Just Play la pellicola di Dimitri Chimenti verrà presentata a la Casa del Jazz di Roma

Sabato 14 marzo 2015 ore 18 (sala concerti)

Associazione Cultura è Libertà presenta

“JUST PLAY “

di Dimitri Chimenti

(IT, 2012, 58′, v.o.sott.it – Prodotto da Al Kamandjâti Association)

Sarà presente in sala il regista

Ingresso libero fino a esaurimento posti

 

Sabato 14 marzo alla Casa del Jazz, l’ Associazione Cultura è Libertà, in collaborazione con Libera International, propone alcune iniziative con sottoscrizione, a sostegno del progetto Liutai a Gaza. La Musica al lavoro contro la distruzione, proposto dall’ Associazione palestinese Al Kamandjati (il progetto riguarda la creazione di un laboratorio di formazione lavoro a Gaza, per la riparazione e, successivamente, costruzione di strumenti musicali).Tra le iniziative, la proiezione di sabato 14 marzo, appunto, presenta “Just Play” di Dimitri Chimenti. Just Play non parla di occupazione; non parla di con?itto: nonè neppure un ?lm sulla musica. Questi sono tutti elementi della storia, ma il ?lm parla di qualcosa di diverso.  Questo ?lm narra di un gruppo di uomini e donne che lavorano con Al Kamandjati, un’associazione culturale franco-palestinese che conduce un programma di educazione musicale in un territorio che dai campi rifugiati del Libano arriva sino alla Striscia di Gaza. Questo ?lm esplora le speranze, i punti di vista e le vite di uomini, donne e bambini che della musica fanno un mezzo di libertà e di liberazione. Questo ?lm incrocia i loro mondi, per rispondere a domande complesse e fondamentali: che senso ha suonare Bizet tra le sbarre di un checkpoint? Perché un’orchestra s?da un esercito? Qual è la posta in gioco?

Note di regia

Durante le riprese nei Territori Occupati non ho sentito spari né esplosioni; in quelle settimane nessun evento eclatante ha occupato le prime pagine dei giornali. Non è successo niente ed è a quel ni ente che ho guardato, a ciò che sta sotto la linea del discorso, alla vita normale quando tutto è anomalia e sul fondo della vita normale ho trovato una parola che torna come un brusio:tasrih, permesso in arabo. Serve un permesso delle forze occupanti per stare dove stai e uno per andare altrove, uno per vivere con la tua famiglia e uno per non viverci, uno per scavare un pozzo e uno per coltivare la tua stessa terra e uno per lavorare e uno per raggiungere l’ospedale e uno per cantare con la tua orchestra e uno per andare al mare. E c’è sempre un motivo per il quale il permesso non viene concesso o viene revocato all’ultimo momento oppure per averlo devi fare mille tra?le e alla ?ne rinunci o ne hai abbastanza e ti ribelli e non chiedi il permesso a nessuno e se ti beccano carcere, multe, espropri, ordini di demolizione, ritorsioni, punizioni. E’ questo che succede quando non succede niente, un’occupazione di tipo burocratico le cui armi sono gli application form e un sistema capillare di leggi e regolamenti. Questo è il grado zero della violenza, punto di partenza perché una violenza più grande abbia luogo.

 

Cast

Ramzi Aburedwan è u n v i o l i s t a palestinese nato e c r e s c i u t o  n e l campo profughi di Al Amari, Ramallah. All’età di otto anni,

partecipa alla prima Intifada e viene immortalato in una celebre fotogra?a mentre lancia una pietra contro un carro armato israeliano. L’adolescenza di Ramzi è segnata dalla violenza, a 11 anni viene ferito a una gamba, a 17 un vicino gli regala una viola e la sua vita cambia corso. Nel 1998, Ramzi vince una borsa al Conservatoire National de Region d’Angers, in Francia. Ramzi suona ovunque, esibendosi con famose orchestre come la East West Divan orchestra e Muti. Nel 2002, assieme a un piccolo gruppo di attivisti francesi crea l’associazione Al Kamandjâti (“il violinista” in arabo) e l’avventura ha inizio. Durante un workshop nel campo profughi di Al Fuwwar, vicino a Hebron, Ramzi incontrai un bambino che canta con la voce di un angelo. Era il 2002. Oggi, Oday Khatib ha diciannove anni ed è il più anziano

allievo di Al Kamandjâti. Ha attraversato campi rifugiati, villaggi e città della Palestina, cantando per migliaia di persone. Ha tenuto concerti in mezza Europa, ma gli è impossibile ottenere un permesso per esibirsi a Gerusalemme.

 

Sandy Tolan si è occupato spesso di Palestina e Israele ed è l’autore di “The Lemon Tree: An Arab, A Jew, and the Heart of the Middle

East”. Un libro che Il Washington  P o s t  h a  g i u d i c a t o <<straordinario>>, inserendolo tra le migliori opere del 2006. Dal testo

letterario è stato tratto un ?lm, distribuito in Italia con il titolo <<Il giardino dei limoni>>. Oggi, Sandy sta lavorando a un nuovo libro, dove

la storia e il progetto di Al Kamandjâti assumono un ruolo principale.

 

Regia: Dimitri Chimenti. Insegna narratologia multimediale e Screenwriting alla NABA di Milano. Esordisce alla regia nel 2001 con un corto sulla rock band dei Marlene Kuntz; nel 2003, passa sei mesi in India dove gira il documentario My Own Bizarre Experience; al ritorno, insegna teatro nel carcere di San Gimignano; nel 2010, assieme al collettivo Scrittori Precari, mette in scena lo spettacolo-documentario Trauma Cronico. Just Play è il suo primo lungometraggio.

 

Ricerca e consulenza scienti?ca: Nicola Perugini E’ un antropologo. Vive e lavora in Palestina. Collabora con il BARD / Al Quds University Program e lavora come consulente per l’UNESCO e per UN Women. Collabora con Al Kamandjati dal 2005.

 

Fotogra?a: Vincenzo Cascone e Dimitri Chimenti. Vincenzo Cascone è stato direttore della fotogra?a per progetti audiovisivi su diversi temi di rilevanza sociale.  Come regista si occupa di documentari antropologici e naturalistici.

Montaggio: Maresa Lippolis.Docente di montaggio presso la NABA di Milano, lavora nell’ambito del documentario e del reportage. E’ stata assistente al montaggio per il documentario di Alina Marazzi, “Vogliamo anche le rose”. Lavora stabilmente con Alex Majoli per cui ha realizzato il suo ultimo reportagevideo Slave Work.

 

Produzione: Al Kamandjâti Association. Al Kamandjâti (“Il violinista” in italiano) è un’associazione che sostiene l’educazione e la scolarizzazione dei bambini palestinesi, rendendo la musica accessibile nei campi profughi.

Produzione esecutiva: Extempora. Fondata nel 2001 con l’obiettivo di sviluppare progetti audiovisivi in sintonia con le realtà locali e territoriali. Extempora ha realizzato progetti video (cortometraggi, documentari, spot) e produzioni audio.

 

Casa del Jazz: viale di Porta Ardeatina, 55

Info: 06/704731

Ingresso libero fino a esaurimento posti

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