberatoria che ha il passo gentile di chi ha sofferto e ora sceglie la leggerezza. La melodia si espande come una prateria sonora, folk e calda, mentre il testo disegna un orizzonte di rinascita: “Ho visto la mia rabbia uscire dalla gabbia volare verso la cura”. È l’istinto che diventa respiro, il vento che non spinge ma accompagna.

E proprio quando il fiato si fa più ampio, arriva la title track: “Nascosto in aria”. Una ballad densa e sobria, dove la semplicità è una conquista. Chitarre leggere, voce ferma, pensieri sussurrati tra un verso e l’altro. L’effetto è quello di una nuvola che si apre al sole, una canzone che non urla il cambiamento ma lo rende evidente. La struttura è classica, ma l’emozione è viva, contemporanea. Qui, la forza non è nell’urgenza, ma nella chiarezza.

Il terzo brano, “Il mio viaggio”, cambia lo scenario, ma non l’intenzione. È una canzone da strada, ma non per andarsene: per ritornare. Il sound lambisce la ballata rock, con echi springsteeniani mai ingombranti. La chitarra si fa più presente, mentre Brando cammina tra speranza e introspezione, domandandosi se questo viaggio sia reale o solo sognato. Un pezzo che sospende il tempo, perfetto per le notti d’estate con le finestre aperte e la testa lontana.

Poi si entra nel cuore emotivo dell’EP con “Stretta a me ti tengo”, probabilmente il brano più classico nella forma, ma anche uno dei più toccanti. Il pianoforte apre lo spazio come un sipario e poco a poco la ballata si accende, come un quadro che prende colore a ogni pennellata. L’assolo di chitarra arriva puntuale, atteso, meritato. Qui, il cielo si commuove, e la musica lo consola. È amore, ma non idealizzato: è presenza, cura, desiderio di restare.

Infine, “Ricordo di me”, recuperata dal primo album “I giardini degli angeli”, viene qui reinventata come epilogo perfetto. Un momento di sospensione, affidato anche alla splendida interpretazione di Maela Chiappini, che dona al brano un’eleganza intima e cinematografica. Sax, piano, luci soffuse. È una tela sonora dipinta a due mani, dove Brando scompare quasi del tutto nella voce dell’altro, diventando soffio, eco, memoria.

“Nascosto in aria” è un EP che non pretende di spiegare tutto, ma lascia aperte le domande giuste. È un diario musicale, un ritorno dolce ma consapevole, un piccolo atto di fiducia nella musica come linguaggio essenziale. Giulio Brando non urla: racconta. Non mostra: lascia intravedere. E in questo stare un passo indietro, riesce a fare un passo avanti, nella scrittura e nel cuore di chi ascolta.

Youtube
https://www.youtube.com/@giuliobrando
Facebook
https://www.facebook.com/share/1F14chpr83/?mibextid=wwXIfr
Instagram
https://www.instagram.com/giulio_brando/profilecard/?igsh=MTRreWppbmdsODhkcw==
Spotify
https://open.spotify.com/artist/0CwSf8xkQNMRhXkqRRuuuU?si=bihvHfoLQ820t5QPJ3bFSQ

 

Articolo precedente“Stavamo solo imparando la vita” un viaggio nell’anima
Articolo successivoPineta Club Porto Rotondo: musica, ospiti e format di tendenza dal 23 al 26 luglio