Le notti di Cicerone, IV edizione. Il riconoscimento a Corrado Augias e Ambrogio Sparagna

Le notti di Cicerone, IV edizione. Il riconoscimento a Corrado Augias e Ambrogio Sparagna – Domenica 16 settembre alle ore 21, nella splendida cornice dell’area archeologica di Formia  in cui si staglia il mausoleo di Cicerone, il grande oratore romano, il festival, giunto alla sua IV edizione, si concluderà con l’assegnazione dei premi Cicerone.

 

 

Per la sezione internazionale quest’anno il riconoscimento andrà a CORRADO AUGIAS, giornalista e scrittore di successo, tra i principali promotori culturali del nostro Paese, a cui va l’indubbio merito di aver restituito ad una vasta platea di lettori il passato di grandi personaggi, città e culture attraverso volumi appassionanti, capaci di raccontare la storia con un linguaggio accattivante alimentato di particolari sorprendenti. Corrado Augias sarà inoltre autore e protagonista di un’esclusiva performance su Cicerone,tratta dal ‘De Officiis’, studiata appositamente per questo festival, che costituirà uno dei momenti imperdibili della manifestazione.

 

Il Premio Cicerone ‘Città di Formia’ sarà invece conferito all’etnomusicologo AMBROGIO SPARAGNA, certamente il ‘formiano’ più famoso in ambito nazionale e internazionale, con alle spalle una carriera densa di successi riscossi in tutto il mondo attraverso la direzione di diverse orchestre, da lui stesso fondate.Per l’occasione Ambrogio Sparagna terrà un concerto con una nuova formazione presentando brani inediti scritti appositamente per “Le Notti di Cicerone”.

 

Partner istituzionali:

Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, Regione Lazio, Provincia di Latina,

Camera di Commercio Latina, Parco Regionale Riviera di Ulisse, Comune di Formia,

Comune di Gaeta, Comune di Minturno

 

Segreteria organizzativa:

Associazione Culturale Cicerone Formia

campino@nottidicicerone.it

 

w w w . n o t t i d i c i c e r o n e . i t

 

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MAUSOLEO DI CICERONE

Al chilometro 139 della via Appia si erge il sepolcro tradizionalmente detto Tomba di Cicerone.Il monumento funerario di età augustea è formato da un basamento a pianta quadrata in grossi blocchi di pietra calcarea e da una torre cilindrica superiore, in opus incertum di grosse scaglie di pietra calcarea, in origine verosimilmente con copertura cuspidata.Il mausoleo che si ammira oggi è il risultato dell’ultimo restauro avvenuto nel 1956 dove si è privilegiato l’aspetto estetico soprattutto per la parte superiore, nascondendo così la muratura originaria.Nel basamento vi è un ambiente a pianta circolare, scompartito in cinque nicchie aniconiche a paramento laterizio, con al centro una colonna formata da 6 tamburi monolitici in calcare,su cui scarica la volta e tutto il monumento sovrastante. Nella torre è un ambiente a pianta quadrata con il prolungamento del pilastro sottostante anch’esso a sezione quadrata. Tutta l’area sepolcrale è delimitata da un muro in opera reticolata rifinito superiormente con una cornice di elementi calcarei sagomati a pulvino.La tradizione che attribuisce questo monumento all’illustre oratore romano ha origini molto antiche. Marziale in un suo epigramma (Ep., XI, 48), composto presumibilmente tra l’80 e il 100 a.C., si congratula con il poeta Silio Italico divenuto proprietario della villa di Cicerone comprendente la sua tomba.È assai noto che Cicerone possedeva una villa in territorio formiano che indagini archeologiche hanno fatto risalire al luogo della odierna Villa Rubino. Lo stesso Cicerone ne parla nelle sue Epistole, in special modo nelle lettere indirizzate al suo intimo amico Tito Pomponio Attico. In una missiva (Ad Att, I, 4), l’oratore ringrazia l’amico per le statue che ha fatto recapitare, con immensa cura, dall’antica Grecia nel porto di Cajeta. Le avrebbe usate per ornare la sua villa a Tuscolo e per il suo Formianum (con questo termine indicava la sua villa nei pressi di Cajeta).Un attenta analisi dell’etimologia di Vendicio, la denominazione dell’attuale località in cui sorge la Tomba, porta a riconoscere la derivazione da Vendicto (.vendicare). Infatti il 7 dicembre del 43 a.C. dei sicari mandati da Antonio presso Formia, a mille passi dal mare,uccisero il grande oratore.La vendetta messa in atto fu davvero atroce. Cicerone, proprio mentre aveva intrapreso un tentativo di fuga in carrozza, fu raggiunto dai sicari che senza pietà gli tagliarono testa,lingua e mani.Era con queste parti che a dire di Antonio aveva tradito Roma: con i pensieri, le parole e la scrittura. Le tre parti furono tutte esposte al Foro di Roma . La crudeltà andrò ben oltre perché la testa fu usata da Antonio come ferma carte, finché l’odore putrito non invase tutta la sua stanza.

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