Articolo di Fratello Marco Canali
Ho deciso di raccontare la mia esperienza vissuta dell’apertura del giubileo Camilliano avvenuta a San Giovanni Rotondo, lo scorso 2 febbraio, data che concilia con la conversione del nostro Padre Fondatore Camillo nella valle dell’Inferno in provincia di Manfredonia ed essere lì proprio sul posto dov’è avvenuta, allo stesso giorno anche se a distanza di 450 anni, l’emozione non ha voce.
Quest’evento ha però preso il via al 1 febbraio, organizzato da Padre Medard Abouè (consultore generale e coordinatore del segretariato per il ministero) con la collaborazione del Superiore provinciale della provincia siculo napoletana, Fratel Carlo Mangione, hanno organizzato quest’evento per l’intera famiglia camilliana, in quanto erano presenti in 70 tra religiosi Camilliani delle tre provincie italiane, ancelle della Carità, figlie di San Camillo e componenti della famiglia camilliana laica.
L’evento è iniziato nella mattinata del primo febbraio con la visita agli ammalati della “casa sollievo della sofferenza”, questa esperienza ha provocato diverse emozioni, perché quando siamo passati nei reparti ospedalieri precisamente nel reparto di ortopedia ho ripensato al mio lungo iter fisioterapico per l’emiparesi, in serata alle 18.00 con la concelebrazione presieduta da sua Ecc. Mons Franco Moscone Arcivescovo di Manfredonia – Vasto – San Giovanni Rotondo con l’accoglienza delle reliquia del cuore di San Camillo, e a seguire alle 20.45 rosario animato dalle figlie di San Camillo. Al 2 di febbraio nel giorno COMMEMORAZIONE DELLA CONVERSIONE DI SAN CAMILLO,a 450 anni, ci siamo recati alla valle dell’inferno alle ore 9.00, per dare inizio al giubileo camilliano con un breve rito d’apertura, essere lì per la prima volta, da professo camilliano è stata per me una grande e indescrivibile gioia che porterò nel cuore.
Dopo questo rito siamo tornati a San Giovanni Rotondo per recarci al santuario di santa Maria delle grazie per dare inizio anche liturgicamente con una solenne concelebrazione Eucaristica presieduta da sua Eminenza Card. Edoardo Menichelli. Nel pomeriggio vi è stata una conferenza del responsabile della pastorale sanitaria della CEI. Mentre al giorno 3 febbraio, in mattinata siamo andati al ex convento, oggi parte del cimitero di Manfredonia, dove la tradizione camilliana ci riporta che san Camillo abbia cooperato con altri confratelli nella realizzazione del chiostro interno. Nel primo pomeriggio, ci siamo recati a monte sant’Angelo per offri a San Michele Arcangelo, noi stessi, la nostra comunità e tutto l’ordine. Oltre a queste esperienze carismatiche del nostro amato mondo camilliano, abbiamo anche potuto essere a fianco al corpo di P. Pio pregandolo e venerandolo.
Personalmente ho avuto il piacere e l’onore, grazie al mio trascursus cappuccino conoscendo il guardiano Fra Rinaldo, ho avuto la grazia di passare un momento personale di preghiera nella cella N ° 5 appartenuta per una notte a San Camillo (da novizio cappuccino) e dopo qualche secolo a San Pio, che in quello cella si dice che ha combattuto contro le tentazioni demoniache, essere sta lì è stata un esperienza emozionante a livello spirituale e anche a livello umano a tal punto che mi sono emozionato lacrimando di gioia. Oltre a questi momenti spirituali che mi hanno arricchito e giovato vi sono stati momenti conviviali molto prelibati e nei pochi momenti liberi, dove ho avuto il piacere di aver conosciuto altri confratelli delle altre provincie,le figlie di san Camillo e le juniores, ancelle della carità e i membri della famiglia camilliana laica presenti , con i quali se Dio vorrà rimettere accanto per poter testimoniare che l’Amore del Signore si cela nelle piccole cose di ogni giorno e soprattutto in chi soffre.
Autore Fratello Marco Canali