Porta San Sebastiano, la porta più bella delle mura romane

Porta San Sebastiano, la porta più bella delle mura romane – Nel punto in cui le mura Aureliane intersecavano la via Latina e la via Appia furono costruite due porte principali: porta Latina e porta Appia, oggi porta San Sebastiano.

Eretta dall’imperatore Aureliano, fu chiamata anche Appia perché qui cominciava la famosa via Appia, iniziata e lastricata con grossi selci, tuttora visibili, da Appio Censore nell’anno 442 di Roma.

Ha preso e mantenne il suo nome, San Sebastiano, dalla non lontana basilica catacombale; per il suo aspetto e la sua conservazione è sicuramente la porta più bella delle mura romane.

E’ in corrispondenza con porta Capena delle mura Severiane; venne ricostruita nel V secolo da Onorio e restaurata, nel secolo successivo. da Belisario e Narsete.

In origine aveva due fornici gemelli che consentivano il passaggio in entrambi i sensi di marcia, ed  era rivestita completamente  di travertino.

La zona centrale è sovrastata da una serie di archetti bizantini; a ridosso della porta si eleva un ornato arco onorario, l’arco di Druso, che non è altro che il fornice adattato in forma monumentale con il quale l’acquedotto Antoniniano scavalcava la via Appia per raggiungere le Terme di Caracalla. L’arco fu utilizzato come controporta nel complesso del cortile fortificato, costruito per rafforzare le difese.

Successivamente, probabilmente al tempo dell’imperatore Onorio, fu ridotta ad un solo fornice rivestito in marmo. Poi in epoca successiva furono costruite sui fianchi  due imponenti torri medioevali, turrite, semi cilindriche nella parte superiore esterna.

Nella chiave dell’arco si vedono ancora le sigle greche in uso al tempo dell’esarcato, e la croce iscritta in un circolo.

Per una maggiore sicurezza, l’imperatore Onorio la fece alzare ed ampliare, quindi ulteriormente rinforzate, con i basamenti quadrati rivestiti di marmo, come ancora oggi si possono vedere.

La chiusura della porta avveniva all’interno tramite un doppio battente, mentre all’esterno era possibile una ulteriore chiusura per mezzo di una saracinesca che veniva calata dall’alto tramite corde e che scorreva lungo apposite scanalature. Resta ancora qualche traccia del sistema di sicurezza che utilizzava l’arco di Druso come controporta verso la città.

La figura dell’Arcangelo Michele, incisa nello stipite della porta San Sebastiano, è una curiosa testimonianza della vittoria dei Romani contro Roberto D’Angiò, re di Napoli, qui avvenuta il 29 settembre 1327. Davanti a questa porta una banda di popolani vestiti poveramente, ma decisi a difendere la loro indipendenza, affrontò l’esercito del re di Napoli, assai più numeroso e meglio armato, e riuscì a scacciarlo.

I romani, con notevole modestia, attribuirono il merito della vittoria all’apparizione dell’Arcangelo Michele, che con la sua apparizione voleva ammonire e scoraggiare chiunque intendesse conquistare Roma, città sacra e consacrata a Dio e ai suoi rappresentanti.

Dai campi davanti alla Porta San Sebastiano ebbe inizio, nel 1536, l’ingresso trionfale di Carlo V in Roma.

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