Vivi l’arte, La cena delle ceneri. Appuntamento all’ex Chiesa di S. Salvatore lo spettacolo di Libera Scena Ensemble

 

Continua la grande partecipazione ed il successo della settimana culturale “Vivi l’arte” promossa dal Comune di Gaeta.

 

Venerdì 28 Marzo alle 21:00 presso l’ex Chiesa di S. Salvatore (vico Caetani) l’ultimo appuntamento a cura del Teatro Bertolt Brecht con lo spettacolo “La cena delle ceneri” di Giordano Bruno con la regia e l’interpretazione di Lello Serao della compagnia Libera Scena Ensemble.

 

Giordano Bruno, filosofo che visse tra il Rinascimento e la Modernità, nacque a Nola nel 1548 e studiò a Napoli, ove fu frate domenicano fino a quando gettò, nel 1576, la tonaca alle ortiche. Scomunicato ben tre volte, dai calvinisti, dai luterani e dai cattolici, fu quasi sempre profugo, sostando per periodi più o meno lunghi in città come Genova, Torinoe, Ginevra, Tolosa, Parigi, Londra, Praga, Francoforte. Infine nel 1592 fu imprigionato a Venezia e poi da lì estradato a Roma, nel 1597. Qui subì un processo ad opera del “Santo Uffizio” che lo condannò a morire arso sul rogo in Campo dei Fiori, all’alba del 17 febbraio 1600, come “eretico ostinato, impenitente e pertinace”. Solo il 4 febbraio 2000 il Papa Giovanni Paolo II, tramite il cardinale Angelo Sodano, segretario dello Stato Vaticano, ha espresso un suo giudizio per il quale quel verdetto “in conformità al diritto dell’epoca, fu inevitabilmente foriero di una morte atroce”. E concludeva esprimendo “profondo rammarico per un triste episodio della storia cristiana”.
In questa messa in scena de La cena delle ceneri incontriamo Bruno a Londra nel 1584 come l’uomo che volle abbattere le mura nelle quali Aristotele, Tolomeo e le religioni rinchiudevano la Terra, come luogo di ogni imperfezione nei confronti delle stelle, e l’uomo stesso in quanto suscettibile di nascita e di morte. Criticando il medesimo Copernico, il filosofo nolano viene incontro a noi come colui che disegnò la fabbrica dei cieli e l’infinità della natura, per cui non esiste una genesi, ma continue fluttuazioni di materia, da cui si originano mondi differenti e inconoscibili tra loro.
Egli morirà nel rogo per non accettare che la materia sia subordinata alla divina trascendenza. Al posto dell’arcaico universo chiuso, Bruno offre ancora oggi la visione di un infinito multiverso, dove centro e periferia sono la stessa cosa ed ogni evento, ogni essere vivente, se guardato mediante gli occhi dello spirito, si mostra come il volto possibile di Dio.

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