10 e lode, la valigia dei destini incrociati. Al Teatro Ariston la prima assoluta della nuova produzione del Bertolt Brecht

10 e lode, la valigia dei destini incrociati. Al Teatro Ariston la prima assoluta della nuova produzione del Bertolt Brecht – Venerdì 17 gennaio 2014 al Teatro Ariston la prima assoluta della nuova produzione del Bertolt Brecht.      

 LA VALIGIA DEI DESTINI INCROCIATI

di Alessandro Izzi con Margherita Vicario Salvatore Caggiari Elio D’Alessandro Maurizio Stammati, una produzione Teatro Bertolt Brecht – Teatri Riuniti del Golfo

 

Domani al Teatro Ariston di Gaeta per la stagione del teatro per le scuole “10 e lode” in scena l’ultima produzione del Teatro Bertolt Brecht di Formia nell’ambito dei Teatri Riuniti del golfo “La Valigia dei destini incrociati”, un atto unico di Alessandro Izzi con la regia di Maurizio Stammati.

 

Promosso dall’Ass.ne Fuori Quadro e dal collettivo formiano, un evento speciale per la giornata della memoria, la prima assoluta di uno spettacolo intenso che con le parole importanti ed una valigia a quadri ha il compito ed il merito di raccontare la Shoa anche ai ragazzi.

 

Una stazione ferroviaria italiana. Un capostazione gentile che ha fatto del posto di lavoro una sua seconda casa. Una cassiera innamorata, ma non troppo di un insegnante di educazione fisica ispirato dall’ideologia fascista. E Angelo, che passa le giornata aiutando i viaggiatori a portare le loro valigie. Perché Angelo, con le valigie, ci parla. E loro gli rispondono. Almeno così dice lui, quando la gente glielo chiede. In questo microcosmo ideale, figlio del 1943, a un certo punto arriva e non arriva David, bimbo ebreo che scappa e si nasconde dagli occhi di tutti. Soprattutto dagli occhi del pubblico. La sua venuta obbliga ognuno a prendere la sua decisione e a fare la sua scelta.

 

“Sulla scena c’è solo l’Italia e solo il goffo tentativo di raccontare i campi di concentramento e sterminio in una lingua che non è la nostra, ma quella delle valigie, testimoni non più mute, ma sempre difficili da interpretare correttamente, dell’orrore”, afferma l’autore Alessandro Izzi

 

E continua il regista Maurizio Stammati: “Il vero problema era riuscire a stare in equilibrio sulla lama del rasoio senza farsi male. Come fare a raccontare la più grande delle tragedie contemporanee senza scadere nella retorica, senza rinchiuderla nel nero di quella brutalità, ma anche senza banalizzarla o peggio ancora ridicolizzarla? Alessandro prende il toro per le corna, sceglie una stazione come luogo della rappresentazione, luogo simbolo del passaggio dalla vita alla morte e sceglie un bambino come emblema della fuga dalla morte per la vita e sceglie le valigie come custodi delle storie, come conchiglie alle quali il bel personaggio diAngelo – il fattorino – accosta il suo orecchio per ascoltarle.”

La critica

“L’autore lavora, attraverso il meccanismo dell’immedesimazione, profondissimo nel pubblico infantile, su un tema decisivo per la peculiarità psicologica degli spettatori bambini: la paura di essere scoperti, pur senza terrorizzarli. Questo punto è il cuore del contatto tra il testo teatrale e la Shoah. Non c’è un gioco sul sentimentalismo spiccio. Non c’è un lavoro sulla contrapposizione statica, come in La vita è bella, tra vita e morte, tra bene e male. Qui si prova, in un frammento di rappresentazione, a far intuire l’orrore del dover nascondersi. Non c’è bisogno di indugiare sulle conseguenze. Perché il male si annida lì, nel perseguitare e nell’essere oggetti d’odio, prima che nell’universo concentrazionario.”

Carlo Scognamiglio, recensione al testo in Esc@rgot

 

“L’universalità e l’armonia del linguaggio di questa pièce è un dolce cullare gli animi feriti dalla crudeltà dell’uomo che come in tutte le fiabe più belle viene emblematicamente sconfitto grazie all’amore di un bambino, futuro e speranza di un mondo migliore.”
Monia Manzo (Close-up)

 

“I molteplici riferimenti storici, letterari e cinematografici,  che spaziano dall’ironia dei racconti yiddish alla base del breve intermezzo con i burattini, ai testi di Primo Levi e a film come  Train de vie e La vita è bella (a Benigni è anche ispirato il nome dello stolto fascista Roberto) vengono interiorizzati all’interno di un piccolo racconto morale che sfiora la purezza narrativa di Gianni Rodari, soprattutto negli interventi di Angelo, una sorta di Candide, adulto ancora in contatto col suo io bambino e perciò in grado di capire il “valigiese”, la lingua delle valigie, che raccontano “la storia di tanti e nessuno”.

Fabiana Proietti (Sentieri Selvaggi)

 

Il testo della commedia è edito da deComporre edizioni

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