Le palafitte di Fiavè e Ledro, la giornata del riconoscimento Unesco

Le palafitte di Fiavè e Ledro, la giornata del riconoscimento Unesco – Le palafitte di Fiavé e Ledro, recentemente inserite assieme ad altri 109 siti palafitticoli dell’arco alpino nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, saranno protagoniste di un’iniziativa che si terrà domenica 18 dicembre a Fiavé. L’incontro, che avrà inizio alle 14.30 presso il Caseificio, costituisce l’occasione per ribadire l’importanza del prestigioso riconoscimento e per sensibilizzare e coinvolgere tutta la popolazione nella tutela e nella valorizzazione del proprio patrimonio culturale. Saranno presenti l’assessore provinciale alla cultura, rapporti europei e cooperazione, Franco Panizza, il sindaco di Fiavé, Nicoletta Aloisi, e il sindaco di Ledro, Achille Brigà.
Il riconoscimento dell’UNESCO presuppone la consapevolezza del grande valore che i siti palafitticoli rivestono per tutta la comunità e l’impegno da parte di tutti i soggetti interessati alla loro conservazione, protezione e valorizzazione. Questi aspetti verranno affrontati e presentati al pubblico da Livio Cristofolini, dirigente della Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento, Raffaella Poggiani Keller, direttore della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, Michele Lanzinger, direttore del Museo delle Scienze di Trento e Paolo Bellintani, archeologo della Soprintendenza trentina.
Nel corso dell’incontro verrà inoltre dato spazio ai progetti di valorizzazione relativi al Museo delle palafitte di Fiavé in fase di allestimento e al Parco delle palafitte di Fiavé in fase di progettazione definitiva che saranno illustrati dall’architetto Franco Didonè, da Livio Cristofolini e da Innocenzo Coppola, dirigente del Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione ambientale della Provincia autonoma di Trento. L’assessore alla cultura del Comune di Ledro, Alessandro Fedrigotti, presenterà gli interventi di riqualificazione e ripristino dell’area circostante il sito palafitticolo di Ledro, lo stato dei lavori e gli sviluppi futuri.
Sono inoltre previste le esibizioni del Coro Cima Tosa di Fiavè e del Coro Cima d’Oro di Ledro diretti dal M° Piergiorgio Bartoli. L’incontro terminerà con una degustazione di prodotti locali.

Il riconoscimento UNESCO
Sono 111 i siti archeologici, fra i quali anche Fiavé e Ledro, che insieme costituiscono i “siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” recentemente inclusi nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.  La cerimonia ufficiale di consegna del certificato è avvenuta lo scorso 9 settembre presso il Museo Latenium di Neuchatel (Svizzera). I sei Paesi interessati sono, oltre all’Italia (con le regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Provincia autonoma di Trento), Francia, Svizzera, Germania, Austria e Slovenia. La decisione della 35a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, di includere Fiavè e Ledro nella prestigiosa Lista, è il riconoscimento ufficiale della validità e dell’importanza dei due siti trentini. Per l’Italia il progetto è stato seguito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ha coordinato l’attività delle Soprintendenze archeologiche del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, del Friuli – Venezia Giulia e della Provincia autonoma di Trento.
I motivi della candidatura sono legati a diversi aspetti, a partire dalla scarsa rappresentanza, nel patrimonio mondiale, della preistoria, rispetto alla quale le palafitte costituiscono uno dei fenomeni più appariscenti, molto conosciuti dal grande pubblico e nel contempo ricchi di testimonianze di valore storico. I villaggi palafitticoli sono infatti una delle più importanti fonti archeologiche per lo studio delle comunità umane europee tra il 5000 e il 500 a.C. Le condizioni di conservazione in ambiente umido hanno permesso la sopravvivenza di materiali organici che contribuiscono in modo straordinario a comprendere il Neolitico, ovvero l’avvento delle prime società agrarie, l’Età del Bronzo, caratterizzata dalla diffusione di tecnologie complesse come la metallurgia e gli scambi su lunga distanza, ed infine le interazioni fra gruppi umani e territorio a fronte dell’impatto dei cambiamenti climatici.

Le palafitte di Fiavè
Noto già nella II metà del XIX secolo a causa dell’estrazione della torba, il sito palafitticolo dell’ex lago Carera di Fiavè è stato oggetto di scavi sistematici dal 1969 al 1976 (direzione: Perini) e di ricerche paleoambientali nel corso degli anni ’80 e ’90 del XX secolo (coordinamento: Marzatico).
Dell’insediamento stabile più antico (Fiavè 1- I metà del IV millennio a.C.) rimangono tracce di abitazioni all’asciutto e una bonifica spondale costituita da tronchi di larice e pino nonché da colmature eseguite con frasche e pietrame. Forse un altro abitato sorse nella stessa zona (detta “isoletta”) all’inizio dell’età del Bronzo (Fiavè2, XXII-XIX sec.a.C.), ma è alla fase immediatamente  successiva che risalgono le testimonianze di un vero e proprio abitato palafitticolo.
A poche decine di metri di distanza dall’isoletta fu infatti individuata una fitta selva di pali, ossia ciò che rimaneva di capanne edificate sull’acqua. Gli oltre 800 pali, prevalentemente di abete rosso, lunghi fino a nove-dieci metri e piantati per metà nel limo di fondo, furono messi in opera in diversi momenti, tra la fine dell’antica e la media età del Bronzo (Fiavè 3, 4, 5 – XVIII-XV sec.a.C.). Oltre all’agricoltura e all’allevamento prevalentemente di capri-ovini, erano praticate diverse forme di artigianato: ceramica, metallurgia, lavorazione dell’osso e del corno. In un abitato di epoca immediatamente successiva (Fiavè 6 – Bronzo medio avanzato – XV- XIV sec.a.C.) sorto al di sopra del villaggio Fiavè 1, fu introdotta una sorprendente innovazione strutturale. Una maglia ortogonale di tronchi e travi adagiati sul fondo lacustre servì a vincolare e a rendere più stabili i pali verticali che sorreggevano i pavimenti delle capanne. Ornamenti in bronzo, oro e in ambra documentano contatti dal Garda meridionale all’Europa transalpina.
Di particolare valore scientifico sono gli oltre 300 oggetti in legno, perfettamente conservati dalla torbiera, e datati tra l’antica e la media età del Bronzo. Con l’età del Bronzo recente (XIII sec.a.C.) l’abitato venne trasferito su un rilievo morenico al margine meridionale del bacino, il Dos Gustinaci, concludendo il ciclo abitativo palafitticolo. Altri rinvenimenti indicano che l’area fu frequentata, per motivi rituali o funerari, anche nel corso del I millennio a.C. (età del Ferro).

La palafitte di Ledro
L’abitato palafitticolo di Molina di Ledro si affaccia sull’omonimo lago, in prossimità dell’emissario. In seguito al forte abbassamento delle acque dovuto alla costruzione della Centrale idroelettrica del Ponale, nel 1929 Ettore Ghislanzoni eseguì le prime indagini su un’area di cinquecento metri quadrati formulando l’ipotesi che si trattasse dei resti di una palafitta a terra o “bonifica”.
Successivamente, l’ulteriore forte abbassamento del livello lacustre che si verificò nell’inverno 1936-37 permise a  Raffaello Battaglia di ampliare la superficie di scavo a quattromiladuecento metri quadrati, portando alla luce oltre diecimila pali. Fu individuato un tratto di tavolato di trentasei metri quadrati che Battaglia interpretò – diversamente da Ghislanzoni – come parte della struttura che avrebbe dovuto sorreggere una capanna sull’acqua. Altre ricerche sono state condotte tra il 1957 e il 1967 e tra il 1980 e il 1983.
Gli studi fino ad oggi condotti sui materiali di Ledro permettono di inquadrare la vita del sito tra l’antica e la media età del Bronzo (circa XXII – XIV sec.a.C.), anche se alcuni indizi fanno ipotizzare fasi di occupazione più antiche. I materiali ceramici, sono attribuibili a sviluppi locali delle facies di Polada (antica età del Bronzo) e gardesane meridionali (media età del Bronzo). L’artigianato metallurgico è indiziato da crogioli, ugelli e forme di fusione e rivela nei prodotti (asce, spilloni, ornamenti) forti connessioni con il bacino medio – danubiano. Di particolare rilievo sono i cosiddetti “diademi” in bronzo, con confronti nella necropoli di Pitten (Bassa Austria). Presenti anche vaghi d’ambra caratterizzati come succiniti, ossia di provenienza baltica.
Il locale Museo delle Palafitte del Lago di Ledro espone una cospicua collezione, mentre altri materiali sono visibili al Museo di Riva del Garda e al Museo del Castello del Buonconsiglio a Trento. Altre collezioni sono disperse in diverse sedi universitarie italiane.
Da circa 15 anni il Museo delle Palafitte del Lago di Ledro svolge un’intensa attività educativa e organizza iniziative rilevanti al fine della valorizzazione del sito e del territorio ledrense. (md)

Informazioni

Provincia autonoma di Trento
Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici
Tel. 0461 492161
sopr.librariarchivisticiarcheologici@provincia.tn.it
www.trentinocultura.net/archeologia.asp

Comune di Fiavè
Tel. 0465 735029

Museo delle Palafitte del Lago di Ledro
Sezione territoriale del Museo delle Scienze di Trento
Tel. 0464 508182
museo.ledro@mtsn.tn.it
www.palafitteledro.it

Comune di Ledro
Tel. 0464  592065

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