I Ronin al BOtanique di Bologna

 

I Ronin al BOtanique di Bologna- Venerdì 29 giugno protagonista al BOtanique, la rassegna rock organizzata dall’Estragon ai giardini di via Filippo Re a Bologna, sarà la musica dei RONIN.

 

Il 20 gennaio sono tornati sui palchi, in concomitanza con l’uscita del loro nuovo disco “Fenice”, per un lungo tour che ha visti alternare date italiane ed europee: una vera consacrazione per la band fondata alla fine degli anni ’90 da Bruno Dorella. In parte con nuovi compagni di viaggio e carichi grazie al fresco plauso della critica nei confronti del nuovo album, i Ronin si presentano rinnovati sia strutturalmente che nelle intenzioni.

Sul palco del BOtanique troveremo una band straordinaria, in grado di trasportarci senza apparente sforzo lontano da tutto ciò che abbiamo davanti agli occhi ogni giorno. I Ronin hanno una capacità unica di mischiare suggestioni provenienti dalla musica del mondo e di ogni tempo, contaminando tutto con immensa passione creativa ed una classe che appartiene a poche creature.

Apertura cancelli: ore 19,30

Inizio concerto: ore 21,30.

Ingresso gratuito.

Ore 23.30-2.00: Aftershow con DJ SCANDELLA  

Per informazioni: 051 19980427 (Estragon Shop), www.estragon.it

BOtanique 3.0 è inserito nel cartellone di Bé – Bologna Estate 2012

 

 

“FENICE”

Una Fenice che rinasce dalle proprie ceneri, perché a due anni di distanza da “L’Ultimo Re” è proprio quello l’effetto invocato dai Ronin, rinnovati strutturalmente e nelle intenzioni. Se il tenutario della sigla Bruno Dorella si staglia ancora una volta a fondamenta del nuovo disco, che il giusto tributo sia pagato agli altri cospiratori che chiudono ufficialmente il quartetto. Musicisti di comprovato talento ed esperienza internazionale, come Nicola Ratti ‐ all’altra sei corde ‐ l’anima più sperimentale della band, che può già vantare un’invidiabile discografia solista con album pubblicati per prestigiosi marchi europei. Specialista in escursioni ambient‐drone si dedica in “Fenice” a tinteggiare con pennellate decise i brani originali. Il trittico iniziale del disco – “Spade”, “Benevento”, “Selce” – è una pura carrellata country‐psichedelica, quasi un Ry Cooder intento a sonorizzare il capolavoro di Jodorowski ‘El Topo’. Si affaccia poi la sezione ritmica – in parte rinnovata – costituita da Chet Martino al basso (Quasiviri) e dal nuovo ingresso alla batteria di Paolo Mongardi, figura eclettica del nostro panorama musicale avendo spaziato dalla psichedelia dei Jennifer Gentle alla dirompente matematica di Zeus! attraverso il pop d’autore de Il Genio. E le altalene di “Jambiya” sono già il primo ideale punto di rottura del disco. Sembrano stridere le corde di Sir Richard Bishop e dei suoi Sun City Girls (ma anche quelle mistiche di Trey Spruance coi Secret Chiefs 3) in questa danza western, che si impenna in uno spietato jazz noir morriconiano – via downtown newyorkese ‐ grazie al piano di Enrico Gabrielli. Sfioriamo una quiete ideale con le corde di “Fenice”, dove il violino di Nicola Manzan (Bologna Violenta) assume toni descrittivi e malinconici. È il preludio al trasversale omaggio ad un crooner per eccellenza come Frank Sinatra. Lo spleen di “It Was A Very Good Year” – del paroliere ed arrangiatore Ervin Drake – è una sorta di giro di boa, unico brano cantato del disco, interpretato magistralmente dalla cantautrice da ‘esportazione’ Emma Tricca, un contrappasso quasi lynchiano scandito da corde mistiche e dall’organetto dal sapore vintage di Umberto Dorella (padre di Bruno). Si swinga in “Gentlemen Only” e si sceglie la via del ricamo elettro‐acustico su fondali drone nella sospirata apertura di “Nord”, tanto per dire della statura artistica di un gruppo capace di spiazzare anche il più maniacale musicofilo. Quando “Conjure Men” ci indica la via d’uscita, come speziato titolo di coda, in cuor nostro c’è la certezza di assistere ad una replica dello spettacolo. I fiati di Gabrielli (flauto e sax), Raffaele Kohler (tromba) e Luciano Macchia (trombone) sono l’orchestrazione più nobile per un finale ad effetto, epilogo di una carrellata trionfale.

 

BIOGRAFIA

La data di nascita dei Ronin si può far risalire al luglio del 1999, quando Bruno Dorella, allora batterista dei Wolfango, sognava di formare un gruppo che unisse il western morriconiano, l’isolazionismo chitarristico e certo folk mediterraneo e balcanico. Una sera di quel luglio stava per suonare in un festival a Pesaro, quando una tempesta arrivò ad impedirne lo svolgimento. Gli unici a suonare furono dei musicisti ungheresi che si trasferirono sotto il tendone delle birre ed intrattennero tutti suonando musica balcanica in acustico per un paio d’ore. Folgorato dall’esperienza, Dorella decide di far partire il progetto. Ci mette un po’ a trovare i musicisti giusti visto il suo retaggio punkettone, ma nel 2003 vede finalmente la luce il primo EP, semplicemente intitolato Ronin. Questo EP diventa anche la colonna sonora del mediometraggio “Rocca Petrosa” di Cosimo Terlizzi. Da subito il gruppo inizia un’intensa attività concertistica in Italia e in Europa. Nel 2004 arriva il contratto con Ghost Records, che pubblica il primo album (ancora omonimo). Una canzone dell’album, “I Am Just Like You”, entra nella colonna sonora del film “Tu Devi Essere Il Lupo” di Vittorio Moroni. Il secondo album “Lemming” esce nel 2007 sempre per Ghost ed è disco del mese sulle riviste specializzate Rumore e Blow Up. Alcuni brani di questo album entrano nella colonna sonora del film “Vogliamo Anche le Rose” di Alina Marazzi, di cui i Ronin firmano anche la colonna sonora originale, uscita per Rhino/Warner Music Italia. Altri brani di “Lemming” diventano la colonna sonora del documentario “Via Selmi 72” di Mauro Diciocia e finiscono tra le musiche di fiction e programmi televisivi. Nel 2009 esce il terzo album “L’Ultimo Re”, che ha riscontro a livello europeo e permette al gruppo di affrontare nuovamente i palchi italiani ed esteri. La formazione, che ha subito vari cambiamenti, oltre a Bruno Dorella alla chitarra (conosciuto anche come batterista di OvO Bachi Da Pietra), comprende Chet Martino al basso (anche nei Quasiviri), Nicola Ratti alla chitarra, attivo come sound artist in solo, oltre che in duo con Faravelliratti e Bellows, e infine il già citato Paolo Mongardi.

 

Website: www.ronintheband.com , www.myspace.com/ronintheband

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