E’ uscito il video di “Avere niente o avere te” il primo singolo estratto dall’album “Musiche del ritorno” di Sara Franceschini

Avere niente o avere te” è il primo singolo estratto dall’album “Musiche del ritorno” (WoW Records/Ird) di Sara Franceschini. Oggi, su YouTube, esce il video del brano che lo accompagna. Scritto da Pino Marino, è un invito alla leggerezza, ad accogliere il dubbio senza scacciarlo via, portarselo appresso insieme alle certezze. Il clip, girato da Nicola Leone, racconta il contrasto generato da questa convivenza, giocando con i colori naturali dell’interprete. Coerente con la navigazione in prima persona di tutto il disco, l’inquadratura attiva un gioco di espressioni e movimenti che segue le contrapposizioni emotive della canzone.

L’ALBUM

Un concept album che racconta un ricongiungimento a se stessi attraverso la nostalgia. Lo racconta cantando in prima persona, in una navigazione fisica e interiore. Dodici tracce in tutto, nove brani e tre intermezzi. Una scaletta che raccoglie canzoni recuperate, attraverso una ricerca tematica e filologica, da vari mondi musicali e linguistici, dalla canzone d’autore italiana alla musica popolare brasiliana alla canzone napoletana, e due inediti: Avere niente o avere te di Pino Marino, e La tempesta è un piatto che va servito freddo di Andrea Caligiuri.

Per gli altri brani si spazia da “Questo corpo” de La Rappresentante di Lista, ai classici della musica brasiliana (Lenine, Caetano Veloso e Marisa Monte), all’eleganza portoghese di Francesca Corrias nell’adattamento italiano di Cristina Renzetti, alla “saudade” in lingua genovese di De André-Pagani, fino alla canzone umoristica napoletana di inizio Novecento firmata da Egidio Pisano e Giuseppe Cioffi.

L’album, che si avvale degli arrangiamenti di Edoardo Petretti, nasce come un racconto teatrale e esce accompagnato da tre teaser che traducono in immagini i tre intermezzi: De-sidera (bussola)E-leva (àncora) e A-ccorda (nodi). Tre atti, tre imperativi, tre movimenti che, giocando con l’etimologia, segnano la direzione di questo viaggio. Infatti, nel ritorno a se stessi, della nostalgia non è importante solo l’origine, ma anche il modo di attraversarla. Per tornare bisogna accettare di vivere il contrasto tra gravità e leggerezza, tra furia e forza vitale.

Si legge nella sinossi dell’album:

Per tornare bisogna partire. Bisogna salpare, naufragare, sprofondare. Bisogna provare a guardarsi da lontano.

Per tornare bisogna stare distanti da qualcosa, affrontare le turbolenze, attraversare la nostalgia, che è il dolore del ritorno.

Parte tutto dalle stelle. De-sidera. Dalla bussola, che è molto più in basso della testa. È l’istinto, è il desiderio. Una costellazione nello stomaco.

Alla bocca dello stomaco è collegato il cuore, la sede dei ricordi, il baule dei nodi, che sono i legami e sono anche la velocità con cui si naviga verso la propria profondità, che non è barattabile. Sono l’ultimo regalo della nostalgia, che trasforma le assenze in nodi e causa uno strappo da vivere fino in fondo per contattare delle parti di sé. Il dolore del ritorno. Provare la profondità permette di riconoscersi e di regalarsi la sua dote migliore, la chiarezza.

Solo riconoscendo un vuoto si attraversano la nostalgia e i suoi tre doni: profondità, chiarezza e ritorno. Solo ammettendo e celebrando un’assenza, questa può rinascere sotto altre forme, può ripassare dal cuore.

Per tornare bisogna avere la capacità, l’occasione e la determinazione di autorizzarsi a consumare un rito, che è più forte di qualsiasi paura.

Le musiche del ritorno raccontano un ricongiungimento a se stessi, alla radice più profonda di se stessi. Una radice lontanissima, che è come un paesaggio che vive e ha senso, e rimane lì. È un potenziale enorme, una possibilità verticale.

Per tornare bisogna accettare di vivere il contrasto tra gravità e leggerezza. Togliere i pesi, levare le ancore, accogliere la propria complessità.

Nel ritorno a se stessi, della nostalgia non è importante solo l’origine, ma anche il modo di attraversarla. Musiche del ritorno la attraversa cantando in prima persona, in una navigazione fisica e interiore”.

CREDITI

Prodotto da Sara Franceschini e Edoardo Petretti

Arrangiato da Edoardo Petretti

Hanno suonato:

Sara Franceschini – voce e cori

Alessandro Luccioli – batteria e percussioni

Andrea Colella – contrabbasso e basso elettrico

Stefano Ciuffi – chitarra classica, chitarra acustica, chitarra elettrica e guitalele

Edoardo Petretti – pianoforte, tastiere, fisarmonica e programming

Angelo Maria Santisi – violoncello

Massimo Caturelli – clarinetto

Registrato e missato da Gianluca Siscaro presso il Village Recording Studio, Roma tra ottobre e novembre 2021

Masterizzato da Giovanni Versari presso La Maestà, Tredozio

Produzione esecutiva mivestodirosso

Stampato per WoW Records

Distribuito da IRD

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