RITMO
Stefano Cescon: il colore in bilico tra pittura e scultura.
Inaugura oggi la mostra personale “RITMO” di Stefano Cescon. L’artista, vincitore dell’8° Premio Cramum, porta a Palazzo Morando le sue inedite opere in cera e paraffina.
SCHEDA MOSTRA
Stefano Cescon
RITMO
a cura di Sabino Maria Frassà
Inaugurazione martedì 12 settembre ore 18:00
Aperta fino al 19 novembre 2023
Palazzo Morando | Costume Moda Immagine
via Sant’Andrea 6, 20121 Milano
venerdì-domenica, 9:30 – 17.30 (ultimo ingresso 17) ingresso gratuito
Palazzo Morando | Costume Moda Immagine presenta oggi Ritmo di Stefano Cescon, vincitore dell’ottava edizione del Premio Cramum.
La mostra rimarrà aperta fino al 19 novembre 2023.
La mostra, a cura di Sabino Maria Frassà, nasce dalla collaborazione tra lo Studio Museo Francesco Messina, temporaneamente chiuso per restauro, e il progetto no profit Cramum dedicato ai nuovi talenti dell’arte contemporanea. Ogni anno, dal 2013, viene indetto il Premio Cramum con l’obiettivo di sostenere le eccellenze artistiche in Italia e all’estero attraverso mostre e collaborazioni di fama internazionale. Stefano Cescon (Pordenone, 1989), artista veneto d’adozione e di formazione, vince nel 2021 l’ottava edizione del Premio con una delle prime opere tratte dal ciclo Honey Box. In mostra dieci opere tratte dal nuovo e inedito ciclo “Oltremare”, tra cui anche una grande installazione site-specific “Oltremare – Morando”, che completa la riflessione dell’artista su uno dei colori più amati nella storia dell’arte, il blu .
L’artista ha iniziato il suo percorso artistico nella pittura, indagando la luce e gli equilibri cromatici. L’interesse per il colore e l’esigenza di esplorare gli aspetti materici dell’opera hanno poi condotto l’artista a portare avanti le sue ricerche elaborando una particolare tecnica per cui combina pigmenti con la paraffina e la cera d’api, realizzando quadri scultura in cui forte e centrale è l’elemento della stratificazione.
Dopo la mostra Terra! nell’hub meneghino di Gaggenau, Cescon torna a Milano e presenta a Palazzo Morando per la prima volta l’evoluzione della sua ricerca artistica. L’impiego di casseforme di vetro consente oggi all’artista il pieno controllo sui materiali e sul processo creativo. La mostra presenta un corpo di opere che, sebbene simili per tecnica e realizzazione, differiscono fortemente da quelle precedenti: i passaggi di tono “ovattati” lasciano spazio a singole e studiate note nette di colore; ancora più forte appare la stratificazione materica.
La “nuova” successione ritmica dei colori si dispiega con uno schema differente in ogni opera, creando forme e gradienti che esprimono l’universo interiore di Stefano Cescon.
La mostra Ritmo ha sede a Palazzo Morando, un museo che, accanto alla collezione di dipinti, sculture, disegni e alle sale di rappresentanza settecentesche, espone lo straordinario patrimonio di costume e moda del Comune di Milano. È parte, insieme a Studio Museo Francesco Messina, Casa Museo Boschi di Stefano, Galleria d’Arte Moderna e Museo del Novecento, dei Musei d’Arte Moderna e Contemporanea della città di Milano.
In tale contesto Cescon libera quella che, nell’interpretazione critica di Sabino Maria Frassà, Vasilij Kandinskij, maestro della musica nella pittura, definiva “l’anima viva dei colori”, presentata con un ritmo personale e intimo in continua evoluzione verso l’universale.
TESTO CRITICO DELLA MOSTRA
RITMO. La musica del colore
Sabino Maria Frassà, curatore della mostra
Stefano Cescon, dopo aver impiegato gli ultimi anni a indagare l’essenza materica più profonda dei colori, indaga oggi il senso della composizione e dell’armonia nell’arte. Compito del pittore sarebbe da sempre quello di comporre insieme la materia “colore” al fine di creare qualcosa di nuovo, in grado di esprimere sia il genio che l’anima più profonda di chi lo concepisce.
Questa indagine ha portato l’artista a realizzare un corpo di opere che, sebbene simili per tecnica e realizzazione, differiscono fortemente da quelle precedenti, caratterizzate da colori fluidi, sfumati con passaggi di tono “ovattati”. Forte è la ricerca di una propria unica armonia, fatta di singole note nette di colore e di stratificazione materica, in fondo unico e vero stilema dell’artista. La sua arte si fa sempre più insieme dinamico, quasi contrasti, di processo e controllo sugli elementi che la compongono. Se in passato l’obiettivo era giungere all’essenza del colore, colto nella sua tridimensionalità e intima purezza, oggi l’artista vuole di più. Vuole prendere il controllo sul processo e dimostrare di dominare e determinare il suo “nuovo” colore. Desidera far risuonare la propria voce unica.
Quello a cui assistiamo è probabilmente un pendolo di un artista che fin dagli studi giovanili lo ha visto combattere, diviso tra venerazione per il colore in sé e per i maestri della pittura. In questi nuovi lavori l’artista cerca di mantenere insieme i colori e la composizione, ovvero di unire la successione degli elementi con la loro coesistenza e lo fa attraverso quello che definisce come “ritmo” alla base della sua armonia. Queste nuove opere evocano fortemente il parallelismo con la musica, anche troppo celato dall’artista. Ma, mentre nella musica la sovrapposizione/stratificazione tra i suoni che si susseguono non è infinita nel tempo, non potendo quasi mai durare per tutto il brano, le arti visive permettono che la melodia e l’armonia vivano insieme e determinino un qualcos’altro di nuovo e ulteriore.
La successione ritmica dei colori-pensieri avviene nell’arte di Cescon attraverso la loro stratificazione orizzontale. Ogni colore non è semplicemente una nota della nuova melodia, ma rappresenta un pensiero dell’artista, che va a comporre alla fine dell’opera una riflessione sulla dimensione “tempo”, viscerale e trasversale a tutta la sua ricerca artistica. Il processo messo in atto rappresenta il tentativo di far dialogare gradienti cromatici con un’idea di scansione temporale. Quindi, ogni opera è il tentativo di dare forma a un istante infinito, non statico ma fluido, frutto di un processo co-generativo in cui tutto è soggetto e sintesi del tempo. Questa pratica fisica e meta-pittorica assume per l’artista i connotati tipici di un rito quotidiano, quasi un mantra attraverso il quale riflettere, sedimentare, sovrapporre e stratificare i propri pensieri.
La coincidenza tra tecnica e processo gnoseologico ha spinto l’artista a concentrarsi lungamente sul perfezionamento della tecnica di stratificazione dei colori. Mentre nelle prime opere (fino al 2021) ciò avveniva quasi al buio, l’impiego di casseforme di vetro temperato consente all’artista un controllo inedito: la verifica e correzione dell’esito di ogni singola stratificazione di colore.
Stefano Cescon ha così maturato un’armonia costruita su un profondo percorso di consapevolezza, dove la parte irrazionale si unisce con quella razionale, o meglio lotta per coesistere con essa. In fondo siamo tutti un grumo irrequieto di materia in divenire e queste opere non che richiamare alla mente le parole del grande e primo Maestro della musica nella pittura, Vasilij Vasil’evič Kandinskij: “la dissonanza pittorica e musicale di oggi non è altro che la consonanza di domani”.
Inoltre, l’artista stesso, parlando delle sue opere ritmiche, così ponderate e meditate, evoca l’esistenza di ancestrali accordi di colori, che suggerirebbero l’esistenza di un’armonia visiva archetipica propria dell’intero genere umano. Al pittore si aspetterebbe il compito di liberare quella che Kandinskij definiva “l’anima viva dei colori” nell’atto di emettere un “richiamo musicale”. Il maestro russo, come oggi Cescon, spiegava di sentire ed essere guidato dal “chiacchiericcio sommesso dei colori che si mescolavano; era un’esperienza simile a quella che si sarebbe potuta fare nella misteriosa cucina di un alchimista.” Siamo perciò certi che nei prossimi anni il pendolo dell’arte di Cescon continuerà a muoversi: dal suo attuale “ritmo timbrico”, così intimo e coincidente con la sua voce, maturerà ancora alla ricerca del ritmo universale del colore.