Mirella Bonora e Il passo della gatta

Tra pochi giorni in libreria il romanzo di Mirella Bonora, Il passo della gatta, per Argentodorato Editore.

È la Casa Editrice ferrarese, Argentodorato, a dare alla stampa il romanzo di Mirella Bonora. Tra le vincitrici del concorso “Città silenziose” indetto dalla squadra di Eleonora Ippolita Belletti, la Bonora, firma oggi Il passo della gatta che, come sottolinea da subito, “non è un romanzo che parla di gatti!”.

Per Oltre le colonne intervistiamo l’Autrice per conoscere lei e l’opera.

Buongiorno, Mirella, benvenuta a Oltre le colonne. Raccontaci di te, di cosa ti occupi oltre alla scrittura?

Sui miei documenti c’è ancora scritto “Insegnante” perché in fondo questa è una professione che ti resta addosso. Ora però mi sto occupando a tempo pieno dei miei figli, un ruolo che considero particolarmente impegnativo, complesso e gratificante. Dopo la laurea, mi sono dedicata all’insegnamento e alla formazione per diversi anni, ho avuto la fortuna di lavorare con bambini e ragazzi di tutte le età e questo mi è stato utilissimo quando ho deciso di dedicarmi alla mia famiglia.

La scrittura mi accompagna sin da giovanissima, è sempre stata una passione autentica, che scorreva parallela a tutte le altre mie attività.

Il passo della gatta è il tuo primo romanzo, come hai maturato l’idea e di cosa racconti?

In realtà invento storie di continuo. Immagino situazioni, personaggi, dialoghi. Parto da un dettaglio che mi colpisce, un episodio. Ma il più delle volte si tratta di passatempi per la mente, giocattoli, che svaniscono. Un giorno però mi si è fissata in testa un’immagine nitida, una situazione tra due personaggi in una notte ferrarese, di fronte a una residenza storica in stile Liberty piuttosto nota in città.

La storia della mia città, Ferrara, mi appassiona e da tempo meditavo di scrivere qualcosa incentrato proprio su quel particolare scorcio. L’idea era persistente, non riuscivo a liberarmene, così ho deciso di svilupparla. Il romanzo quindi è ambientato a Ferrara, con qualche guizzo nel passato, i protagonisti sono giovani e di successo. Aggiungi un pizzico di mistero, un segreto di famiglia da svelare e ovviamente una gatta.

Chi sono i tuoi autori di riferimento?

Leggo di tutto, sono onnivora. Ho tratto grandi insegnamenti dalle letture più disparate. Certo, ho i miei riferimenti. La mia adolescenza è stata dominata da Stephen King, ad esempio. Di lui apprezzo il talento unico che porta il lettore a credere a qualunque cosa. Poi Agatha Christie e i suoi intrecci complicati, Poe… I romanzi gotici… Amo le fiabe e la letteratura fantasy ma in realtà prediligo le storie ancorate alla realtà: il romanzo storico sintetizza un po’ la voglia di evasione e l’interesse per il vero. In questo, i miei riferimenti, inarrivabili, sono Wilbur Smith e Ken Follet.

Ovviamente l’ispirazione per una storia avventurosa, contemporanea, a spasso per la città e sulle tracce di un qualche mistero del passato, magari scritto nella pietra, l’ho presa da Dan Brown, come negarlo?

Bassani è invece un po’ il mio riferimento poetico: i tratteggi della sua (e mia) città sono veicoli per la memoria e le emozioni, trascendono sempre il piano descrittivo.

Tre aggettivi per descrivere la tua avventura editoriale, e perché?

Inaspettata: quando ho inviato il mio racconto alla casa editrice Argentodorato non avevo mai partecipato ai concorsi, né inviato miei scritti a editori. Mi sono ritrovata di colpo all’inizio di una strada nuova, mai nemmeno immaginata. La scrittura è sempre stata importante per me, ma credevo che sarebbe rimasto il classico sogno nel cassetto.

Terapeutica: è vero che la scrittura, da sola, salva. Ma è solo quando condividi il tuo lavoro con persone che professionalmente uniscono le loro energie alle tue, cercando prima di capire i tuoi contenuti, poi di renderli più fruibili, che ti confronti con la potenza della scrittura.

Gratificante: Argentodorato ha davvero a cuore le sue autrici e i suoi autori, che accompagna con grande cura e dedizione.

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