9-10-11 giugno 2011
La Bottega del CaffèA
di Carlo Goldoni
Commedia corale dove la protagonista è la piazza, lo spazio pubblico che diviene privato e in cui le relazioni e le debolezze sono insistentemente esibite e spiate fino al parossismo. Per mettere in risalto le relazioni tra l’esterno e l’interno delle case, la scena è scarna ed essenziale e sono poste in evidenza solo le finestre, gli occhi da cui osservare e chiacchierare. Gli spettatori hanno così l’impressione che gli eventi capitino per caso e si ritrovano nel ruolo di voyeur, come accade a molti personaggi della commedia. Ma tra loro c’è anche il pettegolo da bar, vittima e carnefice, che diverrà il capro espiatorio dell’intera vicenda.
regia Luca Bargagna
con Viviana Altieri, Vincenzo D’Amato, Elisabetta Mandalari, Luca Mascolo, Alessandro Marverti, Alessandro Meringolo, Massimo Odierna, Marco Palvetti, Sara Putignano
scene Bruno Buonincontri
costumi Bartolomeo Giusti
luci Sergio Ciattaglia
assistente alla regia Maria Piccolo
sarta Laura Rhi-Sausi
sartoria LowCostume
note di regia
Il mondo va avanti per forza del Malinteso.
Charles Baudelaire
Scegliere Goldoni innanzitutto vuol dire scegliere una lingua, il corpo di una lingua profondamente teatrale, compressa e stratificata che di volta in volta declina in una serie infinita di possibilità sceniche. L’interpretazione di questa scrittura può schiudere dietro la cornice settecentesca personaggi non così lontani da noi.
Una commedia della disillusione dove ogni possibile riscatto passa attraverso un’infamia. Un finale tragico più che mai attuale nella sua divertita critica alle ambiguità del sentire umano, alle piccole grandi ipocrisie che la società degli uomini impone agli individui che ne fanno parte.
La bottega del caffè è una commedia corale dove il protagonista assoluto è la piazza, spazio pubblico che diviene luogo privato in cui le relazioni e le debolezze sono insistentemente esibite e spiate fino al parossismo.
La scena è essenziale fatta di linee nette e di relazioni tra il pieno e il vuoto, tra l’esterno del campiello (spazio dell’intimo) e l’interno delle case (spazio della convivialità e del vizio) il cui solo tratto evidente sono le finestre, foro da cui spiare ciò che accade fuori.
La costruzione drammaturgica crea l’illusione che i personaggi e gli eventi capitino per caso sotto gli occhi degli spettatori costringendoli nel ruolo del voyeur, esattamente la stessa parte che interpretano i personaggi della commedia. Non manca chi osserva attraverso lenti distorte tutto quel che accade per riportarlo poi a modo suo. Il pettegolo da bar, vittima e carnefice come gli altri, diverrà il capro espiatorio della vicenda; ed è attraverso la punizione inflittagli che tutti i contrasti sembreranno risolversi in una rinnovata armonia fra gli abitatori della piazza.
Parafrasando Laforgue si potrebbe concludere dicendo che tutto rientrerà nell’ordine.
Un Don Marzio in meno; ma la razza non si è ancora estinta, lo si sappia!
Per informazioni e prenotazioni:
Teatro Vittoria / Piazza S. Maria Liberatrice, 10 / Roma
botteghino tel. 06.5740170 – 5740598 / www.teatrovittoria.it – info@teatrovittoria.it