I The Cyborgs si raccontano dopo l’uscita del loro nuovo singolo Leave me and my woman alone

Fuori da lunedì 27 febbraio 2023 per Bloos Records il nuovo singolo dei The Cyborgs intitolato “Leave me and my woman alone”. Con questo brano (prodotto dagli stessi The Cyborgs e Cristopher Bacco di Studio 2) il duo scova un blues direttamente dalla cantina di Robert Lee Burnside, un bluesman probabilmente poco conosciuto ai più, ma che è stato capace di influenzare le nuove generazioni arrivando fin dentro al rock. Black Keys, White Stripes e altri possono testimoniare. Non è la prima volta che i The Cyborgs si tuffano nel Mississippi pescando le sonorità dell’Hill-Country Blues e rielaborandole alla loro maniera. Il risultato è indubbiamente molto interessante e per niente scontato. Curioso il fatto che in questo brano i The Cyborgs decidono di ospitare un terzo elemento diventando per l’occasione un trio. La collaborazione, come per il precedente singolo “Goin’ To Chiks House” è con Harmonica Bulldog, e il risultato anche stavolta è esplosivo.

Qual è stato il momento che vi ha fatto dire “vogliamo fare musica”?

Difficile dirlo, entrambi abbiamo iniziato con la musica fin da bambini, credo sia stato qualcosa di naturale, istintivo. Non c’è una spiegazione.

Da cosa derivano le atmosfere post-apocalittiche tipiche del vostro immaginario?

Il progetto THE CYBORGS si fonda sull’idea di un futuro non proprio roseo, in cui l’uomo e l’umanità intera pagherà un prezzo molto elevato per tutte le scelte intraprese nei decenni precedenti. Da qui il concetto del Cyborg, un organismo metà umano e metà macchina, dunque schiavo della tecnologia. Da qui la scelta dei nomi: 1 e 0, come nel codice binario, simbolo di inizio e fine. Da qui inizia l’era tecnologica-digitale, che porterà l’uomo all’autodistruzione. Non dovrebbe mancare molto. In questo immaginario i Cyborgs si muovono come due entità che cercano di tenere in vita il passato, scavando alla ricerca delle radici della musica, del Blues… perché nel futuro non ce n’è più traccia…

Qual è l’aspetto della vostra musica di cui siete più fieri?

In un mondo dove la musica è sempre più artificiale, e dove il digitale, le macchine, il virtuale stanno prendendo il sopravvento, probabilmente la cosa di cui andiamo più fieri è il fatto che ci piace semplicemente suonare.

Fino a poco tempo fa sarebbe stata una affermazione scontata, ma ora le cose sono cambiate, e cambieranno ancora in maniera velocissima e inesorabile. Per cui viva la musica suonata.

Qual è invece il vostro tallone d’Achille, l’aspetto su cui sentite di dover migliorare?

Probabilmente la comunicazione… di certo non è facile comunicare attraverso una maschera, ma allo stesso tempo siamo forti del fatto che la musica ha sempre parlato per noi, ed è la nostra espressione.

Come sperate di continuare la vostra esperienza musicale?

Sempre alla ricerca del Blues, scavando nel passato… è lì la chiave per il futuro. Speriamo di avere sempre la forza e la voglia di guardare indietro piuttosto che avanti. E ovviamente speriamo di poter sempre portare in giro sui palchi il risultato della nostra perenne ricerca.

Articolo precedenteGli Extraliscio in concerto al Teatro Filodrammatici di Milano
Articolo successivoGli affreschi a Terracina: il convegno