De André, la sua storia in uscita il 16 gennaio

De André, la sua storia in uscita il 16 gennaio – In uscita il 16 gennaio: la storia di De André e di tutti gli artisti che l’hanno accompagnato sulla “cattiva strada” della poesia: Brassens, Villon, Cohen, Lee Masters, Mannerini, Pivano. E tanti altri…

Chinaski esce con il suo titolo più dovuto ma meno scontato: Fabrizio De André e i pellegrini sulla cattiva strada di Sara Boero. Un titolo dovuto perché il 2019 è il ventennale della morte del mitico Faber e perchè Chinaski è una casa editrice genovese. Ma proprio per questo difficile, difficilissimo. Per compiere questa avventura Chinaski ha scelto la penna scorrevole e profonda di Sara Boero, classe ‘85, che rilegge la storia e la musica del Nostro da genovese e da giovane di questo tempo: alla ricerca di quanto di quel meraviglioso messaggio di poesia è rimasto e rimarrà, perché fuori dal suo e da ogni tempo. Al centro del volume l’uomo e i grandi temi che ne hanno attraversato l’anima e i versi: un lavoro che rilegge e rielabora un altro libro scritto da Sara Boero, sempre per Chinaski, nel 2013 e che si completa con un prezioso excursus fra i grandi poeti che lo hanno influenzato: da Leonard Cohen a Riccardo Mannerini, da Georges Brassens a Paolo Villaggio, senza dimenticare Villon, Dylan, Masters, De Gregori, Fernanda Pivano. All’interno anche un’intervista a Don Gallo, che De André, certo, lo conosceva bene.

A vent’anni esatti dalla sua scomparsa, la voce di Fabrizio De André ci accompagna ancora, insieme alla sensazione di aver perso un amico troppo presto. Ma che influenza ha avuto il grande artista genovese su chi questo amico non lo ha mai veramente incontrato? Sara Boero, giovane e nota scrittrice concittadina di Faber, ripercorre la vita e la carriera del cantautore, raccontandoci perché, per la sua generazione, De André sia altrettanto indimenticabile.

Una cronaca sincera e delicata, attraverso le parole di un’altra “cantastorie” che non lo ha mai conosciuto ma ama profondamente la sua musica. Un percorso originale, fatto di testimonianze, interviste e riflessioni, per provare a capire il segreto del talento straordinario che ha catturato l’anima di tante diverse generazioni.

Ma non c’è solo Faber, e per capire il sommo poeta genovese è opportuno conoscere tutti quei grandi artisti che l’hanno accompagnato nella scoperta della “cattiva strada” della poesia, da Brassens a Rimbaud, passando per Leonard Cohen, Edgard Lee Masters, Bob Dylan e tanti altri riferimenti necessari per la poetica dell’ultimo grande cantore degli ultimi.

L’autore
Sara Boero nasce a Genova nel 1985.
Esordisce a sedici anni con la pubblicazione del romanzo L’estate del non ritorno (Fatatrac, 2001). Successivamente, pubblica altri tre romanzi per ragazzi con Piemme e numerosi racconti.
Nel 2010 è uscito sotto il marchio Salani il suo primo romanzo per adulti, La teoria del Caos che ha ottenuto grandissimo successo di critica e pubblico.

Nota dell’Editore

Questo libro l’hanno caldeggiato i nostri lettori, altrimenti non credo l’avremmo fatto. E per almeno tre ragioni.
La prima è che in Chinaski Edizioni, non facendo quasi mai narrativa ma per lo più saggistica musicale o giornalismo d’inchiesta, la regola imprescindibile è cercare di proporre al pubblico quello che in libreria non si trova. E siccome le storie che meritano di essere raccontate ma che magari non interessano il grande pubblico sono tante, perché dovremmo buttarci sulla pubblicazione di un gigante come De André, che dal 1999 ad oggi ha collezionato una bibliografia che supera il centinaio di volumi? Il secondo motivo va invece a toccare corde decisamente più profonde delle mere scelte editoriali. Parlo di appartenenza, pudore, essenzialmente amore.

Parlo di appartenenza, pudore, essenzialmente amore. Voglio dire: siamo genovesi, per noi De André è sacro, rappresenta la nostra città, il nostro humus, ci ha saputo raccontare senza miopia, regalandoci quella dignità e quella poesia che forse neanche possediamo. A lui dobbiamo tanto, tantissimo. E quando devi così tanto a qualcuno, quando il debito è così alto, fai fatica a raccontarlo con obiettività.
La terza ragione è una logica conseguenza della seconda. Quando ci avevamo provato – nel 2013 con la realizzazione per il Secolo XIX del libro, sempre di Sara Boero, C’era Una Volta De André– eravamo stati vittime di una crisi di nervi. Tanto noi quanto Sara. Volevamo far conoscere De André a un pubblico di giovanissimi ma temevamo di risultare sbagliati, inadatti, banali oppure scontati. Fortunatamente Sara fece un lavoro strepitoso, il libro vendette molto bene e le recensioni furono assai positive.
Eppure ci ripromettemmo che una faticaccia del genere non l’avremmo fatta più.
Passarono gli anni, cinque per la precisione, ed eccoci al 2018. Stava per chiudersi l’anno, e molti editori già erano usciti o pronti ad uscire con un nuovo libro su Faber oppure con una riedizione di quelli vecchi; d’altronde ormai c’eravamo, alla porta stava bussando una ricorrenza davvero importante: il ventennale della morte di De André.
Iniziarono le domande da parte degli addetti ai lavori e, soprattutto, dei nostri lettori: “Fate qualcosa su De André, vero?”. “Oh, stanno uscendo tutti, voi?”.
Rispondemmo a tutti che non avremmo pubblicato nulla, libri sul Nostro ne erano usciti fin troppi, cosa potevamo aggiungere noi? Eppure le domande continuavano e proprio non riuscivamo a capire cosa mai importasse alla gente se Chinaski Edizioni avrebbe pubblicato o meno il suo libro su Fabrizio De André. Finché, dopo l’ennesima richiesta, usai la maieutica tecnica di socratica memoria e risposi a mia volta con una domanda: “Perché mai dovremmo fare un libro su De André anche noi? Ce ne sono mille”.
Ancora una volta i nostri lettori si rivelarono più attenti e sensibili di noi. E quelle risposte sono il motivo per cui oggi esistono queste pagine, o quasi. Ve le riassumo di seguito.
Dovreste pubblicare un libro su Faber perché siete di Genova e questo vi da una certa credibilità per raccontarlo da un punto di vista privilegiato.
Cosa probabilmente vera, tutti in città hanno ricordi, aneddoti o storie su Fabrizio, effettivamente lui a Genova non solo si vive, si respira. E noi l’abbiamo respirato tanto.
Dovreste pubblicare un libro su Faber perché eravate gli editori di Don Gallo, che lo conosceva molto bene.
Vero anche questo, nelle mie serate con il Don, davanti a un sigaro e un buon bicchiere di vino, lui mi raccontava sempre storie mitiche che lo vedevano in giro nei vicoli con De André a combinarne di ogni.
Dovreste pubblicare un libro su Faber perché avevate l’ufficio in Via Del Campo che è uno degli epicentri della poetica di De André.
Seppure non creda che dove avessimo l’ufficio ci avvantaggi più di tanto anche questo è assodato; siamo stati nella via della bambina dagli occhi color di foglia per anni, proprio a venti metri dal negozio di Gianni Tassio. Sì, quello che oggi è un museo dedicato al nostro che si chiama Via del Campo 29 Rosso.
Ma la risposta più bella mi arrivò da un amico, di quelli con cui hai condiviso la vita e che conoscono a menadito la tua storia umana e professionale.
Dovreste pubblicare un libro su Faber perché avete scelto di remare in direzione ostinata e contraria seguendo, consapevolmente o meno poco importa, le sue orme.
Ecco, ci siamo. Quell’amico aveva perfettamente ragione; prima con Don Gallo, poi con i libri sull’utilizzo della canapa terapeutica, per non parlare delle denunce contro Big Pharma di Effetti Collaterali Morte o delle problematiche di coloro che decidono di cambiare il proprio sesso che abbiamo deciso di affrontare in Resto Umano, questa casa editrice è sempre stata in trincea.
Con il coltello in mezzo ai denti, pochi soldi in tasca ma le tasche piene di sogni. Con un piede ben saldo in strada e l’altro sul palco, dietro un microfono o dentro una poesia, come quando ci si è addentrati nella vita e nelle opere di poeti come Linton Kweesi Johnson, Jim Carroll o nelle parole di artisti iconici in grado di scuotere le coscienze, da Bob Marley a John Lennon, passando per Omar Pedrini, Jeff Buckley oppure i diari originali degli operai genovesi deportati a Mauthausen il 16 giugno del 1944. E sto citando i primi che mi vengono in mente.
E l’abbiamo fatto partendo da Genova, che a livello di possibilità non è Roma né Milano. E l’abbiamo fatto a modo nostro, con la passione e l’entusiasmo di autentici trafficanti di sogni. E fra un libro pubblicato, un concerto rock e una messa di Don Gallo, in questi anni la nostra mente è tornata spesso a Faber, al suo talento enorme e alla responsabilità che ci ha lasciato: essere all’altezza del suo ricordo. Che è oggettivamente impossibile, nella maniera più assoluta.
Ma è per provarci che siamo qui. Ed è una sfida bellissima.
Ecco spiegato perché da oggi, fra i mille libri in commercio su Fabrizio, trovate anche il nostro.

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