Don Carlo Gnocchi, la celebrazione a Viterbo

VITERBO – Commovente e partecipata la cerimonia che il Gruppo Alpini Viterbo, sezione di Roma, guidato dal capogruppo Franco Barillà, ha voluto in memoria di don Carlo Gnocchi, nel 63° anniversario dalla sua scomparsa, unito alle preghiere per gli alpini “andati avanti”.

Un’accoglienza calorosa per il vescovo Lino Fumagalli, entrato nella chiesa di Villanova già gremita di fedeli e tante penne alpine. In prima fila Valentino Di Franco, il reduce sopravvissuto al fronte russo, insieme al beato Gnocchi, e che il vescovo di Viterbo ha conosciuto a Monterotondo e salutato prima della messa. Sull’altare la reliquia di primo grado di don Carlo Gnocchi, eccezionalmente consegnata al gruppo viterbese dalla Fondazione Gnocchi, realtà rappresentata nella cerimonia di domenica dal direttore dei Centri romani, Giampaolo Pierini.

In prima fila il sindaco Arena, il vice sindaco Contardo, il sindaco di Soriano nel Cimino, Fabio Menicacci e l’assessore Giacomo Andreocci, in rappresentanza del Comune di Vignanello; presenti anche i consiglieri Sberna e Marini. Schierati con i loro labari i rappresentanti della associazioni combattentistiche, il Sodalizio Facchini di Santa Rosa, con il presidente Mecarini, e una nutrita delegazione di Gruppi Alpini, provenienti da Androdoco, Accumuli, Macerata, Firenze, Camerino, Latina scalo, Borgo Montello, Aprilia, Mainarde, Castelli Romani e, ovviamente, Viterbo, e le sezioni Roma, Latina e Marche. Tra i banchi anche rappresentanze delle Scuole militari e caserme viterbesi, e numerosi allievi in divisa.

Coerenza è stata la parola simbolo scelta dal vescovo Fumagalli, quella di don Carlo verso la sua fede e la sua misericordia, che i fedeli hanno potuto e possono ancora riconoscere e condividere. “La sua coerenza fu sempre tra fede e vita, tra opera ecclesiastica e aiuto ai mutilati – ha spiegato il vescovo durante l’omelia -. È stata la sua coerenza ad attrarre tanti fedeli, ora chiediamo a don Gnocchi di sostenerci nelle nostre scelte”.

La celebrazione è stata allietata dal coro Francesco Suriano, diretto dal maestro Alessio Pacchiarotti, e dal Coro Ana Bigi del Gruppo Alpini Viterbo.

Al termine, la lettura della preghiera dell’Alpino, e il saluto del capogruppo Barillà, che ha ringraziato il vescovo Fumagalli e il parroco don Emanuele Germani per la disponibilità, le autorità civili e militari, le associazioni, le tantissime penne nere, e ricordato la grande opera di don Gnocchi ha aggiunto: “Ho appena visitato il centro romano, dove ho potuto notare con quanto amore, pazienza e serenità vengono seguiti i pazienti. Questo è lo spirito che speriamo di aver portato qui, in questa celebrazione. Grazie a tutti, a chi ha lavorato per questa giornata, alla banda, ai cori. Grazie di cuore alla fondazione Gnocchi per il prezioso dono della reliquia del beato, che per noi è già santo. Grazie al coraggio di tanti alpini, che dalla Russia non sono tornati, grazie a Valentino Di Franco per la tua preziosa presenza, avrà modo di raccontarci tanto, e un pensiero speciale ai nostri alpini andati avanti e ai familiari qui presenti”.

La cerimonia si è conclusa con un breve concerto della Banda di Soriano nel Cimino, sulla scalinata della chiesa, con l’esecuzione dell’inno degli Alpini e quello di Mameli.

Articolo precedenteMemoriale della Nascita di San Luigi Gonzaga
Articolo successivo“Il mondo salverà la bellezza” la personale di Anna D’Elia alla Ars Perpetua Gallery di Roma