Audrey Hepburn, in mostra a Roma

Audrey Hepburn, in mostra a Roma – Quando pensiamo a Audrey, la immaginiamo sulla mitica Vespa bianca con Gregory Peck mentre girano per le strade della capitale, nel film del 1953 Vacanze romane. Tutti ricordiamo la Principessa Anna interpretata magistralmente da Audrey e la sua relazione breve e fugace con il giornalista statunitense Joe Bradley, che solo alla fine del film verrà a conoscenza della sua vera identità.

 

La vita dell’attrice di origini belghe (nacque a Bruxelles nel 1929) oggi viene ripercorsa in una Mostra fotografica che è in corso al Museo dell’Ara Pacis, proprio a Roma. L’esposizione si concluderà il 4 dicembre.

 

Se pensiamo alle sue migliori interpretazioni immediatamente ci risale alla mente il film del 1961 Colazione da Tiffany, di Blake Edwards. E non possiamo non aver visto la splendida commedia del ’54, Sabrina, la figlia dell’autista di una celebre famiglia di miliardari di Long Island che con la sua eleganza conquista il cuore dei due fratelli.

 

Ne diventa l’esempio lampante di come non sia necessario nascere in una famiglia nobile per avere raffinatezza e buone maniere. Un’interpretazione eccezionale da parte di un’attrice che però aveva origini aristocratiche e che nella sua famiglia contava esponenti come Edoardo III d’Inghilterra.

 

Oggi, tutte le donne la ammirano mentre si moltiplicano i siti su di lei come gli innumerevoli gadget. Per tutte è divenuta l’emblema di quella classe congenita che se non ce l’hai non puoi di certo acquistarla in uno shopping center, come abiti e oggetti di gran lusso. Buon gusto e stile naturalmente sofisticato.

 

Lei stessa diceva che “la bellezza di una donna non risiede nell’estetica, ma la vera bellezza in una donna è riflessa nella propria anima”. Se come dicevano gli antichi “gli occhi sono lo specchio dell’anima”, pur non avendola conosciuta ma scrutando i suoi occhi in posa fotografica, è evidente che in lei c’era una profondità spirituale e uno spessore umano che non è propriamente di tutte le star. Un profondo velo di tristezza, tipico di chi ha la sensibilità di cogliere i mali del mondo, traspariva da essi. Sguardo incantevole. Femminilità innocente.

 

Tutto questo lo racconta la sua storia che ne è la riprova evidente. In primis il suo impegno umanitario a cui si dedicò a partire dal 1988, anno in cui fu insignita del titolo di ambasciatrice dell’UNICEF. Da questo momento innumerevoli furono le sue missioni umanitarie nei Paesi del Terzo Mondo, dilaniati dalla miseria più nera. Sudan, Somalia, Etiopia.

 

Il suo impegno le fu riconosciuto dall’allora Presidente degli Stati Uniti George H. W. Bush che nel 1992, anno della sua morte, le conferì la Presidential Medal of Freedom (la Medaglia Presidenziale della Libertà), uno dei più alti riconoscimenti attribuiti a cittadini statunitensi che si sono distinti per un merito. Audrey ne fu l’esempio.

 

Le sue doti di attrice costellarono la sua carriera cinematografica di innumerevoli premi. Tra questi un Oscar (vinto come migliore attrice nel film di William Wyler Vacanze romane), tre Golden Globe, un Grammy Award ed altri, compresi tre David di Donatello ricevuti nel nostro Paese. E il premio più importante arrivò dopo la sua morte quando la American Film Institute la riconobbe come la terza più grande attrice di tutti i tempi. Talento raro di una star hollywoodiana che ha dato un contributo straordinario alla storia della Commedia brillante americana e del cinema internazionale.

 

maria Teres Merlino da Il Reporter

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