Le Gallerie di Piedicastello a Trento sono diventate, oggi, lo spazio di riflessione sul ruolo dei musei nel comunicare i valori e i significati legati al Centenario della Prima Guerra mondiale. In occasione della quinta edizione del Museumstag-Giornata dei musei del Tirolo storico (a rotazione nei capoluoghi delle tre realtà, nel 2013 si tenne a Bolzano) le realtà culturali di Trentino, Alto-Adige e Tirolo si sono ritrovate a Trento per una giornata di seminari e dibattiti dal titolo “Comunicare la Grande Guerra e il ‘900 nel XXI secolo. Lo spazio dei musei”. L’obiettivo è quello di indagare i moduli comunicativi ed i metalinguaggi necessari per proporre – attraverso le potenzialità dei musei – una lettura che riesca anche ad essere storicamente corretta, di qualità ed accattivante. Ad aprire la fitta giornata di relazioni e dibattiti il saluto di Tiziano Mellarini, assessore alla cultura della Provincia autonoma di Trento; di Beate Palfrader, assessore alla cultura e all’istruzione del Land Tirol e di Karin Dalla Torre, direttrice della Ripartizione Musei della Provincia autonoma di Bolzano in rappresentanza dell’assessore Florian Mussner.
Tiziano Mellarini ha sottolineato l’importanza di un passaggio in grado di dare concretezza all’Euregio, nello spirito di “ragionare, lavorare e promuovere insieme, evitando le ritualità e rafforzando le sinergie tra le istituzioni”. Decisivo per fare questo è “puntare sul convolgimento dei giovani”, un tema ripreso anche da Karin Dalla Torre mentre Beate Palfrader ha evidenziato come le mutate condizioni culturali permettano oggi una nuova interpretazione critica degli avvenimenti storici, slegata dagli schematismi dei “vincitori e dei vinti” e ricercando invece occasioni di comune consapevolezza di tutti i territori attorno al “dolore condiviso”.
Sono diversi gli approcci storiografici applicabili alla narrazione delle vicende della Prima guerra mondiale, così come lo sono le impostazioni museali, frutto di diverse sensibilità e di angoli visuali differenti. Su tutto, la necessità unificante di comunicare questa tematica attraverso moduli che traccino un quadro il più rispettoso possibile del dramma della prima guerra mondiale, rifuggendo volutamente spettacolarizzazioni ed eccessi comunicativi, ma anzi muovendosi nel solco di quella sobrietà che rappresenta il modo più corretto di dare giustizia a quegli avvenimenti.
A questi spunti si è cercato di dare risposte nel corso della mattinata di dibattiti attraverso la condivisione delle esperienze messe in campo sinora, con la testimonianza diretta di Wac?aw Szczepanik, vicedirettore del Museo di Tarnów (Polonia), Andrea Di Michele, ricercatore presso Centro di competenza storia regionale della Libera Università di Bolzano, Giuseppe Ferrandi, direttore generale del Museo storico del Trentino, Camillo Zadra, provveditore del museo storico della Guerra di Rovereto, Cristiana Collu, direttore del Mart che, stimolati dalle domande del moderatore Franco Marzatico, hanno tracciato un quadro significativo delle varie esperienze di valorizzazione museale del tema guerra.
Angolazioni e prospettive visuali diverse, ma anche strumenti comunicativi e supporti espositivi molto vari. Basti pensare alla grande varietà rinvenibile nelle quattro “case histories” proposte: si è partiti dal monumento alla Vittoria di Bolzano, per anni simbolo divisivo del periodo fascista e oggi “casa” di un percorso espositivo sulla storia dell’Alto-Adige tra 1918 e 1945 per arrivare alla mostra “La grande guerra sul grande schermo”, ospitata nelle Gallerie di Piedicastello che ripercorre la guerra attraverso lo strumento cinematografico o, ancora, a “Pasubio 1915-1918”, mostra che si pone nell’ottica particolare dei soldati sul fronte. E, infine, “La guerra che verrà non è la prima. Grande guerra 1914-18”, proposta dal Mart che offre un connubio tra cimeli storici, arte e riflessione contemporanea.
Si tratta di un dibattito che non vuole essere solo teorico. Nel pomeriggio, infatti, sono in programma dei workshop tematici nei luoghi delle mostre in oggetto, accompagnati dai curatori, alla ricerca della logica e del percorso che sta alla base delle scelte espositive, dalla scelta dei materiali a quella dei linguaggi, dando corpi alle riflessioni sul “cosa” queste installazioni vogliono comunicare e, nel passaggio successivo, sul “come” farlo.
Lo scopo della giornata, lo si è ribadito con forza, è quello di favorire il confronto e lo scambio tra i responsabili culturali delle tre regioni dell’Euregio. Un approccio partecipativo che rappresenta la strada per far crescere il livello qualitativo ed il potenziale comunicativo dell’offerta culturale, lanciando messaggi precisi anche alle giovani generazioni. Per far crescere ed aggregare la casa dell’Euregio attraverso le proposte e le collaborazioni concrete messe in campo nei vari settori tematici, fra i quali proprio quello della cultura, segnala positive sinergie e momenti di interscambio di grande interesse.