Ossessione dello sguardo. Sul tema di Italo Calvino e la fotografia. La mostra in corso al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea di Roma

Roma: Università La Sapienza  dal 7 al 30 settembre 2015

Lunedi al Venerdì dalle 10 alle 19   ingresso libero

Inaugurazione giovedì 10 settembre, ore 17

Evento “Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica”

 

Proposito della mostra, omaggio a Italo Calvino

 

« Le riprese, come oggetto e come traccia, rivelano questa ossessione dello sguardo, de l’«esattezza » e della «visibilità», che è al centro dell’opera calviniana. »

Vincent D’Orlando  La tentation du refus. Italo Calvino et la photographie, Italies

Il proposito della mostra non è quello di mettere in relazione l’opera di Italo Calvino con dei fotografi  per tentare d’illustrane il contenuto, non è un tentativo d’accordare questi due medium, di metterli in armonia, ma di offrire alla riflessione dei visitatori una varierà  di fotografie, appartenenti a dei generi differenti, partendo dal punto di vista calviniano sull’arte visiva e il posto ambiguo che l’autore di “L’avventura di un fotografo” accorda alla fotografia in particolare nel campo artistico. Per chiarire questa relazione ci siamo rivolti a degli specialisti i cui testi figurano nel catalogo, complemento che si può consultare su internet, “Ossessione dello sguardo.com”. La mostra indica a che punto la soggettività e l’oggettività  fotografiche siano mischiate e si fondano  che si tratti d’arte o di scienza, raggiungendo così il proposito letterario di Calvino che ha così bene accordato immaginario e realtà.

 

L’avventura di un fotografo

« La fotografia ha senso solo se esaurisce tutte le immagini possibili » Questa frase di Calvino è evocata in « La Chambre claire », che ha come sottotitolo « note sur la photographie » e Roland Barthes aggiunge:

« Qualsiasi cosa dia da vedere e qualunque sia la sua maniera, una foto è sempre invisibile : non é essa che vediamo».

Queste due frasi, che moltiplicano le interpretazioni, sembrano contraddirsi ma possiamo immaginare che si oppongano come lo fanno due colori complementari per giungere a una verità globale che è dell’ordine dell’utopia. Lo suggeriscono queste parole di Calvino utilizzate da Barthes quando dichiara di aver trovato «la vera fotografia totale». Il personaggio di “L’avventura di un fotografo” ce ne dà una definizione enigmatica : « Forse la vera fotografia totale, – pensò, – è un mucchio di frammenti d’immagini private,  sullo sfondo sgualcito delle stragi e delle incoronazioni. »

La fotografia totale appare dunque inconcepibile e quanto possiamo ritenere d’obiettivo nella sua definizione è questa frammentazione che risulta dalle molteplici captazioni prodotte dalla pratica fotografica. Partendo da questa idea, il nostro proposito sarà di tentare di fare  «la part des choses » tra la pluralità degli sguardi, sia dissociati sia mescolati, che animano l’opera di Calvino, sapendo che la fotografia, secondo i termini di Gabriel Bauret, è « plurielle ». La fotografia è dunque presentata nella varietà dei suoi aspetti, da un lato quelli che tendono all’obiettività e, dall’altra, quelli che rivendicano la soggettività. Le fotografie di Eugène Atget s’affiancano a quelle del dipartimento dell’ École Française di Roma e a quelle delle collezioni di fotografie scientifiche del Cnrs e dell’Institut Pasteur. Questa presenza della scienza si deve mettere in relazione con la formazione di Calvino, la madre botanica, diplomata in matematica e scienze naturali, il padre agronomo. L’influenza familiare ebbe certamente un ruolo importante nella sua tendenza alla sperimentazione. L’aspetto soggettivo della fotografia è rappresentato da opere contemporanee di varie tendenze.

Riflessioni su un punto di vista

La posizione di Italo Calvino nei confronti della fotografia è ambigua.  Seduzione e diniego sembrano alternarsi  o anche mescolarsi ed infine tradursi, nell’autore di “L’avventura di un fotografo”, in una diffidenza analoga a quella dei primi analisti di un medium che sembra entrare in concorrenza sia col reale che con la rappresentazione artistica della realtà. Per questo la preferenza di Calvino va alla pittura, raggiungendo a volte il punto di vista dell’arte di Baudelaire, che relega la fotografia a una semplice mimesi, privandola così di ogni espressività individuale, classificandola nell’industria e nella riproduzione di massa, la “democratizzazione” per Baudelaire, con la conseguenza, più tardi, della “perte de l’aura” dell’opera d’arte, secondo Walter Benjamin.

Tuttavia Italo Calvino riviene senza indugio alla fotografia, basando anche la sua riflessione sui lavori dell’amico Roland Barthes e ci dà infine la sua visione paradossale in “L’avventura di un fotografo” conferendo alla fotografia una dimensione affettiva legata all’amore e alla morte, quello che Roland Barthes aveva notato nel suo percorso riflessivo, ridando alla fotografia degli “stati d’animo”, riabilitandola, in un certo sermdo, conferendole un immaginario che pareva volere escludere nella sua ricerca apparente di realismo assoluto.

Partecipanti che presentano la loro collezione di fotografie

Médiathèque de l’architecture et du patrimoine :

Correspondant : Bruno Martin, responsable des Archives, Paris

Centre National de la Recherche Scientifique, Cnrs Images :

Correspondante : Adèle Vanot, directrice de la photothèque, Paris

Institut Pasteur, Paris :

Correspondant : Michaël Davy, responsable de la photothèque, Paris

École Française de Rome, Archives archéologiques :

Correspondant : Stéphane Bourdin, responsable du Service Archéologie

 

Fotografie

 

Fotografia artistica :

Eugène Atget

Bernard Plossu

Damien Darchambeau

 

Fotografia scientifica :

Cnrs Images, Institut Pasteur Paris, École Française de Rome

 

Catalogo editori, specialisti di Italo Calvino

Chi cortesemente contribuito a questo omaggio

Perle Abbrugiati, Professore al Dipartimento d’italiano e Direttore di ricerca all’Università di Provence.Specialista in letteratura dal XIX al XXI secolo. Perle Abbrugiati ha pubblicato gli Atti di un Seminario  su Italo Calvino nel numero 16 della rivista che dirige « Italies ».

Epifanio Ajello, Professore all’Università di Salerno, insegna Letteratura italiana contemporanea e Letterature comparate. Suoi recenti lavori: « Il racconto delle immagini. La fotografia nella modernità letteraria italiana », Pisa, ETS, 2900, dove appare anche un capitolo su Calvino.

PierPaolo Antonello, Professeur à l’Université di Cambridge, auteur de  “Science and Literature in Italian, Culture from Dante to Calvino.” 2004

Pierluigi Basso Fossali, Professore ordinario di semiotica all’Università Lumière Lyon 2 e membro del laboratorio Icar presso la Scuola Normale Superiore di Lyon. Il suo lavoro si concentra sulla gestione del senso e tra elaborazioni percettive, proiezioni discorsive e organizzazioni istituzionali.

Andrea Del Lungo, nel 2011,  integra l’Università Lille 3 come Professore delle Università, specialista dei legami tra letteratura e saperi al XIX secolo. Dal 2008 le sue ricerche si concentrano su l’ “incipit romanzesco”, luogo strategico del testo e della lettura.

Vincent D’Orlando  è « maître de conférence »  all’Università di Caen. Su Calvino ricordiamo in particolare : « Italo Calvino et le pathos des commencements », in Italo Calvino narratore, Istituto Italiano di Cultura de Paris, 2005; « Calvino et le genre romanesque », in Cahiers pédagogiques.

 Eleonora Materazzo, dopo degli studi alla Sapienza, ha scelto come tema della sua tesi” I  rapporti tra Italo Calvino e la fotografia.  Titolo : “Quando il racconto diventa immagine. Calvino e la fotografia”.

Tiziana Pangrazi, musicologo, docente di storia della musica presso l’Università di Napoli, autore di una tesi di laurea alla Sapienza, «Un re in ascolto tra Berio e Calvino”

Domenico Scarpa, consultante al Centro internazionale di studi Primo Levi di Torino, ha insegnato all’Università di Napoli L’Orientale ed è stato ricercatore all’Ecole Normale di Pisa e all’Italian Academy at Columbia University, New York.

 

Il Museo Laboratorio di Arte Contemporaneo, MLAC,

è diretto dal Prof. Giuseppe Di Giacomo, specialista nel rapporto tra estetica e letteratura

 

Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Università La Sapienza, Roma

L’obiettivo del Museo Laboratorio di Arte Contemporanea è proteggere, studiare, valorizzare e promuovere l’arte contemporanea, considerata sotto molteplici forme, visiva, letteraria, plastica, musicale, teatrale, cinematografica e architettonica. In questa cornice il Museo non si rivolge soltanto agli studenti, ai ricercatori e agli specialisti, ma anche agli stessi artisti, come a un pubblico più largo, in vista di una apertura sempre più vasta e strutturata verso l’esterno, con particolare referenza ad altre installazioni simili a livello nazionale e internazionale.

Il MLAC è attualmente sotto la direzione di Giuseppe di Giacomo, docente di Estetica all’Università di Roma La Sapienza e in particolare, di Filosofia,  Storia dell’Arte e Letteratura italiana. Il MLAC si presenta prima di tutto come uno spazio destinato alla sperimentazione e al dibattito pubblico, come un luogo che è constitutivamente aperto alla discussione e, quindi, alla problematica della realtà, delle pratiche, delle esperienze e dei modelli culturali.

 

Info mostra

 

MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea

Università La Sapienza – Piazzale Aldo Moro, 5 – Roma

Durata: dal 7 al 30 settembre 2015

Orario: dal lunedì al venerdì ore 10.00-19.00

ingresso libero

Inaugurazione giovedì 10 settembre, ore 17

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