In fondo al giardino un volto verde, il MIC di Faenza espone i nuovi lavori in ceramica di Lorenza Boisi

In fondo al giardino un volto verde, il MIC di Faenza espone i nuovi lavori in ceramica di Lorenza Boisi

La mostra a cura di Irene Biolchini e Massimiliano Fabbri inaugura il 13 ottobre ed è visitabile fino al 12 novembre 

Lorenza Boisi da sempre si dedica alla pittura e, negli ultimi anni, riserva una peculiare ricerca alla pratica della ceramica contemporanea.
È attiva anche in ambiti diversi quali tutoring, curatela indipendente e direzione artistica, autrice di alcune pubblicazioni, è fondatrice di due importanti spazi per la promozione dell’arte italiana quali CARS ad Omegna in Piemonte e MARS.

Al MIC di Faenza l’artista presenta un’indagine figurale nell’immaginario polisemico della rappresentazione. Dal mito della “statua animata” al Déjeuner sur l’Herbe, attraverso significati e significanti diversi, immanenti e fenomenici, richiamando così una somma alta della sua storica produzione di pittura e ricerca ceramica.

La personale che Lorenza Boisi presenta all’interno delle stanze del MIC non è una mostra antologica di sculture scelte, ma una selezione di nuove opere, tutte concepite come site specific per gli spazi del museo. E tuttavia vi è nella selezione dei pezzi scultorei e nell’elaborazione della performance, che animerà tanto le opere quanto gli spazi del piano superiore del museo, tutto il senso della ricerca dell’artista.

“In questa selezione la dimensione inconscia, sottesa a tanta pittura, si manifesta proprio nel desiderio, lo stesso desiderio che Pigmalione – prodromo scultore – nutriva per la sua scultura, così perfetta, più perfetta di qualunque donna. – spiega la curatrice Irene Biolchini  –  All’interno delle sale dei “bianchi di Faenza” Lorenza Boisi interviene con un’inondazione di colore, di vita, di desiderio. I tre performers che popolano le sale del museo, seminudi nella loro provocante giovinezza, sembrano dare corpo al desiderio di Pigmalione: riattivano, in tutta la loro seduttività, la sensualità della scultura. Gli oggetti che i ragazzi portano in mano non sono strumenti neutri, accessori alla messa in scena, ma vere e proprie sculture. Le stesse sculture che torneranno inanimate sui plinti per tutta la durata della mostra. Inanimati, ma non morti. Vi è in questa rivilitalizzazione della scultura il monito di Martini che scriveva: la statuaria è morta“.

La mostra inaugura il 13 ottobre (ore 18.30) con una performance a cura dell’artista di Lorenza Boisi, Lorenzo Carpinelli, Camilla Lopez, Anna Clara Conti.

La mostra, a cura di Irene Biolchini e Massimiliano Fabbri, si colloca all’interno della dodicesima edizione di Selvatico, quest’anno dedicata al tema della foresta (Pittura, Natura, Animale) – progetto biennale di Massimiliano Fabbriche si sviluppa conivolgendo diversi spazi espositivi in Romagna e si colloca all’interno della Settimana del Contemporaneo e del festival di teatro e performance WAM! per celebrare la Giornata del Contemporaneo indetta da Amaci.

Visitabile fino al 12 novembre.

Articolo precedenteIl Jazz italiano si mobilita per la costruzione del Centro polifunzionale di Amatrice e raccoglie 87.000 euro
Articolo successivoLa rivelazione del Tibet. Ippolito Desideri e l’esplorazione scientifica italiana nelle terre più vicine al cielo