Marco Colonna porta i suoi clarinetti a ParmaJazz Frontiere Festival

24 ottobre, Ape Museo di Parma ore 18.00: al ParmaJazz Frontiere Festival è il momento di Marco Colonna con i suoi clarinetti e il suo progetto Fili: un nuovo album in cui esplora le varie potenzialità del clarinetto basso, strumento che ha scelto da alcuni anni per portare avanti la propria ricerca e diventato marchio di fabbrica dei suoi set solisti.

Attivo da oltre 20 anni, Marco Colonna è considerato uno dei jazzisti italiani più significativi della nuova generazione. Il suo strumento è il clarinetto basso, anche se Colonna si sperimenta anche in altri strumenti a fiato, sempre alla ricerca di nuove soluzioni, siano esse in solo o all’interno di formazioni – come Eternal Love di Roberto Ottaviano -. Oppure, in ambito più sperimentale, come improvvisatore. Dal 2015 il suo nome è sempre nelle classifiche del jazz nazionale e non solo, come uno tra i migliori interpreti di strumento a fiato; dal 2017 è nella top ten dei migliori musicisti jazz italiani e nel 2019 conquista il terzo posto, dietro nomi storici come Enrico Rava e Franco D’Andrea.

Questo album segna per Colonna un ritorno ad una dimensione puramente acustica, senza utilizzo di loop ed elettronica: “In Fili ho cercato di esplorare le possibilità combinatorie di vari elementi stilistici, ed ho provato a rendere la mia esplorazione delle caratteristiche timbriche e sonore dei clarinetti, base di un approccio orchestrale. Per quanto comprenda che le nuove istanze della musica tendano sempre più verso un suono “sintetico” la mia sfera di competenza è sempre il suono acustico e la sua manipolazione, trasformazione e identità. Per cui in questo lavoro le tecniche estese sono elementi strutturali e ritmici di un percorso in cui lo svuotamento di un approccio virtuosistico in favore di una più alta consapevolezza compositiva è l’essenza dell’omaggio a Maria Lai, la cui poetica e visione artistica sono linfa per questo materiale, pensato e composto, prima che suonato e reso vivo. Omaggiando un artista, ma in definitiva l’arte come strumento di immaginazione.”

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