Matteo Salvatore, la sua storia raccontata da Sergio Rubini sotto ai riflettori del Teatro Ghione di Roma

Matteo Salvatore, la sua storia raccontata da Sergio Rubini sotto ai riflettori del Teatro Ghione di Roma – Arriva a Roma al teatro “Ghione” il 25 e 26 marzo, la storia di Matteo Salvatore raccontata da Sergio Rubini, con le musiche dal vivo della DauniaOrchestra (finalista al Premio Tenco 2012).

 

Rubini da vita ad un viaggio tra le parole e la musica del cantastorie pugliese, poeta degli “ultimi”, che con le sue ballate ha raccontato se stesso e la sua quotidianità. Dalla sua terra lui rubò tutto: il bianco pudore dell’ignoranza, la capacità di non mollare mai e la forza di rinascere ogni giorno e mille volte ancora. La miseria nera e la fame che accompagnarono tanti, troppi anni della sua vita, sono linee parallele che Sergio rubini abbandona ai ricordi, come chimere raggiunte e ritrovate, sognate e malcelate.

 

 

Matteo Salvatore cominciò a scrivere le sue canzoni su commissione, quasi per convincersi che quella poteva essere la strada giusta per portare al suo stomaco “Maccaroni e carne pe’ putè ballà”. Con il passare degli anni la sua opera passerà dal grande affresco di povertà e dolore al benestare di un’agiatezza forse malgestita. Le sue ballate vivranno una continua ricerca di melodie e poesia composta con il candore di chi non aveva mai conosciuto il piacere di scrivere, ma sempre saputo interpretare la forza delle parole. Versi che brillano di una bellezza sofferente, di una straziante realtà che spesso si mischia alla follia. Gli anni passati in carcere per l’uccisione della sua compagna Adriana nel 1973, non gli tolsero la voglia di ricominciare, di ritrovare la gente per mettere ancora in piazza la sua forza, il suo talento di cantastorie. Sergio Rubini racconta la vita del folk-singer senza tralasciare moralismi e giudizi, sottolineando i momenti che gli regalò il destino, il bene voluto ai suoi pochi amici e cercato sempre il sorriso di una donna.

“Il Sud va ricostruito per le parti in comune, non per le differenze – ha detto Rubini– in questo reading non pongo attenzione sulla ricostruzione del dialetto foggiano nella sua perfezione, ma a una lingua con una forte connotazione meridionale, comprensibile, tanto da farsi capire da tutti. È un dialetto tra l’originale e il deviato. È l’amore per la mia Puglia”. Durante lo spettacolo, la riflessione, per le condizioni di un Meridione martoriato dai problemi della fame, delle malattie, dell’emigrazione, dello sfruttamento, viene alternata all’ ”ironia indotta” con cui questi problemi vengono affrontati. Si riflette su un Meridione che forse non c’è più.

Da prima della guerra, con la fame e la povertà più assoluta, del post periodo bellico fino alla lenta ripresa economica che certamente faticava a passare da Sud. Tutto questo rappresentato su un palcoscenico minimale, a dare il senso della semplicità del personaggio protagonista, con un giradischi al centro della scena, un leggìo, l’orchestra e una scrivania appena illuminata da una fioca lampadina.. “Lo spettacolo si sviluppa attraverso la raccolta di materiali relativi alla vita di Matteo Salvatore – incalza Rubini – concentrati nel libro-intervista scritto dal suo stretto collaboratore Angelo Cavallo,”La luna aggira il mondo e voi dormite”. Da qui gli autori di questo spettacolo hanno avuto l’opportunità anche di conoscere l’intero mondo affettivo del cantastorie. È uno spettacolo autentico con delle musiche riviste e arrangiate da Umberto Sangiovanni e la DauniaOrchestra, che con questo Cd hanno raggiunto la finale del Premio Tenco”.

 

 

 

Sergio Rubini Voce recitante

Umberto Sangiovanni Pianoforte e composizioni

Marta Colombo Voce
e percussioni

Dario Piccioni Basso

 

 

Recensioni:

…..” l’interpretazione di Sergio Rubini è stata fonte di sorpresa. L’attore barese ha infatti letto e raccontato con spiccata partecipazione  e personalità la vita del cantastorie foggiano.

Aiutato da tre bravissimi musicisti, Rubini è riuscito ad esprimere con personalità e dovizia di particolari i momenti più salienti del percorso artistico e personale di Matteo Salvatore, partendo dalla misera vita che ha contraddistinto la sua infanzia, sino alla sua morte

Il pubblico ha seguito con interesse e partecipazione la rappresentazione teatrale, sottolineando con continui applausi i vari momenti recitativi e musicali e mostrando con un caloroso e corposo applauso finale di aver apprezzato l’interpretazione e condiviso l’opera messa in scena da Sergio Rubini e del gruppo che lo ha accompagnato……”

Matteo Salvatore è raccontato con tenerezza, si percepisce tutta la sua estrema semplicità: “ Le parole di Salvatore vengono da lontano – dice il regista pugliese – parole oscure che vengono dalla nostra arcaicità. Raccontiamo un uomo leggero, in maniera leggera. Un personaggio simpatico, pervasivo, affascinante e controverso. Ho cominciato ad ascoltarlo negli anni 70, in un periodo caratterizzato principalmente dal rock. Il folk dialettale di Salvatore era etichettato come “rozzo”. Rubini entra in scena con un vecchio 33 giri, “Zumpa, balla e ridi” datato 1978. Un rarità di Matteo Salvatore, poggiata su un giradischi, della prima metà del novecento. “Cuncettina” è il brano estratto dal vinile e poi ripreso live dalla band. Suggestivo.

Il reading mette subito in evidenza la fame del periodo prebellico, quando a Foggia girano i “Zicozizo”, i poveri di allora. Non vengono rispettati gli orari di pranzo, il “secondo” è un lusso e le malattie dilagano. Sergio Rubini è perfetto nel reading. Usa il dialetto come un’arma che colora questo racconto di Angelo Cavallo datato 2002. I musicisti intervallano con le opere più belle di Salvatore: da “Padrone mio” a “Lu bene mio” è un susseguirsi di ballate allegre e struggenti. Dopo la guerra il cantastorie di Apricena parte per Roma. Qui conosce Claudio Villa che lo convince a cantare con la sua lingua originale. Salvatore, infatti, usava, dapprima, la lingua napoletana.

Arriva il successo, dischi, tournee, film e Cantagiro lo portano agli onori della cronaca musicale. Seguirono i problemi giudiziari, per l’assassinio della moglie, “morta di crepacuore”, e il suo lento declino artistico fino agli ultimi colpi di tosse. Oggi tocca agli artisti contemporanei tramandare la memoria artistica e umana di questo grande cantastorie. Sergio Rubini, Vinicio Capossela e Teresa de Sio, sono solo alcuni nomi folgorati dai versi veri e genuini di Matteo Salvatore. La sua voce è ancora importante e a dimostrarlo è proprio il calore della gente con il doppio sold-out……”

 

http://www.youtube.com/watch?v=dAQUVSgELKM

 

 

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