Maurizio D’Andrea, artista partenopeo verrà nella capitale in primavera, dopo una tappa internazionale che vedrà protagoniste Madrid e Parigi.
Parlare di arte, scienza e tecnologia contemporaneamente, non è affatto semplice.
Sono tre materie completamente diverse tra loro, che trovano nella cultura il loro unico fattore comune. Ad Alba, cittadina piemontese nota per essere la capitale delle Langhe e il luogo della celeberrima fabbrica di dolciumi “Ferrero”, questa cosa è, invece, possibile, grazie all’artista contemporaneo Maurizio D’Andrea, che in primavera verrà a Roma ad esporre le sue opere e a raccontarci il suo modo di fare arte.
Il D’Andrea è originario di San Giorgio a Cremano, comune vesuviano della città metropolitana di Napoli, ed è stato proprio il Vesuvio, abbinato ai colori del capoluogo campano, a trasmettergli quella passione, che gli sta permettendo di farsi conoscere in Italia, oltreoceano e in estremo oriente.
<< Nell’adolescenza ho iniziato a coltivare la mia passione per l’arte – afferma il D’Andrea – questo lo devo alla mia città, al suo sole, ai suoi colori e soprattutto al Vesuvio, il simbolo della mia Napoli, che mi ha permesso di intraprendere gli studi in Vulcanologia e di laurearmi con il massimo dei voti in una disciplina che amo e che cerco di portare nelle mie opere, sfruttando la forza dei colori, soprattutto quelli accesi. Attualmente sto svolgendo la mansione di insegnante ad Alba, cittadina che mi ha adottato e mi ha permesso di far conoscere la mia arte in luoghi come New York, Tokyo, Milano e mi ha dato modo di poter unire anche le mie competenze tecnico – scientifiche a quelle artistiche. Posso affermare che dai vicoli di San Giorgio a Cremano sono riuscito ad arrivare fino a New York, esponendo le mie opere all’Agora Gallery; ho avuto modo di presentare anche in Giappone il mio pensiero e ora punto ad arrivare a Roma, la capitale delle capitali, dove ogni forma d’arte prende vita. Ho esposto anche nella mia Napoli, a breve sarò a Madrid e Parigi, ma arrivare a Roma per un artista che ha preso parte alla mostra collettiva “I Mille di Sgarbi” ha un significato ancora più ampio>>.
Ma quali sono le emozioni che il De Andrea riesce a trasmettere nei suoi quadri?
<< La mia idea di arte è molto semplice – riprende M.D. – io voglio dare forma alle mie emozioni, alla mia interiorità più intima e profonda. Questo percorso che voglio rappresentare può variare a seconda del mezzo che utilizzo per esprimermi. Posso usare un classico colore acrilico su tela, ma posso anche elaborarlo in maniera totalmente digitale. Ho una mente vivace e, secondo il mio punto di vista, ogni immagine è sinonimo di potenza; una potenza che può diventare un atto.
Un atto che vede nel numero il suo punto centrale, dato che da sempre lavoro con algoritmi, diagrammi e codici di linguaggio informatico, dato il mio continuo interfacciare con il computer. Tra me e il digitale, posso dire, che avviene uno scambio intimo di informazioni, a metà tra ragione e sentimento. Citando il mitico connubio, composto da Carmelo Bene ed Eduardo De Filippo, posso affermare che io e il pc abbiamo un perfetto “dialogo fra sordi”, dove i nostri inconsci parlano”
Voglio però affermare un’altra cosa: arte per me significa sperimentare, unire, comunicare, trasmettere bellezza, empatia, alchimia, nella quale ci metto tutto me stesso, portando a galla ciò che nasce dal profondo del mio inconscio>>.
Ed è proprio l’inconscio magmatico del De Andrea il condotto da cui nascono le sue idee, risalendo lentamente – o data la sua laurea in vulcanologia e le sue origini vesuviane potremmo dire in modo viscoso – verso la sua mente per trovare nella tela la loro “esplosione”.
Recentemente ha esposto i suoi quadri a Venezia, nella Galleria Accorsi e nei suoi quadri è stato possibile ascoltare dei componimenti musicali di Marco Gaudino, noto flautista partenopeo, accompagnato dall’organista albese Gabriele Struder.
Questi mesi invernali permetteranno all’artista di proseguire la realizzazione di altre opere, che il pubblico romano e la testata “Oltre le Colonne” sperano di poter raccontare, portando a Roma l’ennesimo esempio di bellezza; una bellezza che intreccerà tre eccellenze geografiche del nostro paese, da nord a sud, su cui si spera di rilanciare il turismo in un periodo delicato come questo che speriamo possa presto finire e che sotto il ponentino primaverile possa essere soltanto l’inizio di una nuova stagione artistica.
Articolo di Fabrizio Tosi