La musica “avventurosa” del Centro S. Chiara

La musica “avventurosa” del Centro S. Chiara

Il Centro Servizi Culturali S. Chiara, quest’anno per la terza volta, offrirà al pubblico degli appassionati di una musica “senza confini” le rassegne “Jazz’About” e “Transiti” . Il programma dei quattordici concerti – di cui undici in calendario a Trento (Teatri Auditorium e SanbàPolis) e tre a Rovereto (Auditorium Melotti) – è stato illustrato oggi nell’ambito della piattaforma di comunicazione Cultura Informa dal direttore Francesco Nardelli e dai consulenti artistici Denis Longhi e Alberto Campo.

JAZZ’ABOUT

 

La programmazione, curata da Denis Longhi, prevede concerti di artisti di primissimo piano del panorama internazionale, che in alcuni casi saranno anche arricchiti da aftershow che prolungheranno le emozioni della serata con la proposta di sonorità elettroniche o dj set.

 

Si inizierà giovedì 19 ottobre al Teatro SanbàPolis di Trento con AZYMUTH, ovvero il jazz-funk trasportato semplicemente su un’altra dimensione, con un profondissimo senso della melodia e dei colori. Nulla di strano che a distanza di oltre quarant’anni dalla sua fondazione, il progetto Azymuth non abbia ancora finito di sedurre e incantare. Seguirà un aftershow che avrà per protagonista l’americano DJ SPINNA, uno dei dj più illuminati, eleganti e ispirati nel campo delle musiche black a trecentosessanta gradi.

 

Venerdì 3 novembre sarà invece il Teatro Auditorium a ospitare, sempre a Trento la SUN RA ARKESTRA. Un’eredità difficile, perché non è facile rappresentare lo spirito, la forza, la devastante (e sorridente) genialità di un band leader, Herman Poole Blount, alias Sun Ra, la cui musica è stata fin dall’inizio rivoluzionaria e dirompente portando la tradizione e le evoluzioni free a intersecarsi. Una lezione talmente forte da sopravvivere anche alla morte del suo artefice, col suo fedele braccio destro, Marshall Allen, a portare avanti oggi l’avventura targata The Arkestra.

 

Sempre al Teatro Auditorium di Trento, lunedì 27 novembre sarà la volta di Stephen Bruner alias THUNDERCAT, uno dei più grandi talenti al basso elettrico emersi dagli Stati Uniti negli ultimi anni. Un talento iper-tecnico, come confermato dalla sua predilezione per il basso a sei corde; un talento in grado di guardare prima di tutto alla grande lezione del jazz elettrico anni ’70, capace di guardare sia a lunghi assoli, sia all’immediatezza della scrittura, con temi e linee melodiche semplici ed efficaci.

 

Si tornerà al Teatro SanbàPolis giovedì 30 novembre con CORY HENRY & THE FUNK APOSTLES. Gli Snarky Puppy sono uno dei più incredibili fenomeni della musica contemporanea e Cory Henry ne è uno dei primi alfieri. La sortita coi Funk Apostles è un esplosivo divertissement personale, dove coinvolgere alcuni jazzisti di vaglia. Al termine del concerto, il Dj Set di GOLDIE, colui che ha portato la musica drum’n’bass a diventare un fenomeno globale, facendone emergere il lato più visonario, colto e coraggioso.

 

La prima delle tre serate programmate a Rovereto, porterà venerdì 16 febbraio all’Auditorium Melotti il KAMAAL WILLIAMS ENSEMBLE. In principio era Henry Wu, una identità artistica in grado di incontrare dancefloor, soul e jazz in un modo tanto elaborato quanto efficace; poi è arrivata l’avventura targata Yussef Kamaal, che ha attraversato i cieli del jazz con piglio feroce ed essenziale; ora Kamaal Williams gioca da solo e mette in campo il suo nome e cognome, facendosi accompagnare da musicisti di eccezionale valore – sempre in bilico tra jazz e soluzioni strutturali vicine a quelle della musica elettronica, tra complessità armonica e “drive” ritmico da dancefloor. Restando in tema di dancefloor, l’aftershow sarà affidato a uno dei pionieri assoluti della club culture, quel NICKY SIANO che è stato il resident di uno dei club più leggendari di tutti i tempi, il newyorkese Studio 54 e che ancora oggi è un vulcano di energia, gioia e creatività.

 

Ancora all’Auditorium Melotti di Rovereto, nella serata di giovedì 8 marzo saranno sotto i riflettori JAMES SENESE & NAPOLI CENTRALE e, per l’aftershow, Mr. SCRUFF. Napoli Centrale è, semplicemente, una delle cose più belle e importanti siano mai successe alla musica italiana: l’intuizione – e la feroce abilità tecnica – nel saper mettere insieme mondi apparentemente distanti come il funk e la canzone napoletana, i sapori mediterranei e il jazz più d’impatto. Napoli Centrale, a partire dal suo leader James Senese, è il racconto di una cultura, la voglia di unire mondi sonori diversi con una straordinaria l’intensità emotiva. Anche la parte “notturna” di questo appuntamento mette in campo un personaggio di gran calibro: Mr. Scruff, al secolo l’inglese Andy Carthy, Dj di razza che sa creare un caleidoscopio particolarissimo fatto di hip hop, funk d’annata, gemme di jazz danzabile, pietre miliari house e stranezze varie.

 

Venerdì 23 marzo al Teatro SanbàPolis di Trento e giovedì 3 maggio all’Auditorium Melotti di Rovereto due appuntamenti di grande prestigio chiuderanno la rassegna Jazz’About: entrambi creati assieme a GILLES PETERSON, dj e discografico, da anni una delle colonne di BBC Radio, artefice dell’”universo” WORLDWIDE. Si tratta di uno dei “taste maker” più importanti degli ultimi decenni, almeno per quanto riguarda quella galassia musicale che si muove col jazz a fare da confine da un lato, house e techno dall’altro, rarità funk e soul a fare da collante. Di tutti questi generi, Petersen va a cercare le declinazioni più eleganti, più sorprendenti e inaspettate. Lo fa in prima persona, nei suoi dj set e nei suoi programmi radio, e lo fa diventando scopritore e mentore di artisti che poi diventano protagonisti di primo piano. Nelle due serate finali di Jazz’ About 2017/18 arriva in entrambe le vesti: è lui infatti a scegliere chi far salire sul palco, mettendo in campo talenti come Kamaal Williams; è lui dare il “la” alla parte notturna delle due giornate, coi suoi dj set sempre preziosi, illuminanti, di altissima classe. Una testimonianza della grande affinità elettiva tra Peterson e lo spirito, nonché le persone, che animano la rassegna Jazz’About negli ultimi anni.

 

TRANSITI

 

Giunta alla terza edizione, la rassegna curata da Alberto Campo prosegue il proprio cammino rimanendo fedele alla vocazione originaria, riassumibile nell’intento di testimoniare l’attualità con produzioni nazionali e internazionali capaci di rappresentare tanto le tradizioni quanto l’esplorazione di nuovi territori. Da ciò deriva il sottotitolo: Musiche in movimento.»

 

Primo artista in ordine di apparizione, lunedì 13 novembre, èARTO LINDSAY. Newyorkese di nascita, ma segnato in profondità dall’esperienza compiuta in età infantile al seguito dei genitori missionari in Brasile, condensa inmusica l’essenza di quel tragitto esistenziale: da un lato si coglie il riverbero del furore post punk che agitava la Lower East Side di Manhattan a fine anni Settanta, dall’altro è nitida l’eco del tropicalismo di Caetano Veloso e Tom Zé (dei quali non a caso è stato produttore). Chitarrista autodidatta e cantante sui generis, dice di sé: “Sono sempre stato un musicista interessato ai cambiamenti, alle trasformazioni, alle interazioni e alle contaminazioni che possono nascere fra generi molto differenti”.

 

Il secondo appuntamento è in calendario giovedì 23 novembre e vede protagonista WILLIAM BASINSKI, il cui spettacolo – in cartellone come anteprima del festival “Distretto 38” – dirotta l’itinerario verso il suono elettronico. In origine clarinettista di scuola accademica, l’artista statunitense crea paesaggi sonori traendo ispirazione dal minimalismo di Steve Reich, dall’ambient music di Brian Eno e dai principi della musique concrète (ad esempio con la manipolazione di nastri magnetici, impiegata per realizzare la quadrilogia “Disintegration Loops”: apice della sua carriera). Così facendo, ha definito un codice comunicativo al tempo stesso sperimentale ed emotivamente coinvolgente: lo conferma la suite “For David Robert Jones”, concepita in memoria di Bowie, che abbinata alla composizione omonima dà forma sia al disco “A Shadow in Time” sia all’esibizione dal vivo.

 

Il sottotitolo di questa edizione della rassegna – Musiche in movimento – sarà idealmente personificato da EMEL MATHLOUTHI, attesa a Trento giovedì 8 febbraio. Una sua canzone – “Kelmti Horra” (La mia parola è libera) – divenne inno spontaneo dei manifestanti durante la Rivoluzione dei Gelsomini, che nel gennaio 2011 portò alla caduta del dittatore tunisino Ben Alì. Lei stessa intonò il medesimo brano nel dicembre 2015 a Oslo, in occasione della cerimonia di conferimento del Nobel per la Pace al “Quartetto del Dialogo Nazionale”, promotore del pluralismo democratico nel Paese. È dunque molto più di una cantante artisticamente dotata: esule a Parigi dal 2008 e trasferitasi poi oltreoceano, non ha mai reciso i legami con il luogo di provenienza, associando le suggestioni sonore del Maghreb alle modalità più raffinate del pop occidentale.

 

Secondo elemento nel trittico di chitarristi che caratterizza questa edizione di “Transiti”, è – martedì 6 marzo – LEE RANALDO, fino a qualche anno fa nei ranghi dei Sonic Youth, band cruciale nella storia recente del rock americano. Da quando è cessata l’attività del gruppo, ha intensificato il ritmo lavorativo da solista, anche in veste di narratore e artista visivo. Ultima ramificazione discografica del suo estro irrequieto è “Electric Trim”, album in cui buona parte dei testi delle canzoni è stata elaborata insieme all’affermato scrittore Jonathan Lethem. Ad affiancarlo nella trasposizione in concerto di quel repertorio è un trio di musicisti del quale fanno parte i pluristrumentisti spagnoli Raul “Refree” Fernandez e Cayo Machancoses.

 

Il penultimo appuntamento della serie consolida la partnership con il Museo Nazionale del Cinema di Torino: venerdì 6 aprile sarà messa in scena la sonorizzazione del film di Josef von Sternberg “The Last Command” a cura dei JULIE’S HAIRCUT, fra le band più longeve della scena indipendente italiana. Nell’arco di due decenni la formazione emiliana ha perfezionato una visione psichedelica del rock assai apprezzata all’estero: ne è prova la residenza britannica dell’etichetta Rocket Recordings, editrice a febbraio dell’album “Invocation and Ritual Dance of My Demon”. Già suggerita in passato dalle riletture di partiture a tema (dal John Carpenter di “Fuga da New York” al Nino Rota de “Il Casanova di Federico Fellini”), l’inclinazione cinematografica del gruppo si manifesta compiutamente in questo allestimento presentato a “Transiti” in prima nazionale.

 

A chiudere la rassegna, sabato 28 aprile, è un altro virtuoso della chitarra: MARC RIBOT. Artista il cui statuspotrebbe essere sintetizzato elencando semplicemente alcuni dei fuoriclasse che si sono avvalsi del suo talento: Tom Waits, Elvis Costello e David Sylvian, senza dimenticare il nostro Vinicio Capossela, fra i suoi massimi estimatori. Stilisticamente versatile, come dimostrano le avventure che l’hanno condotto volta per volta al jazz radicale e alla musica cubana, con il progetto Ceramic Dog – spalleggiato dal bassista Shahzad Ismaily e dal batterista Ches Smith – lo strumentista statunitense affronta i canoni del rock in chiave avant-garde.

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