La chitarra di Mazzini. Parole e musica dall’esilio

La chitarra di Mazzini. Parole e musica dall’esilio – In occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e del 206° della nascita di Mazzini, lo spettacolo, La chitarra di Mazzini. Parole e Musica dall’Esilio” vincitore del bando Musei in Scena, che si svolgerà a Villa Celimontana alle 22, racconta in forma di monologo la passione e l’amore di Mazzini per l’Italia: tra i suoi giudizi su Rossini e il ricordo/rimpianto per gli amici caduti rivivremo la storia più intima di uno dei principali protagonisti del Risorgimento accompagnati dalle musiche che lo stesso suonava nelle notti lontano dall’Italia.

 

Lo spettacolo teatrale “La chitarra di Mazzini. Parole e Musica dall’Esilio” vincitore del bando Roma in Scena 2011  si terrà martedì 12 luglio alle ore 21 presso il Centro Culturale Elsa Morante – Piazzale Elsa Morante.

Lo spettacolo è organizzato dall’Asi Ciao Coordinamento Provinciale di Roma.

 

Testo e regia sono a cura di Emanuele Merlino

 

Con: Marco Zangardi – Mazzini; Fabio Refrigeri – Chitarra e musiche; Andrea Pomettini – Flauto

Massimo Pastorello – Violino

 

“La chitarra di Mazzini”

 

Giuseppe Mazzini ha vissuto in esilio gran parte della sua vita. Dall’estero pianificò rivolte e rivoluzioni per raggiungere il sogno di tutta la sua vita: fare dell’Italia una nazione unita e repubblicana.

Ma se della sua attività rivoluzionaria si conosce quasi tutto, meno nota è la sua passione per la musica a cui dedicò un trattato dal titolo “Filosofia della Musica”. Ancor meno nota è la sua abilità come chitarrista.

Mazzini scrive la “Filosofia della Musica” nel 1836 dopo quel momento di profonda la tempesta spirituale nota come “la tempesta del dubbio”:

 

…dedicata ad un “Ignoto Numin i” che, per stessa confessione dell’autore, ha il compito di “trarre la musica dal fango o dall’isolamento in che giace per ricollocarla dove glia antichi grandi, non di sapienza, ma di sublimi presentimenti l’avevano posta accanto al legislatore ed alla religione ”. Secondo Mazzini gli antichi avevano, dell’arte musicale, soltanto il germe (la melodia), non riuscivano a oltrepassare l’accompagnamento. Ma in quei popoli vi era una fede alla base alla base dell’“Istinto all’Unità ”, fondamento di tutte le grandi cose. In Italia, continua Mazzini, la musica nasce nel XVI secolo con Palestrina che “tradusse il Cristianesimo in note”. Secondo Mazzini elementi generatori della musica sono la melodia, simbolo dell’individualità il cui massimo esperto fu il bolognese G. M. Martini (vissuto nel periodo classico e maestro anche di Mozart ), e l’armonia, simbolo del pensiero sociale, magistralmente rappresentata da Rossini , “Titano di potenza e di audacia. Il napoleone d’un epoca musicale”. Mazzini vedeva in Rossini quell’“Ignoto Numini” che doveva “spiritualizzare ” la musica “riconsacrandola con una missione ”. Probabilmente quell’“Ignoto Numini” era già nato e, come ha scritto Massimo Mila : “Mazzini steso gli aveva aperto il cammino, additando agli artisti italiani un altro dei valori attraverso i quali era possibile placare la struggente ansia individualistica del Romanticismo: ‘Dio e Popolo’. ” Infatti l’individuo è naturalmente portato a tendere verso l’infinito, definito da Mazzini stesso “l’anelito delle anime nostre”, inserendo l’elemento divino e se stesso in quell’entità collettiva rappresentata dal popolo.

Lo spettacolo racconterà in forma di monologo questa passione e l’amore di Mazzini per l’Italia: tra i suoi giudizi su Rossini e il ricordo/rimpianto per gli amici caduti rivivremo la storia più intima di uno dei principali protagonisti del Risorgimento accompagnati dalle musiche che lo stesso suonava nelle notti lontano dall’Italia.

Il pubblico scoprirà che per il rivoluzionario genovese musica e rivoluzione erano un’unica corda dell’anima.

Ampia sarà la parte musicale che ripercorrerà le parole di Mazzini e il suo tempo: una chitarra, un flauto e un violino ad accompagnare il monologo dell’attore e a segnare i cambi di scena, i passaggi dalla storia personale di Mazzini – come il suo primo accostarsi alla musica – alla storia collettiva con l’esperienza della Repubblica Romana.

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