Marina Pennafina si racconta

Marina Pennafina, attrice poliedrica che, con simpatia, spigliatezza e tanta grinta ha ricoperto ruoli in teatro, al cinema e in televisione. La sua è una carriera inizia da giovanissima con il teatro.

Cosa si prova a calcare le assi di un palcoscenico e che tipo di rapporto s’instaura con il pubblico in sala?

E’ un connubio esplosivo di emozione e magia. E’ un qualche cosa di impalpabile che ti avvolge e travolge. E’ quella magia che solo il gioco di ruoli regala e che ti fa identificare nel personaggio che interpreti. E’ quella magia che solo quelle assi possono regalarti proteggendoti ed esponendoti al contempo. Li, su quel palcoscenico avviene una fusione tra te e il personaggio che stai impersonando. In quel momento io sparisco e divento un’altra persona, una persona che vive e gioca tramite il mio corpo prendendo vita. Tutto questo mi da un senso di benessere, quasi di protezione. Al fianco dei miei colleghi mi diverto a cambiare vita, volto e vissuto. Sotto le luci dei riflettori ci sono io e gli altri attori con i loro ruoli. E’ come se tutto fosse circoscritto in quella parentesi senza tempo e senza confini. E’ una sensazione unica, straordinaria e fantastica. Il pubblico in sala ti da la carica, l’energia ed il calore sostenendoti con i suoi applausi e, quando riesci ad entrare in perfetta sintonia con loro e a far vibrare il loro cuore e a farlo diventare un tutt’uno con te è semplicemente meraviglioso.

Qual è stato il personaggio che ti ha coinvolta maggiormente e perché?

Sicuramente è stato Vincenza, From Medea. Un personaggio particolare e complesso. Vincenza, nella pièce teatrale, è una madre infanticida, che ha una profonda consapevolezza dell’atto compiuto. E’ una donna frustrata dal marito, dalla vita che riesce però a mantenere intatta una grande fede e spiritualità il che, apparentemente, potrebbe sembrare un conflitto con il gesto compiuto… Affrontare questo ruolo è stata una grande prova per me.

Dopo la parentesi teatrale ha recitato sia per il piccolo che per il grande schermo. Tra le due esperienze qual è quella che le è piaciuta di più?

Sono due universi molto simili ma, il cinema, per me ha una magia tutta speciale. Nel grande schermo la cura e la qualità del lavoro è diversa. Si girano le scene avendo a disposizione più tempo e, si ha la possibilità di lavorare maggiormente sul personaggio, sulle luci e su tutto il resto. Tutto ha un respiro più calmo e quindi, qualitativamente parlando è migliore, anche se, ultimamente, ci sono dei prodotti confezionati per la televisione, realizzati in due sole puntate, quindi piccoli film, girati egregiamente. Diciamo che nella lunga serialità si tende a perdere un pochino di vista la qualità.

Per quanto riguarda la televisione l’abbiamo vista recitare in molte fiction di successo. Tra tutte qual è quella che ti ha dato più soddisfazioni e che ti ha colpito di più? Quale personaggio ti è piaciuto interpretare?

Come hai detto tu sono tante e tutte con bei personaggi. Farei un torno a qualcuno preferendone una… anche perché su ogni set ho sempre instaurato bei rapporti con tutti. Devo ammettere che l’ultimo lavoro girato si porta un po’ nel cuore e quindi, nel mio caso è la fiction Le tre rose di Eva, in cui interpreto il ruolo della madre badessa che ne passa di tutti i colori con una novizia interpretata dalla brava Euridice Axen. Il ruolo della suora è la terza volta che me lo affidano. L’ho interpretato con Carlo Verdone in Grande Grosso e con Verdone … per l’appunto, anche in quell’occasione ero una Madre Badessa. Mi auguro di lavorare nuovamente con Carlo Verdone che, a mio avviso, è grande professionista e persona meravigliosa.

Di personaggi ne hai interpretati tantissimi e tutti diversi. Se ti dovessero proporre di impersonare una donna bellissima, irresistibile ma anche irriverente e soprattutto divertente lo faresti?

Ma di corsaaaaaaaaaaaaaa, naturalmente in chiave ironica. Sarebbe un grande divertimento

Qual è il personaggio che hai fatto più fatica a interpretare e quale il film che ti ha dato maggior soddisfazione?

Beh, non per ripetermi ma è sempre quello di Vincenza di cui abbiamo parlato prima, anche perché quel testo l’ho talmente amato che dopo qualche anno ho conosciuto un giovane e bravissimo regista, Fabrizio Cattani, in cui ho intravisto la giusta sensibilità e poeticità narrativa necessaria per affrontare un testo delicato quale From Medea di cui parlavamo prima… Fabrizio, infatti, dopo aver letto il testo se ne innamorò subito e scrisse la sceneggiatura cinematografica. Dopo varie peripezie è riuscito a trovare la giusta produzione, da cui uscì il film Maternity Blues tratto, appunto, dal testo teatrale From Medea. In quella pellicola il mio ruolo è stato nuovamente quello di Vincenza. Per rispondere alla domanda su qual è il film che mi ha dato maggiore soddisfazione, posso dire tranquillamente che è Maternity Blues. Pellicola amata dalla critica e dal pubblico anche se è uscito in poche copie. Il film è riuscito ad arrivare a tutti i cuori, e poi …. Il Festival di Venezia al quale abbiamo partecipato. Una bellissima ed emozionante avventura.

 

Hai lavorato nel mondo del teatro, che della tv e del cinema. In quale di queste realtà ti sei sentita più a tuo agio?

Amo tutti e tre in modo totale anche con le loro diversità. Diciamo che attualmente nel cinema e nelle fiction trovo più spazi, e progetti interessanti, ma tutto può cambiare

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Sto finendo di girare un cortometraggio realizzato da un giovane regista pugliese Francesco Colangelo e prodotto da un giovane ma promettente produttore Giampietro Preziosa. Il cortometraggio si chiama Terrapromessa e penso sarà presentato anche al Festival di Venezia… Per il resto è ancora presto per parlare….

Cosa ti senti di consigliare ai ragazzi che si vogliono avvicinare al mondo della recitazione?

Semplice se ami una professione, ti ci dedichi anima e corpo, studi e ti prepari seriamente. Quindi l’unico consiglio che mi sento di dare è solo quello di studiare in una buona scuola e, fortunatamente, oggi ce ne sono tante …. e poi, una volta che ci si è formati proporsi sempre e in maniera convinta. Se uno è bravo e professionale alla lunga ma qualcosa arriva, anche senza scorciatoie in questa strana Italia che parla tanto di meritocrazia ma non la applica specie nel mio settore.

Articolo precedenteInternational Jane’s Walk Festival – Il balletto sul marciapiede, conversazioni a piedi nel quartiere di Santa Barbara
Articolo successivoL’Urlo Indifferente, il progetto fotografico di Stefano Cioffi in mostra al Museo di Roma in Trastevere