Sarah Jane Morris alla Casa del Jazz di Roma

Sabato 9 luglio alle 21, la Casa del Jazz Festival presenta Sarah Jane Morris. L’Italia è da sempre una sorta di seconda casa per Sarah-Jane Morris: fin dai suoi primissimi esordi, nel 1980, quando – rispondendo ad un annuncio pubblicato sul settimanale musicale Melody Maker – la vocalist inglese sbarca a Firenze per aggregarsi ad un gruppo blues locale, i Panama, successivamente ribattezzato Wop Avenue.

L’esperienza, condita da diversi concerti in giro per la penisola, è però di breve durata, e la Morris torna presto a Londra dividendo il suo tempo tra performance teatrali e serate nei club: durante una delle sue esibizioni viene notata da Annie Lennox e da Dave Stewart, che invitano lei e il suo partner musicale di allora, Mitch Binns, a cantare sul singolo di debutto degli Eurythmics, “Into the garden”.

Nel 1982 Sarah-Jane è alla guida dei Republic, cosmopolita e colorito ensemble dalle forti connotazioni politiche che per qualche tempo viene salutato dalla stampa specializzata come la nuova promessa del pop britannico. Ne quel progetto ne l’avventura successiva con gli Happy End (una big band di vocazione teatral-musicale che vanta ben ventuno elementi in formazione) ottengono però lo sperato successo, a dispetto di alcune uscite discografiche per etichette indipendenti, buone recensioni da parte della critica e un’intensa attività live che include, nel secondo caso, numerosi concerti a sostegno dello sciopero dei minatori inglesi contro le serrate decise dal governo di Margaret Thatcher. Proprio in occasione di quei “benefit” e del successivo tour organizzato dal movimento Red Wedge (a cui partecipano anche Style Council, Billy Bragg, Smiths e Madness) la cantante consolida i rapporti con i Communards di Jimmy Somerville: insieme a loro, nel 1986, ottiene il suo primo hit interpretando una cover di “Don’t leave me this way”, un classico degli anni ‘70 a firma dei celebri autori e produttori di Filadelfia Gamble & Huff.

Rientrata volontariamente nell’ombra per dare sfogo alle sue variegate inclinazioni artistiche (design, pittura, sartoria artigianale, recitazione: il suo curriculum include anche alcune apprezzate apparizioni in sceneggiati televisivi), Sarah-Jane torna alla ribalta discografica firmando un contratto con la Jive Records per la quale pubblica, nel 1989, il suo primo album come solista. Il disco contiene la sua versione di un altro standard del Philly Sound, “Me and mrs. Jones”, che resta ad oggi una delle sue interpretazioni più acclamate ma che la Bbc si rifiuta all’epoca di trasmettere in radio per i suoi presunti riferimenti omosessuali.

Il 1990 è l’anno del ritorno in Italia: ricevute le chiavi della città di Verona a coronamento di un suo concerto all’Arena, la Morris partecipa al festival di Sanremo accanto a Riccardo Fogli e replica l’anno successivo vincendo la manifestazione in coppia con Riccardo Cocciante: HEAVEN, l’album che include il pezzo sanremese (“I’m missing you”), viene pubblicato nel 1992 dalla Virgin italiana e frutta un’altra hit in Italia, Spagna e Grecia grazie all’ennesima cover, “Never gonna give you up” di Barry White. Sempre in Italia, ma questa volta a Roma, la Morris è una delle protagoniste del concerto per la Festa della donna dell’8 marzo, dove si esibisce al fianco di Cassandra Wilson e Astrud Gilberto. Sposatasi con il musicista (e membro dei Pogues) David Coulter, Sarah-Jane esce poco dopo dal “giro” delle major, diradando produzioni e collaborazioni (che negli anni precedenti l’avevano vista al fianco di musicisti come Peter Hammill, Matt Bianco e l’italiano Gianni Nocenzi) in seguito alla nascita del figlio Otis (1995).

Dello stesso periodo è un live registrato al Ronnie Scott’s, tempio del jazz londinese, mentre bisogna attendere altri due anni per il suo ritorno a tempo pieno sulla scena, grazie una volta ancora ai suoi “contatti” italiani: dopo una collaborazione con gli Stadio la Morris firma infatti un nuovo contratto mondiale con la bolognese Irma, che pubblica l’album Fallen Angel dedicato al padre recentemente scomparso. Con Marc Ribot, che partecipa alle session di quel disco, getta i semi di una futura collaborazione che si concretizza a fine 2001 quando Sarah-Jane, chiusi i rapporti con il suo management, produce in proprio August, un disco di cover realizzato a Londra nell’arco di soli tre giorni. Poco dopo, nel febbraio del 2002, gli eventi la riportano a Firenze: nel capoluogo toscano, dove aveva mosso i primi passi musicali, Sarah-Jane ritorna per mixare un nuovo disco, Love and Pain, scritto in collaborazione con il batterista Martyn Barker e con Callum MacColl (figlio di Ewan e fratello della scomparsa Kirsty), che arriva sul mercato l’anno successivo.

Ad inizio 2006 arriva la raccolta After all These Years, cui seguono nel 2007 e nel 2008 Angels at Christmas e Migratory Birds, quest’ultimo inciso con Marc Ribot. Ritorna nel 2010 con un nuovo progetto realizzato insieme a musicisti del calibro di Martyn Barker, Dominic Miller, Henry Thomas, Tony Remy, Alastair Gavin e Ralph Carney, che porta a un nuovo album intitolato “Where it hurts”, da cui un fortunatissimo tour. Questo lavoro, all’insegna del Jazz e del Blues, mette in risalto i colori unici della sua voce.

Casa del Jazz: viale di Porta Ardeatina, 55 Roma

Info: 06/704731

www.casajazz.it

ingresso:18 euro

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