I videogame sono la miglior palestra per la memoria. Parola della scienza

I videogame sono la miglior palestra per la memoria. Parola della scienza. Da oggi avete una scusa in più per convincere i vostri nonni a giocare ai videogame con voi. Lo scontro generazionale tra chi è cresciuto a pane (integrale, perché è più sano) e videogiochi e chi invece non vuole avere a che fare con le diavolerie tecnologiche potrebbe aver trovato una sua soluzione. Già, perché secondo alcuni studi scientifici raccolti da Gaming Report giocare ai videogame allenerebbe la memoria. Un’attività dunque molto indicata per gli anziani, che potrebbero prevenire i classici vuoti portati dall’avanzamento dell’età.

Un rapporto stilato dall’UNED e pubblicato su sottolinea come il cervello sia stimolato dall’interazione con i videogiochi. Il momento ludico permette alla mente di rendere meglio e più del solito, se il soggetto interessato si prefigge l’obiettivo di migliorare la propria ritenzione mnestica. Inoltre viene messa alla prova la capacità di prendere decisioni in poco tempo, come è tipico dei giochi in cui si combattono nemici. Non dimentichiamo anche la caratteristica principale dei videogame, aprire nuovi mondi e stimolare l’immaginazione. Fattori forse tenuti in secondo piano quando si avanza con l’età, e per questo hanno bisogno di essere rinnovati. Se con l’aiuto di una persona cara e magari di un gioco, meglio ancora.

Un altro studio, questa volta condotto da un’università della California su alcuni sessantenni, ha dimostrato che l’attività ludica migliora le capacità di multitasking. Sulle persone prese in considerazione anche più di quanto accade normalmente per un ventenne alla sua prima esperienza con un videogame. E il miglioramento in questione è continuato per mesi con costanza, segno che i benefici possono essere sfruttati a lungo. In questo caso è stata sottolineata la dimensione sociale dei videogiochi, che permettono di passare del tempo con altre persone e provare a migliorarsi impegnandosi. Torna in parte la questione delle motivazioni, il primo motore di ogni attività benefica per il nostro organismo.

Le implicazioni di questi studi forse non sono ancora state comprese pienamente. La scoperta di simili effetti sulla vita delle persone amplia in modo considerevole il target delle industrie dei videogame, che finora avevano cercato di raggiungere altre fasce d’età con i vari “brain training”. Proprio nel momento in cui l’età media del giocatore si sta inesorabilmente avvicinando ai 40 anni, scoprire che il gioco ha effetti benefici rivoluziona l’idea stessa di come deve venire inteso. Probabilmente con una modalità diversa rispetto ai giovani, che spesso si affidano all’online e al multiplaying per rimanere connessi con gli amici. Come evidenziato in precedenza, la presenza di un amico o un compagno di giochi è invece fondamentale per stimolare l’attività cerebrale dopo una certa età. Azzardiamo che potrebbe persino essere utile pensare a centri di aggregazione in cui i videogiochi sono a disposizione dei clienti, portando a loro tutti gli effetti benefici prima elencati. Un’utopia? Forse. Per il momento, lo stesso effetto può essere ottenuto con la buona volontà dei nipoti. E la loro instancabile voglia di giocare con i nonni, anche senza sapere quanto questo possa far bene alla loro memoria.

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