Il cocchio di Marfisa D’Este per le vie di Ferrara

Bella, irresistibile e crudele. Così, era descritta Marfisa D’Este, nipote di Lucrezia Borgia, che visse e morì nella Palazzina, che prese il suo nome, a Ferrara. Era talmente innamorata della sua abitazione che non vi si allontanò mai. Si racconta che, frequentemente sia di notte che di giorno, nelle sale della Palazzina si vede aggirarsi il suo fantasma che cammina a testa alta, fiera ed elegante. Altre volte, invece, per vie di Ferrara si sentono degli zoccoli di cavalli che corrono veloci trainando un cocchio seguito da uno stuolo di uomini che gareggiano per stare il più vicino possibile alla carrozza. Il rumore è talmente inusuale e forte che, i passanti si spostano temendo di essere investiti ma, solo alcuni riescono a vedere di cosa si tratta.

Marfisa, quando era in vita, era talmente bella e perfetta che gli uomini non riuscivano a resisterle. Si vocifera che riuscisse ad attirare i suoi moltissimi amanti nei modi più disparati e, dopo essersi divertita, li assassinasse gettandoli in alcuni trabocchetti disseminati per il castello, che confluivano in dei pozzi a rasoi. La sua bellezza e la sua crudeltà fecero in breve in giro dell’Italia diventando una leggenda che suscitò la curiosità di molti gentiluomini che vollero, a tutti i costi, conoscere o anche solo vedere la donna che molti cuori aveva infranto.

La sua corte era sempre frequentatissima e, tra i suoi ospiti, ci furono molti personaggi oggi famosi tra cui anche Torquato Tasso. Il fantasma di Marfisa oltre ad aggirarsi nella sua Palazzina in un frusciare di gonne e merletti, vaga per le strade di Ferrara comodamente seduta in un cocchio trainato da dei bellissimi cavalli bianchi. Dietro al cocchio, come in corteo, seguono i suoi moltissimi amanti, morti per sua mano che, anche da spettri, la adorano ed idolatrano. Sembrerebbe che, in base alla storia, Marfisa fu una donna fedelissima e che abbia avuto tantissimi figli ma, chi ha visto il fantasma che si aggira nella Palazzina e per le vie di Ferrara, è certo che si tratti proprio di lei.

Articolo precedenteCentro di GeoTecnologie della Università, scatta il Piano Formazione post laurea
Articolo successivoLa casa maldetta di Cona