FRANCESCO CAMATTINI – POVERA GENTE (autoproduzione)
https://open.spotify.com/intl-it/album/4sX8FFw25u85KNNJ6kxCGG?si=3Ipd7uGaQxm_IF_P3huWzA
L’INTERVISTA
Come definiresti con quattro aggettivi la tua musica?
Intima, profonda, complessa, consolatoria
Rispetto ai tuoi lavori precedenti cosa è cambiato?
Tutto e niente. Tutto perché mi sono costretto ad esplorare anche un pezzo di “futuro” della musica cercando sonorità nuove pur rimanendo nella tradizione autorale. Niente perché ho sempre seguito la regola secondo la quale il canto deve partire da un’esigenza reale e non deve essere una voce “esteriore” ma un’esigenza profonda.
C’è uno strumento che da “il là” alla scrittura dei brani od ogni volta il processo creativo è diverso? Di solito è una lettura, una storia di vita…altre volte è una storia dell’antichità, una poesia che richiama immagini per me inedite… il “là” è frutto di sovrapposizioni reali e virtuali. Di letteratura e vita. Altre volte ancora arriva prima la musica: le note prima del pensiero. Anche se io lavoro molto con le parole in modo “artigianale”.
Nel comunicato scrivi che nel nostro tempo assistiamo a una danza sul filo dell’essere o del finire. La danza secondo me purtroppo ci porterà ad essere degli “esseri finiti”, anche se il mondo non finirà sotto le bombe nucleari…che ne pensi? Credo anche io che non finiremo sotto le bombe nucleari ma dobbiamo accettare la nostra “finitudine” in modo radicale. Questo ci permetterebbe di comportarci in modo più “empatico” con quella parte di creato che è destinato a sopravviverci. Essere finiti non significa che non c’è più nulla che possiamo fare ma significa, al contrario, che ci dobbiamo dare da fare per chi verrà dopo di noi chiunque sia.
In “Promemoria per Icaro” auspichi che si ritorni a un futuro di Pace. Cosa può fare la “povera gente” se tutto è in mano a pochi potentissimi? La povera gente ha in mano un arma deflagrante. La “gentilezza”. Se utilizzata in dosi massicce è più potente di un’arma nucleare. Se tutti la utilizzassimo il mondo cambierebbe. Credo che la gentilezza sia una “postura” rivoluzionaria e a portata di tutti. Basta volerlo.
Quanti uomini possiamo definire povera gente che vivono nella nostra società?
Tutti siamo accomunati dalla povertà. Ciascuno per un verso differente dall’altro. Il nostro paese è povero di gioventù, anche perché mortifica i giovani… è povero di accoglienza e di pace. Io mi sento povero di sogni, vorrei poterli condividere con i giovani, con chi crede che il mondo possa migliorare con l’impegno di ciascuno.
Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto è quello di scrivere, scrivere canzoni per qualcuno che le canti che le faccia vivere oltre le mie labbra e la mia voce.
IL DISCO
Povera gente è un album autoriale riflessivo, profondo e denso di considerazioni sul nostro Tempo, che prende atto della povertà della condizione umana.
La povertà assume tanti volti e noi occidentali che abitiamo il cosiddetto “Nord” del mondo, stiamo diventando degli “oppressi dell’eccesso”, poveri di idee, poveri di immaginazione, poveri di nuove nascite, orfani della Pace. Crediamo nella democrazia e nello stesso tempo siamo impegnati a respingere chi vive i drammi della povertà materiale dall’altra parte del Mediterraneo. Non riusciamo ad uscire dal paradigma della crescita, dello sviluppo fine a se stesso; ci chiudiamo sempre di più imprigionati nella nostra “burocrazia digitale”, sembriamo condannati a seguire i mantra del capitalismo, quello più sfrenato.
Come ritrovare la nostra umanità, la compassione, l’altruismo, la convivialità? Come possiamo “restare umani”? Povera gente è un percorso di parole e musica che attraversa questa nostra condizione, per ritrovare speranza di una condizione più umana, più autentica. Le parole della canzone che dà il titolo al Cd, “Povera gente”, evocano un Prometeo che ha nascosto nel fondo del cuore dell’uomo, per sicurezza, un tasto per l’autodistruzione della specie a cui egli era tanto affezionato. In effetti la contemporaneità è una danza sul confine del mutamento climatico, delle trasformazioni sociali ed economiche che ci attraversano, una danza sul filo dell’essere o del finire.
Occorre cambiare direzione: un volo in direzione differente (come ricorda la canzone “Promemoria per Icaro”) verso un futuro di Pace e non di distruzione. In questo cd l’autore si pone molte domande sulla contemporaneità che più o meno implicitamente vengono rivolte anche a chi ascolta. In “Tango digitale” Camattini per es. si interroga sul nostro immaginario tecnologico, colonizzato dall’idea di città avveniristiche e futuri nei quali il corpo dell’uomo si espande grazie alla tecnologia. Un corpo umano sempre più “espanso” che si identifica con la performance del corpo stesso: oggi in effetti viviamo in un escalation del fisico e della fisicità, dove la lentezza, il peso, la ponderazione sono diventati disvalori quasi volessimo sbarazzarci del fardello della carne corruttibile…eppure (come ci rivela Achille “Canzone di Achille”) la pena e il dolore sono le nostre ancore di salvezza.
Ancora l’autore, in una versione laica – ma non per questo meno densa di spiritualità – del Cantico delle creature di Francesco D’Assisi, intona un inno alla Pace e all’amore e alla cura per il Creato e le Creature.
Insomma un album denso di domande, con poche risposte ma molti spunti di intensa riflessione sul senso del “restare umani” come in una delle canzoni “Il Cambiamento” liberamente ispirata ad una lirica del poeta creolo Derek Walcott dove l’autore riconosce, in uno straniero a cui non aveva mai fatto caso il suo proprio io.
Bio
Francesco Camattini è un dirigente scolastico. Attualmente svolge un dottorato di ricerca in “Peace Studies” presso l’Università La Sapienza di Roma. Ha insegnato diritto ed economia alle scuole superiori. Dirige il coro del Centro Interculturale di Parma. Ha esordito come cantautore nel 1998 con la pubblicazione del cd “Le nove stagioni” a cui sono seguiti altri lavori discografici: “Ormeggi“, 2003 (completamente dedicato alla narrazione del mito “in forma di canzone”); “Fine della Storia“, 2006; “Crazy Crisi“, 2011; “Solo vero sentire“, 2016; “A costo di non tornare”, 2021 (una libera rivisitazione in chiave laica e contemporanea delle Beatitudini del Nuovo Testamento). Ha firmato due lavori per il teatro dedicati al precariato e alla crisi della postmodernità (“Opera PoPolare Interinale”; “In Carne & Wireless”); ha “prestato” la voce alle caustiche canzoni di Boris Vian all’interno delle iniziative realizzate dalla Fondazione Teatro Due di Parma in collaborazione con Fond’Action Boris Vian di Parigi. Ha pubblicato per Infinito edizioni l’opera teatrale e musicale “La terra delle donne e degli uomini integri” realizzata per la Fondazione Teatro Due con un gruppo di giovani di seconda generazione in collaborazione con l’orchestra e gli allievi del Liceo Musicale A. Bertolucci di Parma. Nel 2021 è uscito il suo l’ultimo album “A costo di non tornare”. La sua musica si trova nei migliori stores digitali (iTunes, Amazon, ecc…).