Santissima mia, lo spettacolo in scena al Teatro Bertolt Brecht di Formia

TEATRO LIBERA TUTTI

TEATRI OFF

 

SANTISSIMA MIA

 

3 Gennaio ore 21:00

Teatro Bertolt Brecht, Formia

 

 

Santissima mia

Compagnia Errare Persona

 

Regia e Drammaturgia
Damiana Leone

 

con
Damiana Leone Anna Mingarelli Francesca Reina

 

Dopo il grande successo dell’appuntamento con lo spettacolo “Tentata Memoria”, torna “Teatro Libera Tutti”, la stagione con ingresso libero ed uscita a pagamento che comprende gli spettacoli di Sciapò e del circuito dei Teatri Off promossa dal Brecht all’interno del Progetto Officine Culturali della Regione Lazio, del cartellone dei Teatri Riuniti del Golfo ed in collaborazione con l’Ipab SS. Annunziata.

 

Sabato 3 Gennaio sarà la volta di “Santissima mia” della Compagnia Errare Persona – Casa delle arti di Frosinone con la drammaturgia e regia di Damiana Leone. Il titolo riprende l’espressione che si usa nel Basso Lazio per indicare la massima forma di devozione a Dio, in quanto uno e trino. L’accezione femminile crea una particolare ambiguità che solo in quei luoghi è comprensibile e tanto cara, perché si parla della Santissima Trinità, detta anche immagine ereticale perché formalmente riconosciuta dal Vaticano come culto solo negli anni quaranta e per devozione popolare. E con la sacralità di una terra e di devozione femminile ispirata ai rituali, alle storie e alle leggende legate alle grazie, ai canti popolari commisti con la recitazione e la drammaturgia strettamente legata alla ricerca linguistica con ambientazione da dopoguerra, si racconta la storia di quattro donne, snodata tra questi pellegrinaggi, con visioni di santi, ricerca di Dio e amore per la vita. Quattro storie ispirate da fatti realmente accaduti, quattro Cassandre cristiane che vivono il rapporto con la religione in modo emotivo e totale, fino a ritrovarsi ad essere studiate in manicomio come delle cavie, o esse stesse come delle creature soprannaturali. Donne  proclamate sante per devozione popolare, e ritenute pazze dalla scienza, ma semplicemente innamorate della loro fede.  Questo viaggio inizia con le donne che si preparano per il pianto delle zitelle, rituale che si rinnova ogni anno a Vallepietra e in cui si portano in processione le donne del  paese a rappresentare la passione di Cristo. Sono tutte vestite di bianco e costituiscono il coro, solo una è vestita di nero ed è la madonna. A partire da questo momento, senza un reale ordine logico, come nei misteri medievali a cui tendono come modello sia la drammaturgia che la regia, la storia di queste donne si intreccia ai riti del pellegrinaggio che essendo diretto verso luoghi di montagna diventa una via crucis stessa, fatta di devozione e visioni anche collettive. Una delle donne rimane incinta convinta che sia stata visitata dall’arcangelo Gabriele, l’altra piena di devozione è una Santa ingenua e semplice che sente e vede ciò che agli altri non è concesso, che emotivamente guida le altre verso un percorso spirituale, le altre, che alternano vari personaggi, sono di volta in volta suora, amica, e compagna di manicomio e infermiera. Questo cammino porterà la Maria ad essere analizzata e ricoverata come visionaria e schizofrenica, per quello, che portato all’estremo, è un vero e proprio conflitto di civiltà interno al nostro mondo Occidentale: un laicismo forzato che sfocia in un ateismo senza se e senza ma, considerato come forma di emancipazione, e un desiderio spirituale antico vissuto in modo totale e di cui vere protagoniste sono sempre le donne.

 

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