Intervista al fotografo internazionale Raimondo Rossi: “Nei miei scatti catturo l’umanità”

I suoi scatti ritraggono l’umanità nel tratto più intimo e nudo. Definito da Rolling Stone uno degli autori più originali del settore, Raimondo Rossi con la sua arte ci ricorda l’importanza della diversità. Da sempre molto attento al sociale, Raimondo ha lanciato assieme ad Alessio Musella la campagna fotografica “My Voice” contro ogni tipo di discriminazione. Fotografo e stylist italiano amato in tutto il mondo, ha saputo rivoluzionare il concetto di immagine rinunciando al ritocchino digitale con Photoshop per preservare l’autenticità. Su Vogue Italia è presente qualche suo esempio di fotografia di still life, fashion, documentary e architetture, a dimostrare la versatilità artistica. In questa intervista, Raimondo ci ha raccontato qualcosa in più sulla sua arte fotografica e anche sul suo amore per il genere umano. Un amore che si è tradotto poi in un interesse nei confronti della ritrattistica. A marzo Raimondo ha ricevuto un importante riconoscimento per la sua carriera. Gli è stata infatti dedicata la copertina del prestigioso magazine “Compulsive”: “È stata un’emozione e una soddisfazione grande. Poco tempo fa, una giornalista mi disse che soltanto a me e a Michele Morrone è stata dedicata negli ultimi due anni una copertina di un giornale di larga distribuzione negli Stati Uniti. Non può che avermi fatto piacere questo riconoscimento alla mia carriera. Carriera che tengo a sottolineare non ha ceduto ad alcun compromesso per poter evolvere”, ha dichiarato con una punta di emozione. A breve uscirà anche il suo libro in cui tra parole e immagini ripercorrerà la sua carriera.
Raimondo, nei tuoi scatti prediligi soprattutto i ritratti. Come mai?
La passione per i ritratti è stata una naturale evoluzione della mia fotografia tanto è vero che nel libro di prossima uscita ho dedicato un capitolo alla fotografia di paesaggi, città e ambientazioni simili. Questo ha rappresentato l’inizio del mio percorso fotografico. Ora si è fatta più forte in me la necessità di interagire con le persone. 
Hai iniziato realizzando dei reportage proprio nei backstage di moda. Com’è stato trovarsi catapultato in questo mondo “effimero e dorato”?
All’inizio ho provato una curiosità mista ad un sentimento di riverenza nell’entrare in quel mondo che viene descritto come patinato e perfetto. Ben presto però ci si rende conto quanto l’effimero sia una parte predominante nel mondo della moda e non mi vergogno ad ammettere che un po’ di noia mi è subentrata. Per questo motivo ho deciso di spostare la mia attenzione sulla persona più che sui capi o sulle collezioni.
Il tuo occhio è capace di catturare immaginari intimi e introspettivi, com’è nato il tuo gusto estetico? C’è qualche fotografo che ti ha influenzato?
Non posso dire di avere fotografi che mi hanno influenzato perché ciò che ha formato il mio gusto estetico e il mio stile è senza dubbio l’interesse che provo nel relazionarmi con persone di qualsiasi etnia e cultura. Sono attratto da storie particolari e diverse dalla mia e questo interesse mi ha aiutato ad acquisire quella sensibilità che mi consente di catturare le sfumature e i dettagli. 
Come ti relazioni con le tue fotografie? Sei critico?
Non pianifico nulla ma preferisco lasciarmi guidare dalle sensazioni e dalle situazioni del momento. Quando devo fare una selezione divento un po’ pignolo nella ricerca del colore o del dettaglio giusto. 
Con Alessandro Musella hai ideato la campagna “My voice” contro la discriminazione. E’ cambiata l’industria della moda in fatto di inclusione di diverse tipologie di bellezza? Se sì, come?
La collezione My Voice esiste dal 2019 tanto da essere stata pubblicata in alcune riviste. Questa collezione, insieme ad altre, era volta a ribadire il bisogno di diritti uguali per tutti. Poi Alessio Musella, a cui piacevano moltissimo gli scatti, mi ha proposto di “ingrandirla” per diffondere il messaggio e le fotografie attraverso t-shirts o charity. Ho abbracciato subito questa iniziativa. Riguardo al mondo della moda, non c’è stata nessuna evoluzione e nessun reale ripensamento dei principi della industry. La parola d’ordine è diventata business.
Ti è stata dedicata la copertina del prestigioso magazine “Compulsive”. Che effetto ti ha fatto?
È stata un’emozione e una soddisfazione grande. Poco tempo fa, una giornalista mi disse che soltanto a me e a Michele Morrone è stata dedicata negli ultimi due anni una copertina di un giornale di larga distribuzione negli Stati Uniti. Non può che avermi fatto piacere questo riconoscimento alla mia carriera. Carriera che tengo a sottolineare non ha ceduto ad alcun compromesso per poter evolvere. 
So che stai preparando il tuo prossimo libro personale, quanto è importante per te l’approccio psicologico e l’intensità interpretativa tra soggetto e fotografo?
E’ fondamentale. La chimica è importante non solo in campo scientifico ma anche nelle relazioni fra persone, che siano coppie, amici o colleghi di lavoro. Spero di ricreare la stessa alchimia in ogni giorno trascorso a scattare. Riguardo al libro, mi è stato appena comunicato che tre librerie storiche, Barnes & Noble in USA, Blackwell’s di Oxford e Ria Christie Collections di Uxbridge, lo hanno scelto per inserirlo fra le loro offerte editoriali. Una gran bella soddisfazione. 
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