Cites: sequestrati tre esemplari di pappagalli tutelati dalla convenzione di Washington e destinati al commercio via internet

Cites: sequestrati tre esemplari di pappagalli tutelati dalla convenzione di Washington e destinati al commercio via internet – Denunciato l’uomo, originario della provincia di Ferrara, che aveva inserito l’annuncio di vendita  e deteneva illegalmente i tre uccelli. Ora rischia la reclusione da tre mesi a un anno e una sanzione fino a 77.500 euro

Gli agenti del Servizio CITES Territoriale di Bologna e del NIPAF di Ferrara del Corpo forestale dello Stato hanno posto sotto sequestro tre esemplari di Ara militaris, pappagalli appartenenti alla famiglia dei psittacidi tutelati dalla Convenzione di Washington sul controllo del commercio delle specie in pericolo di estinzione.

Le indagini sono partite in seguito ad alcune segnalazioni giunte al Servizio CITES di Bologna, che ha competenze nelle provincie di Bologna e Ferrara, riguardanti un annuncio comparso su Internet in cui si offrivano in vendita i tre esemplari di pappagalli.

Gli agenti, che hanno risposto all’annuncio utilizzando degli pseudonimi, sono riusciti a risalire al venditore, un allevatore residente a Poggio Renatico (FE), già noto al Servizio CITES, e al luogo dove gli uccelli erano detenuti.

I tre esemplari erano custoditi all’interno di alcune gabbie nel cortile di un caseggiato rurale di proprietà di un conoscente del venditore, nel comune di Poggio Renatico.
Oltre ai tre Ara militaris, sono stati rinvenuti anche due esemplari di Amazona aestiva, uccelli anch’essi appartenenti alla famiglia degli psittacidi e quindi tutelati dalla Convenzione di Washington.

I tre esemplari sequestrati, del valore complessivo superiore a 5.000 euro, sono stati trasferiti al Centro Recupero Animali Selvatici ed Esotici di Semproniano (GR), in attesa della decisione dell’Autorità Giudiziaria.

Il venditore è stato denunciato per commercializzazione di animali tutelati dalla Convenzione di Washington in assenza della documentazione prevista per legge e rischia la reclusione da tre mesi ad un anno e una sanzione amministrativa fino a 77.500 euro.

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