Laureen, nome d’arte di Laura Surace, cantautrice reggina, torna sulle scene musicali con un singolo che ha già il sapore di manifesto artistico: Fragile. Un brano che non si limita a essere una ballata pop, ma diventa un viaggio intimo ed essenziale, in cui la vulnerabilità non è debolezza bensì rinascita, forza e linguaggio universale. Con arrangiamenti curati dal maestro Roberto Russo e una distribuzione mondiale firmata Believe Digital, Fragile rappresenta una resistenza estetica e culturale all’omologazione musicale contemporanea. La voce di Laureen, intensa e autentica, guida l’ascoltatore in un’esperienza di sospensione, invitandolo a sostare nelle proprie emozioni e a riconoscere la fragilità come spazio generativo.
1. Laureen, come nasce Fragile e quale scintilla ha dato vita a questo progetto?
Fragile nasce da esperienze personali in cui ho percepito il tentativo, da parte di alcuni uomini, di illudermi per esercitare controllo. Da quella ferita ho scelto di trasformare il dolore in musica, trovando nella scrittura un atto di resistenza e rinascita.
2. Il titolo è molto diretto: cosa rappresenta per te la fragilità nella vita e nella musica?
Per me la fragilità non è mai sinonimo di debolezza. È sensibilità, ma anche forza: la capacità di accogliere le proprie vulnerabilità e trasformarle in energia creativa.
3. Nel testo canti «ho imparato a nuotare / per non annegare». Puoi raccontarci il significato personale di questo verso?
È un’immagine simbolica della mia esperienza: ho imparato a restare a galla, a non lasciarmi travolgere dalle difficoltà, trovando sempre un modo per reagire e continuare a camminare.
4. Com’è stato collaborare con Roberto Russo alla produzione e agli arrangiamenti del brano?
Un’esperienza preziosa. Roberto Russo ha saputo cogliere la mia sensibilità e darle una forma sonora essenziale ed elegante. Ha creato uno spazio musicale che amplifica la mia voce e la mia identità artistica.
5. La tua formazione spazia dai conservatori al CET di Mogol: in che modo questi percorsi hanno influenzato il tuo approccio cantautorale?
La formazione accademica mi ha dato solidità tecnica, mentre il CET mi ha aperto alla scrittura e alla canzone d’autore. Oggi unisco istinto e tecnica: la preparazione diventa il mezzo per esprimere emozioni autentiche.
6. Da I Need Love a Fragile: come descriveresti la tua evoluzione artistica?
All’inizio cercavo l’amore come bisogno, ora la mia musica racconta l’indipendenza, la consapevolezza e la crescita interiore. È un passaggio da fuori a dentro, dall’apparenza alla sostanza.
7. Quanto c’è di autobiografico e quanto di universale nelle liriche di questo nuovo singolo?
Direi 40% autobiografico e 60% universale. La mia esperienza diventa simbolo di qualcosa che appartiene a tutti, perché la fragilità è una condizione umana condivisa.
8. Fragile è stato descritto come un atto di resistenza estetica. In che senso la tua musica vuole opporsi all’omologazione contemporanea?
Oggi la musica spesso corre veloce, si omologa a mode effimere e testi aggressivi. Fragile va in direzione opposta: è dolce, elegante, intima. È un invito a fermarsi, ad ascoltare lentamente, a sostare nelle emozioni.

9. Nel brano il minimalismo sonoro sembra avere un ruolo centrale. Perché questa scelta stilistica?
Il minimalismo lascia spazio al respiro, alla voce, alla parola. È un modo per esaltare la melodia e permettere all’ascoltatore di entrare nel cuore del messaggio senza distrazioni.
10. Quale messaggio speri arrivi al pubblico che ascolterà Fragile?
Che la vita non va mai affrontata con rassegnazione. Anche nei momenti più duri esistono strade da percorrere, opzioni da scegliere. Non bisogna arrendersi.
11. La vulnerabilità è spesso vista come un limite. Secondo te, può diventare invece un punto di forza?
Assolutamente sì. La fragilità è la nostra parte più autentica, quella che ci rende umani. È nel riconoscere i propri limiti che si trova la vera forza.

12. Il progetto è accompagnato da una strategia promozionale internazionale: quanto è importante per te portare la tua musica oltre i confini italiani?
La musica è linguaggio universale. È fondamentale che Fragile possa viaggiare e parlare a cuori diversi, senza barriere culturali o geografiche.
13. In che modo il contesto culturale e sociale della Calabria ha influenzato la tua sensibilità artistica?
La mia terra mi ha dato tanto: è meravigliosa, ma dura. Crescere come donna in Calabria significa affrontare ostacoli, e questo ha forgiato la mia sensibilità. Ogni canzone porta con sé questa radice forte e complessa.
14. Oggi i social e i contenuti digitali sono fondamentali per la musica: come vivi questo aspetto della promozione?
È un mondo nuovo per me, ma riconosco quanto sia indispensabile. I social permettono di creare un contatto diretto con chi ascolta, e questo rende la comunicazione più autentica.
15. Guardando al futuro, Fragile è solo un capitolo: quali sono i tuoi prossimi passi come artista?
Sì, Fragile è un capitolo di una collana più ampia. Ogni brano sarà un “romanzo in musica” con temi diversi: sentimenti, emozioni, storie di vita. La mia intenzione è continuare a raccontare l’animo umano in tutte le sue sfumature.
Grazie di cuore a tutti voi che avete letto questa intervista e che sceglierete di ascoltare Fragile. La vostra vicinanza e il vostro sostegno sono la mia vera forza. – Laureen









