Mark Turner 5et ed Elisabetta Antonini 4et Urban Scraps sotto ai riflettori del Roma Summer Jazz Fest a via Margutta

Il Roma Summer Jazz Festival, l’unica rassegna jazz estiva della capitale che si svolge nel cortile di Via Margutta 51a, luogo noto ai più per lo storico film “Vacanze Romane” con Gregory Peck e Audrey Hepburn, ospita giovedì 28 e venerdì 29 due concerti eccezionali (ora di inizio, 21.30): il quintetto americano del sassofonista Mark Turner con Aaron Goldberg al pianoforte, Peter Bernstein alla chitarra, Reuben Rogers al contrabbasso e Gregory Hutchinson alla batteria (ingresso 18 euro) e il quartetto della cantante Elisabetta Antonini che presenta il progetto “Urban Scraps” dedicato agli artisti contemporanei legati a New York (ingresso 12 euro).

Con un nuovo album prossimamente in uscita per Ecm dal titolo “Lathe of Heaven” inciso con il suo quartetto composto da Avishai Cohen, Joe Martin e Marcus Gilmore, Mark Tuner  si presenta a Roma con un quintetto di All Stars tutte americane: Aaron Goldberg al pianoforte, Peter Bernstein alla chitarra, Reuben Rogers al contrabbasso e Gregory Hutchinson alla batteria.

Nato a Fairborn, Ohio, nel 1965, e cresciuto nella California del sud, Mark Turner inizia a studiare il sax contralto al liceo e dopo un paio d’anni passa al tenore. Il suo coinvolgimento definitivo verso il jazz avviene in coincidenza col periodo trascorso studiando al Berklee College of Music di Boston nel 1987, dove studia con celebri insegnanti come Billy Pierce, Joe Viola e George Garzone, e ha modo di suonare continuamente in jam session con molti dei suoi futuri partners musicali: Kurt Rosenwinkel, Jorge Rossy, Joshua Redman, Chris Cheek, Seamus Blake, Antonio Hart, Geoff Keezer, Anthony Wonsey e Dwayne Burno. Tra le sue maggiori influenze Turner cita anche George Garzone e Hal Crook, entrambi suoi insegnanti a Boston. Trasferitosi a New York suona col gruppo di Akira Tana e Rufus Reid, Brad Mehldau, e la band di Kurt Rosenwinkel. Tra le sue principali influenze Turner cita Coltrane, Joe Henderson, Lennie Tristano, Warne Marsh, Keith Jarrett e Steve Coleman.

Il suo interesse per la musica nella sua totalità lo ha portato inoltre ad interessarsi all’opera di Béla Bartòk, Arnold Schoenberg, Anton Webern e Olivier Messiaen, così come a J.S. Bach e a Claudio Monteverdi. Turner è presente in numerose incisioni e ha realizzato come leader diversi dischi per la Warner Bros., tra cui “In This World” e “Ballad Session”. Suona inoltre da diversi anni con il trio Fly, accanto a Larry Grenadier e Jeff Ballard.

Mark Turner da qualche anno è sicuramente uno dei più grandi tenoristi presenti sulla scena mondiale. Ha collaborato con la big band di Dave Holland. Caratterizzato da una voce strumentale di grande bellezza e intensità espressiva messa al servizio di un estro melodico superiore, e da un ricco fraseggio che utilizza sapientemente cellule melodiche seriali e sovrapposizioni di figurazioni ritmiche irregolari, suonate a volte con voluta asimmetria rispetto alla scansione regolare del tempo, in cui appare evidente la rivalutazione della lezione di Warne Marsh e Lennie Tristano, Turner è riuscito a elaborare compiutamente un proprio stile rigoroso e inconfondibile, e fa indiscutibilmente parte di quell’elìte di musicisti che sta fornendo un importante contributo all’evoluzione del linguaggio improvvisativo del jazz.

 

FORMAZIONE:

Mark Turner sax

Aaron Goldberg  pianoforte

Peter Berstein chitarra

Reuben Rogers contrabbasso

Gregory Hutchinson batteria

 

Venerdì 29 agosto, la cantante Elisabetta Antonini presenta il progetto “Urban Scraps” dedicato agli artisti contemporanei che hanno scelto New York come meta del proprio viaggio artistico (ingresso 12 euro).

In attesa dell’uscita del suo prossimo album “The Beat Goes On” prevista per il 22 settembre con ospite Francesco Bearzatti, Elisabetta Antonini conferma con questo progetto live, la sua ricerca creativa che la porta a produrre da sempre progetti avventurosi e originali, spesso fortemente connotati non solo sul piano sonoro ma anche su quello letterario.

In particolare, in Urbani Scraps, la Antonini propone un jazz denso, vibrante e a tratti aspro ma ispirato sicuramente alle atmosfere metropolitane della Grande Mela, in un rapido oscillare tra antico e moderno.

A via Margutta, la Antonini è affiancata da Roberto Tarenzi al pianoforte, da Pietro Cincaglini al contrabbasso e da Marco Valeri alla batteria.

 

Cantante e band leader, arrangiatrice e compositrice, cresciuta musicalmente fra l’Europa e gli Stati Uniti, Elisabetta Antonini si è fatta strada attraverso un’intensa attività concertistica che l’ha portata a collaborare con nomi come Paul McCandless, Kenny Wheeler, Paolo Damiani, Vassilis Tsabropoulos, Javier Girotto. Da sempre, riserva un’attenzione mirata alla composizione e all’arrangiamento rielaborando con cura alcune pagine del jazz di oggi e scrivendo brani originali.

Un’artista completa che declina la propria creatività in percorsi musicali raffinati e originali. Esibitasi in più occasioni all’estero (Grecia, Portogallo, Israele, Brasile) e in prestigiosi jazz club e teatri italiani (Teatro Morlacchi di Perugia, Teatro Sistina di Roma, Teatro Verdi di Padova), ha preso parte a rassegne e festival di rilievo, tra cui: Villa Celimontana Jazz Festival, Tel Aviv Jazz Festival, Rio Harp Festival a Rio de Janeiro, Rumori Mediterranei Roccella Jonica, Festival Internazionale di Jazz Contemporaneo alla Casa del Jazz, Nuoro Jazz, Time in Sassari, Viggiano Jazz, Rassegna Giovani Leoni alla Casa del Jazz,  Sperlonga Jazz Festival, Da Donne a Donna, Rassegna I Grandi del Jazz: Istruzioni per l’uso al Teatro Sistina, Rassegna Note di Festa alla Casa del Jazz.

Attiva anche sul piano didattico, è docente presso il Conservatorio di Brescia, Trento e Benevento, la Saint Louis Music School di Roma, nei seminari estivi di Nuoro Jazz diretti da Paolo Fresu, Jazz’s Cool del Saint Louis e Tuscia in Jazz, collaborando, tra gli altri, al fianco di Sheila Jordan, Maria Pia De Vito, Kurt Rosenwinkel, Peter Bernstein, Aaron Goldberg, Scott Colley, Donny McCaslin.

 

FORMAZIONE

Elisabetta Antonini voce e arrangiamenti
Roberto Tarenzi pianoforte
Pietro Ciancaglini contrabbasso
Valerio Vantaggio batteria

 

Dopo i concerti del 28 e del 29, la programmazione del Roma Summer Jazz Fest prosegue il 3 settembre con Susanna Stivali e il suo Chico Buarque, il 4 Maria Pia de Vito presenta “Remind the Gap”,  il 5 Greta Panettieri “Non gioco più” omaggia Mina, l’8 il quartetto del batterista Lucrezio de Seta, il 9 il quartetto di Rosario Giuliani, il 10 doppio concerto con il trio di Alessandro Lanzoni (premio Top Jazz Miglior Nuovo Talento) e il quartetto di Francesco Ponticelli. Chiude la rassegna l’11 settembre il batterista Israel Varela.

 

Tutto il festival è realizzato grazie al contributo personale e diretto dell’organizzazione e degli operatori del settore. Un progetto che nasce dalla semplice partecipazione e passione per la musica, contrapposto alle usuali rassegne. Nasce qui la collaborazione con il Centro Regionale “Sant’Alessio-Margherita di Savoia per ciechi” che ha dato la concessione degli spazi per questa rassegna e a cui sarà devoluto parte del ricavato dei biglietti e l’Associazione Internazionale di Via Margutta nella persona della presidente Laura Pepe per il suo prezioso sostegno.

 

Per colmare l’assenza di una programmazione estiva jazz a Roma, i tre organizzatori Mirella Murri, Daniela Lebano e Pietro Gabriele forti della stagione di “Braschi in Jazz”, hanno creato una manifestazione di alto profilo che alternerà sul palco musicisti nazionali e internazionali. Alcune serate saranno dedicate ai nuovi progetti, quale investimento migliore se non dare spazio ai giovani talenti come messaggio di ripresa e di voglia di andare avanti.

 

All’interno del cortile, dalle 19 in poi è possibile anche assaggiare birre artigianali e prodotti tipici del reatino.

 

 

info e prevendite:

infoline: 331 5744830

website www.centrottava.it

email: info@centrottava.it

Articolo precedentePrima Edizione del Premio Internazionale Vittorio Foa-Città di Formia, grande successo di partecipazione
Articolo successivoTutta questa bellezza, il libro di Renato Bazzoni