Il malato immaginario, lo spettacolo in calendario al Teatro Remigio Paone

Il malato immaginario, lo spettacolo in calendario al Teatro Remigio Paone – Scritta nell’ultimo anno di vita di Molière, la commedia “Il malato immaginario” è intrisa di realismo. Lo stesso protagonista, che si presenta come un classico personaggio farsesco, pronuncia a tratti affermazioni lucide e ragionevoli, mostrando un cinismo e una disillusione che tradiscono le amare riflessioni dello stesso autore, il quale approfitta delle occasioni comiche offerte dalla trama per introdurre in modo inaspettato un’aspra denuncia della società a lui contemporanea.

Questo il ritratto dello spettacolo che l’Associazione Open Space – Compagnia Sulle Nuvole metterà in scena Venerdì 19 Aprile e Sabato 20 Aprile alle 21 presso il Teatro Remigio Paone di Formia con il patrocinio dell’Ipab SS. Annunziata.

E’ la storia di un malato brontolone accudito da una serva petulante e ficcanaso, insolente e fedele come sapevano essere certe nostre donne, un po’ zie un po’ comari, un po’ tuttofare che governavano casali, masserie o palazzotti di signori o finti signori. Una figlia angelica, una moglie perfida, una sorella  consigliera, un giovane innamorato e medici, tanti medici che millantano crediti, maschere farsesche in un mulinello a volte assordante, una danza grottesca di quel quotidiano stretto fra le pareti domestiche dove ogni sussurro si amplifica, dove covano intrighi, dove si fingono finzioni.

Per il malato Argante «vivere è essere malati!». Non gli interessa la guarigione, ma quel mistero che i medici, con la loro presenza, le loro cure, le loro formule in latino gli promettono. Solo una malattia immaginaria può proteggere dalla disperazione di vivere.

Ma, mentre c’è chi cerca di aprirgli gli occhi e di convincerlo che non esiste nessuna malattia e che è soltanto una sua convinzione, c’è anche chi ne approfitta per truffarlo e derubarlo delle sue ricchezze.

L’anima popolare, beffarda, liquida che pervade tutta l’opera di Molière entra ed esce dai panni della serva o della sorella di Argante  e accompagna  l’uditorio tra le nuove esigenze di moralità del XII secolo francese, detto “d’oro” proprio perché preludio al cambiamento del mondo classico. Nell’opera, che sembra essere un confronto tra i due grandi filosofi dell’epoca, Descartes e Pascal, si alternano critica razionalistica e scarso livello scientifico della medicina, ragione e cuore, opulenza e semplicità, realtà e finzione.

E l’uditorio, divertito, tornerà a casa pensando.

 

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